Le forze militari israeliane hanno ritirato la maggior parte delle proprie forze terrestri dalla zona meridionale della Striscia di Gaza, mentre il premier Benjamin Netanyahu ha avvisato pubblicamente che Israele è «pronto» per eventuali attacchi ritorsivi da parte dell’Iran. 

Dopo quattro mesi di combattimenti nell'area di Khan Younis, all'interno della Striscia sarebbe rimasta una sola brigata incaricata di mettere in sicurezza il Corridoio Netzarim, che attraversa la zona settentrionale del Territorio costiero.

Il corridoio permette alle forze israeliane di effettuare operazioni nel nord della Striscia di Gaza ed è la linea che di fatto impedisce il ritorno della popolazione palestinese nelle zone settentrionali.

Negli ultimi giorni Israele aveva anche fatto riaprire il valico di Erez per permettere agli aiuti umanitari di entrare a Gaza dopo che nei mesi scorsi l’assistenza era stata bloccata quasi totalmente. Nei giorni scorsi il presidente americano Joe Biden aveva raccomandato al premier israeliano Benjamin Netanyahu di tenere maggiormente conto del destino dei civili palestinesi. 

Le parole di Netanyahu

Il premier israeliano Netanyahu ha accusato l'Iran di essere dietro i diversi attacchi contro Israele «tramite i suoi delegati».

«Chiunque ci faccia del male o abbia intenzione di farci del male, noi gli faremo del male. Mettiamo in pratica questo principio, continuamente e negli ultimi giorni» ha aggiunto nel suo discorso in occasione dei sei mesi dall'inizio della guerra di Gaza. «Dal 7 ottobre siamo stati attaccati su molti fronti dagli affiliati dell'Iran, Hamas, Hezbollah, gli Houthi, le milizie in Iraq e Siria» ha affermato. «Israele - ha concluso - è pronto, in difesa e in attacco, a qualsiasi tentativo di colpirci, da qualsiasi luogo». Netanyahu ha anche specificato che non ci sarà alcun accordo di tregua se i 133 ostaggi tenuti in ostaggio non torneranno a casa.

Il rischio Iran

La decisione di Tel Aviv può essere letta come segnale distensivo, ma il rischio di un allargamento del conflitto permane. Gli Stati Uniti si aspettano infatti un «significativo» attacco entro la prossima settimana da parte dell'Iran, con bersaglio Israele o asset americani nella regione, in risposta all'attacco israeliano a Damasco in cui sono morti importanti ufficiali iraniani. È quanto filtra da fonti dell'amministrazione Usa citati dalla Cnn.

Washington ritiene che l'attacco da parte dell'Iran sia «inevitabile», una visione condivisa da Israele. I due governi stanno lavorando in vista dell'attacco. Colpire direttamente Israele sarebbe uno degli scenari peggiori che l'amministrazione Biden sta prendendo in considerazione, perché potrebbe portare a una rapida escalation delle tensioni in medio oriente. Il rischio è quello di un allargamento del conflitto con Hamas, un esito che il presidente Usa Joe Biden sta cercando di evitare da mesi.

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