Cinque civili uccisi nel raid dell’Idf vicino a una base militare a Hama a nord di Damasco: è la prima volta dalla caduta di Assad. Scontro politico interno sulla leva militare per gli ultraortodossi. Starmer minaccia sanzioni economiche contro Tel Aviv. Caos aiuti a gaza, sospesa la distribuzione: «È un’area di combattimento»
Per la prima volta dalla caduta del regime di Assad, l’esercito israeliano ha bombardato la Siria. L’aviazione ha preso di mira una base militare di difesa aerea vicino all’aeroporto di Hama a nord di Damasco. Una risposta a due razzi lanciati nella notte verso le alture del Golan.
Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, nel raid aereo sono stati uccisi cinque civili tra cui una donna. Vittime indirette di un conflitto che da oltre 19 mesi sta scuotendo l’intera regione. Il ministero degli Esteri siriano ha declinato ogni responsabilità: «Molte parti stanno cercando di destabilizzare la regione per servire i propri interessi. La Siria non ha mai rappresentato e non rappresenterà mai una minaccia per nessuna parte nella regione», ha detto in una nota.
Su Telegram, invece, l’attacco è stato rivendicato dal gruppo Mohammed Deif, una milizia che porta il nome del comandante delle brigate Al Qassam, braccio armato di Hamas a Gaza, la cui uccisione è stata confermata lo scorso 30 gennaio. Non è chiaro quanto sia radicato il gruppo in Siria, secondo diversi analisti potrebbe essere composto da combattenti locali legati a formazioni filo-iraniane.
Caos aiuti
A poco più di una settimana dalla sua entrata in vigore, il nuovo piano israelo-americano per la consegna degli aiuti umanitari a Gaza è stato sospeso. La motivazione formale è la necessità di «rinnovamenti, riorganizzazioni e miglioramenti dell’efficienza», fa sapere la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf). L'organizzazione ha aggiunto che «a causa dei lavori di ammodernamento in corso, l'accesso alle aree dei centri sarà severamente vietato».
Concetto ribadito da Avichay Adraee, portavoce arabo dell'esercito israeliano, che ha aggiunto: «Sarà vietato viaggiare sulle strade che portano ai centri di distribuzione, considerate zone di combattimento». Aree umanitarie considerate zone da combattimento. Il paradosso che ha contribuito al massacro della popolazione civile. «Gaza è peggio dell'inferno sulla Terra», ha detto la presidente del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), Mirjana Spoljaric. Almeno 102 persone sono state uccise e 490 sono rimaste ferite dopo che nei giorni scorsi i soldati dell’Idf hanno sparato sulla folla affamata.
La lista dei leader politici che stanno considerando di prendere contromisure nei confronti del governo israeliano si allunga. Il premier britannico Keir Starmer ha detto che prenderà in considerazione di adottare sanzioni economiche nei confronti dello stato ebraico. «La recente azione di Israele è spaventosa e, a mio avviso, controproducente e intollerabile», ha detto.
«Abbiamo sospeso i colloqui per l'accordo di libero scambio e sanzionato gli estremisti che sostengono la violenza in Cisgiordania». Ora si valutano i nuovi passi. Resta da capire se l’accelerazione di un’azione politica contro Israele ci sarà nelle prossime ore, quando la nave Madleen della Freedom Flotilla si avvicinerà a Gaza.
A bordo dell’imbarcazione ci sono diversi attivisti, tra cui la svedese Greta Thunberg, e hanno l’obiettivo di dirigersi verso la Striscia per interrompere l’assedio e richiamare l’attenzione pubblica su ciò che sta accadendo. L’esercito israeliano ha fatto intendere che prenderà contromisure.
Il mese scorso un’altra imbarcazione della Flotilla è stata colpita da un attacco con dei droni militari. Difficile immaginare novità diplomatiche dalla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu di ieri sera. All’ordine del giorno il voto di una risoluzione su Gaza varata da dieci stati.
Fronte interno
Sempre più isolato sul piano internazionale, il premier israeliano Benjamin Netanyahu rischia di ritrovarsi senza un governo stabile. Dopo le minacce di lasciare la coalizione da parte dei leader dell’estrema destra, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, ora sono gli ultraortodossi a mettere in crisi il governo. La questione è sempre la stessa e agita Netanyahu da oltre un anno. Riguarda l’esenzione dalla leva militare obbligatoria per gli haredi, gli ebrei ultraortodossi.
Nel giugno del 2024 l’Alta Corte di giustizia israeliana aveva stabilito che non potevano essere più esonerati dal servizio. Di recente il capo di stato maggiore ha ribadito il risultato delle sentenze e ora in extremis alla Knesset si sta cercando di far approvare una legge che garantisca l’esenzione. I leader di United Torah Judaism hanno incaricato i loro parlamentari di arrivare anche allo scioglimento del parlamento nel momento in cui non si arriverà all’approvazione di una legge. Da ieri pomeriggio il premier è in una serie di colloqui con i leader politici per evitare il tracollo.
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