Il ministro degli Esteri del Qatar, Majed al Ansari, ha annunciato il prolungamento della tregua nella Striscia di Gaza per altri due giorni. La notizia è stata confermata da Hamas. Uno dei leader dell’organizzazione, Ghazi Hamad, ha espresso soddisfazione per il prolungamento ricordando come l’obiettivo sia quello di «porre fine a questa catastrofe».

Israele non ha ancora confermato il prolungamento della tregua e il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato che le pause ai combattimenti sono solamente una fase del conflitto. «Ora avete qualche giorno, torneremo a combattere, useremo la stessa quantità di energia e di più», ha detto alle truppe israeliane riferendosi ad Hamas.

L’estensione dell’accordo comporterà nei prossimi due giorni il rilascio di altri 20 ostaggi israeliani e 60 prigionieri palestinesi, rispettando il rapporto di un israeliano per tre palestinesi stabilito dall’accordo. Dall’inizio della tregua venerdì scorso il totale degli ostaggi rilasciati è arrivato a 39 in cambio di 117 prigionieri palestinesi. Le condizioni degli ostaggi israeliani rilasciati risultano buone a seguito di valutazioni sullo stato fisico e mentale.

La tregua ha consentito anche l’ingresso di centinaia di camion che trasportavano aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. L'Agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa) ha confermato di aver ricevuto cibo, tende, forniture mediche urgenti e acqua pulita nelle aree nel nord della Striscia di Gaza. Per la prima volta dall’inizio del conflitto ad ottobre, l’Agenzia ha ricevuto anche la prima consegna di acqua pulita.

Problemi

L’ultimo rilascio degli ostaggi israeliani da parte di Hamas si è rivelato più complicato di quanto previsto dall’accordo. Nella notte, l’organizzazione ha trasmesso l'elenco dei nomi degli ostaggi scelti. L’ufficio del primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che l’elenco doveva essere valutato prima della conferma.

Il problema era che l’elenco fornito non rispettava le condizioni imposte dall’accordo, separando diversi bambini dalle loro madri, come ha detto un funzionario israeliano al giornale Times of Israel. Solamente nel pomeriggio, le parti hanno raggiunto un compromesso aggiungendo alla lista altri nove bambini e due madri. L’ufficio israeliano ha provveduto ad informare tempestivamente le famiglie delle persone coinvolte.

Pressione internazionale

Nelle ore precedenti alla decisione di proseguire la tregua, la comunità internazionale è intervenuta sulle questione facendo pressioni alle parti coinvolte.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha detto: «Chiedo una proroga della pausa. Ciò consentirebbe il tanto necessario soccorso alla popolazione di Gaza e il rilascio di altri ostaggi». Josep Borrell, l’Alto rappresentante degli affari esteri dell’Unione Europea, si è recato a Barcellona per il Forum Unione Mediterraneo.

Durante l’incontro, ha detto: «La pausa dovrebbe essere prolungata per renderla sostenibile e duratura mentre si lavora per una soluzione politica». Anche il ministro degli Esteri dell’Autorità palestinese, Riad al Malki, era presente al forum insieme ai ministri degli esteri di oltre trenta paesi. Ha espresso i suoi timori per la scadenza imminente e ha chiesto un prolungamento per evitare di aumentare il numero delle vittime civili.

«Quindi qualsiasi attacco che prima uccideva un bambino ora ne ucciderà due. Ecco perché è importante prolungare questa tregua», ha detto esprimendo la crescente preoccupazione a seguito dello spostamento di gran parte della popolazione palestinese verso il sud di Gaza.
La richiesta di un’estensione della tregua è arrivata anche dall'Iran. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha detto: «Il ritorno del regime sionista ad un approccio militare ovviamente non rimarrà senza risposta».

Crisi interna

Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha presentato il piano che prevede che 390 milioni di shekel saranno destinati alla costruzione di infrastrutture in Cisgiordania. La settimana scorsa, Josep Borell, aveva criticato la decisione israeliana dicendo: «Sono sconvolto nell’apprendere che nel mezzo di una guerra, il governo israeliano è pronto a stanziare nuovi fondi per costruire altri insediamenti illegali». La decisione ha scaturito anche una crisi interna al governo. Il ministro dell’Economia, Nir Barkat, ha minacciato di votare contro la decisione.

Anche il ministro del gabinetto di guerra, Benny Gantz, ha criticato la scelta di Smotrich perché non legate alle necessità di Israele durante il conflitto. Gantz ha inviato una lettera al primo ministro Netanyahu, informandolo che i cinque ministri del suo partito avrebbero votato contro le modifiche al bilancio.

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