«Il cambio di regime a Teheran? Non è l’obiettivo, ma certamente può essere uno dei risultati della nostra operazione militare». Benjamin Netanyahu non accenna a dismettere la postura bellica mentre si rivolge agli israeliani tramite un’intervista televisiva.

Un’occasione per confermare che l’eliminazione fisica della Guida suprema iraniana Ali Khamenei effettivamente è un’opzione sul tavolo («nessuno in Iran avrà l’immunità») e ribadendo la sua convinzione che la guerra lanciata contro Teheran «cambierà il volto del mondo»: non solo - come diceva prima - quello del Medio Oriente. E per quanto riguarda un possibile intervento americano infila il suo messaggio a Donald Trump: «Qualsiasi aiuto è ben accetto», anche se - assicura - Israele è «in grado di colpire tutti gli impianti nucleari iraniani».

Di sicuro, la retorica militare non cala di tono in queste ore. A maggior ragione dopo che missile iraniano ha colpito ieri mattina l’ospedale di Soroka, il più grande centro medico nel sud di Israele, a Beer Sheva, causando decine di feriti. Il governo israeliano accusa l’Iran di aver commesso un crimine di guerra e minaccia direttamente, appunto, Ali Khamenei.

«I tiranni di Teheran pagheranno un prezzo carissimo per questo crimine», dice Netanyahu. Ancora più esplicito il suo ministro della Difesa, Israel Katz. L’ayatollah «non può continuare ad esistere», ha annunciato. In più l'Idf ha anche accusato l'Iran di aver impiegato missili con testate a grappolo, un’arma molto imprecisa se utilizzata in aree urbane. Non è chiaro se il missile in questione sia stato intercettato.

Linea rovente

Intanto arriva la «forte» condanna di Russia e Cina per l'attacco israeliano all’Iran, iniziato la settimana scorsa e che ha causato almeno 224 morti civili. In una telefonata, il presidente russo, Vladimir Putin, e il suo omologo cinese, Xi Jinping, si sono detti d’accordo che non esiste una «soluzione militare» all'attuale crisi e hanno accusato Israele di aver violato la carta delle Nazioni Unite con il suo attacco. Sul fronte di una possibile trattativa, se nei giorni scorsi, Trump aveva più volte ripetuto che l’Iran doveva arrendersi «senza condizioni», ma - almeno a quanto scrive la Reuters - colloqui tra l'inviato americano per il Medio Oriente, Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, si sarebbero svolti in segreto nel corso dell’ultima settimana.

Però il tempo per intervenire sta scadendo. Secondo il New York Times, Israele ha quasi esaurito i missili intercettori Arrow, tra i più efficaci nel fermare gli attacchi iraniani. Il risultato è che, anche se gli attacchi iraniani continuano a essere sporadici rispetto ai timori pre-conflitto, sempre più missili riescono a passare le difese israeliane.

Ieri, un missile iraniano ha colpito il quartiere finanziario di Tel Aviv, causando decine di feriti. «Appena entrati nel rifugio abbiamo sentito un rumore simile a quello di un aereo diretto verso di noi», dice Marina Gaidak, 37 anni. Gaidak è nata in Ucraina, nella penisola di Crimea, ma si è trasferita in Israele dieci anni fa. Oggi ha un doppio passaporto, ucraino e israeliano. «In questi giorni, quando scrivo ai miei parenti ed amici in Ucraina sotto gli attacchi russi, non sappiamo chi deve consolare chi», dice.

La sua non è un’esperienza isolata. Dopo essere riusciti a fermare quasi tutti i missili iraniani durante i lanci nei primi due giorni di guerra – quando ogni salva era composta da cinquanta missili - negli ultimi giorni i missili iraniani colpiscono sempre più spesso città e basi israeliane, anche quando gli sbarramenti sono composti da una decina di missili.

Tregua impossibile

L’intervento americano rappresenta per Israele una delle poche possibilità di mettere in seria difficoltà il programma nucleare iraniano. Solo gli Stati Uniti, infatti, sarebbero in possesso di bombe abbastanza potenti da danneggiare le installazioni della base di Fordow, situate sotto una montagna nell’Iran centrale.

Ma Israele starebbe chiedendo agli Stati Uniti un intervento ben più vasto di un semplice raid per farla finita con il programma atomico iraniano. L’aviazione israeliana ha riferito ieri di diversi attacchi in Iran occidentali contro escavatori e altri equipaggiamenti da costruzione, utilizzati per riaprire gli accessi a depositi di missili sotterranei, bloccati dai bombardamenti israeliani.
Secondo diversi esperti, i limitati attacchi iraniani di questi giorni sono dovuti al fatto che la maggior dei missili a lunga gittata sono bloccati in queste basi, impermeabili alle bombe israeliane se non nei loro tunnel di ingresso. Senza l’utilizzo di bombe americane per danneggiare questi depositi, qualsiasi interruzione della campagna israeliana significherebbe per Teheran la possibilità di tornare a utilizzare queste armi, con effetti potenzialmente devastanti.

Israele sembra intanto continuare a mantenere una netta superiorità in fatto di intelligence. Secondo fonti israeliane, non confermate da Tehran, ieri un attacco di precisione avrebbe ucciso il generale Abdolrahim Mousavi, capo di stato maggiore delle forze armate, subentrato al Habibollah Sayyari che a sua volta aveva sostituito Mohammad Bagheri, ucciso nella prima notte di bombardamenti. Se è vero, in una settimana, l'aviazione israeliana è riuscita a decapitare la leadership militare di Teheran per tre volte consecutive.

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