Le misure per stimolare la crescita cinese che, secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2022 si fermerà al 3,2 per cento (la stima del governo era intorno al 5,5 per cento) sono state al centro della conferenza sul lavoro economico che si è chiusa ieri a Pechino.

La riunione nella quale la leadership cinese traccia l’agenda economica del nuovo anno si è svolta in un clima di grande incertezza.

Sono al momento imprevedibili le conseguenze dell’improvviso abbandono della politica “contagi zero”, mentre nelle metropoli strade, scuole e negozi si svuotano per il boom dei contagi.

Nello stesso tempo si fa sempre più duro l’embargo di Washington sulle tecnologie più avanzate: l’altro ieri l’amministrazione Biden ha aggiunto il produttore di memorie Ymtc e altre 21 compagnie di microchip e intelligenza artificiale alla lista nera delle aziende cinesi alle quali gli Stati Uniti proibiscono la vendita di componentistica.

Il comunicato della conferenza afferma che «le basi della ripresa economica non sono ancora stabili e stiamo affrontando una triplice pressione a causa della contrazione della domanda, degli shock dell’offerta e delle aspettative deboli» e, inoltre, gli «impatti delle acuite turbolenze esterne» (rivalità con gli Usa e rischi di recessione globale). 

Ciononostante Liu He, il più autorevole consigliere economico del presidente Xi Jinping, si è detto «molto sicuro» di una ripresa che dovrebbe far aumentare il Pil del 5 per cento nel 2023.

«Fino a un milione di morti»

Uno studio pubblicato dall’Università di Hong Kong prevede fino a 1 milione di morti in Cina se Pechino non affronterà al meglio la repentina rimozione di controlli, tracciamento e chiusure.

Ma la leadership ieri ha promesso una transizione «tranquilla». Il governo ha autorizzato un quarto ciclo di vaccinazioni e un secondo richiamo per gli anziani e le persone fragili, mentre stanno aprendo a ritmo serrato le “cliniche per la febbre” e Pfizer venderà in Cina il suo antivirale Paxlovid.

La priorità –  recita il comunicato pubblicato al termine di due giorni di discussione –  è quella di «ripristinare ed espandere i consumi interni». 

I cinesi in questi tempi incerti continuano a limitare al massimo le spese, concentrate su generi di prima necessità e farmaci.

E (chi può) a mettere da parte denaro: i risparmi delle famiglie hanno toccato i 2.200 miliardi di dollari, pronti –  quando arriverà il momento –  a imprimere un forte rimbalzo ai consumi. 

Il mese scorso le vendite al dettaglio sono calate del 5,9 per cento rispetto a novembre 2021. A contribuire all’incertezza è anche la disoccupazione, al 5,7 per cento il mese scorso, ma al 17,1 per cento nella fascia di età 16-24.

Tra i punti più dolenti c’è il mercato immobiliare (che rappresenta il 20 per cento del Pil e il 40 per cento del gettito fiscale), scosso alle fondamenta dalla crisi del colosso Evergrande.

Per risollevarlo, saranno aboliti molti dei limiti voluti da Xi per contenere bolle e speculazioni: saranno allentate le restrizioni al numero – che ora viene definito “ragionevole” –  di appartamenti acquistabili da ogni cittadino, e ridotti i tassi su mutui e caparre.

Più spesa pubblica, giù i tassi

L’agenzia Xinhua ha annunciato un aumento dei grandi investimenti infrastrutturali (106 quelli già approvati, per un valore di circa 200 miliardi di euro) in energia, trasporti, logistica, 5G, intelligenza artificiale, big data e nella manifattura avanzata. 

Per sostenere la spesa – mentre a novembre gli investitori stranieri, per il decimo mese di fila, hanno ridotto la loro esposizione in bond cinesi – lunedì scorso il ministero delle finanze ha immesso sul mercato buoni del tesoro speciali triennali a tasso fisso per un valore di 750 miliardi di yuan (100 miliardi di euro). Il rapporto deficit/Pil andrà oltre il 3,2 per cento del 2022.

«Piuttosto che seguire gli Stati Uniti o l’Europa – ha affermato l’ex consigliere della banca centrale, Fan Gang –  possiamo continuare a tagliare il nostro tasso di interesse o il coefficiente di riserva obbligatoria. Possiamo continuare a utilizzare politiche espansive per finanziare la nostra crescita».

Un ottimismo che deriva dalla convinzione che la seconda economia del pianeta abbia basi solide: un enorme mercato interno, filiere industriali complete, margini di manovra monetaria e fiscale.

Il governo ha appena pubblicato un documento –  in linea con la strategia della “doppia circolazione” promossa da Xi –  che ribadisce l’obiettivo di sostenere la domanda interna e aprire ulteriormente l’economia al capitale straniero per creare quello che il governo ha definito un «campo gravitazionale di risorse internazionali di fascia alta».

Il progetto punta a contrastare «l’unilateralismo, il protezionismo e il bullismo» rafforzando il mercato e le filiere produttive della Cina, collegando in maniera più stretta il mercato interno a quelli internazionali, in maniera tale che le economie avanzate (in primis quella statunitense) non possano separarsene.

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