Com’è davvero morto il presidente del Ciad Idriss Déby? Paiono smentite le notizie di una morte in battaglia. Sembra più verosimile il racconto che vede Déby ucciso in uno scontro tra fuoco amico e ribelli durante una riunione di negoziato che si stava svolgendo al nord tra le forze del presidente e i ribelli. O si trattava soltanto di una riunione di concertazione tra alti ufficiali lealisti come dice una seconda versione. Sta di fatto che la morte del capo di stato ciadiano è quella di un combattente nato che non si era mai tirato indietro partecipando a tutte le numerose avventure militari del suo paese. I suoi ultimi nemici, il fronte per la concordia e il cambiamento (Fact), non sono altro che insorti tebu delle tribù escluse da decenni nella distribuzione del potere, fino a ora saldamente in mano della tribù zagawa di Déby.

Pochi amici

Il problema è che nel corso del tempo il presidente era entrato in rotta di collisione anche con parte dei suoi sostenitori, in particolare con i “fratelli” Erdimi, due capi zagawa parenti fra loro che ora appoggiano il Fact. Per dare l’idea di cosa sta avvenendo va detto che i tebu sono una federazione di tribù a cavallo tra Libia, Ciad e Niger, mentre gli zagawa stanno tra Ciad e Sudan, in particolare nel Darfur. Ognuna di queste regioni è stata resa instabile da tempo, con guerre successive e interventi esterni in genere sbagliati. Di conseguenza ogni sorpresa tattica è possibile, con improvvisi ribaltamenti di alleanze e tradimenti. Lo stesso Fact era un nemico dell’uomo forte di Bengasi, il generale libico Haftar, sostenuto invece da Déby. Tuttavia nell’ultimo anno le alleanze si erano rovesciate e si sospetta che l’improvviso rafforzamento dei ribelli sia una conseguenza del loro riallineamento con Haftar.

Così gli insorti sono spuntati inattesi dal deserto tra Libia e Ciad, spingendosi improvvisamente verso sud a minacciare la capitale ciadiana N’Djamena e costringendo Déby a correre ai ripari. Tuttavia l’esposizione del governo ciadiano in Mali, dove ha recentemente inviato numerose forze militari nel quadro del G5 Sahel, ha fatto mancare parte dell’esercito in casa proprio nel momento del bisogno. C’è anche chi sostiene che i ribelli siano sostenuti dai russi della Wagner, la compagnia privata di mercenari che opera in Africa centrale, i quali si sarebbero voluti vendicare dei rovesci subiti da parte dei ribelli centrafricani sostenuti da Déby.

Si tratta di un intreccio molto complesso che lega varie guerre assieme e offre un’immagine della regione come di vero e proprio sistema di conflitti, apparentemente fuori controllo. Chi conosce la storia del Ciad sa che le minacce alla sua stabilità sono sempre venute dal deserto settentrionale ai confini con la Libia o dal vicino Sudan a oriente. Lo stesso Déby è stato un ribelle di successo che aveva conquistato il potere in provenienza dal Darfur, dove gli zagawa sono numerosi. Nel 2008 aveva già rischiato di essere sconfitto da un’alleanza eterogenea di zagawa ribelli associati a tuareg ed altre milizie giunte a combatterlo fino dentro il suo palazzo presidenziale.

In quell’occasione aveva potuto resistere grazie all’aiuto dell’aviazione francese, intervenuta in extremis. È sempre da lì che pensava potesse venire la prossima mossa dei suoi nemici e invece è stato sorpreso dall’attacco da nord, dove pensava di avere tutto sotto controllo.

La sua scomparsa cambia i dati strategici di tutta l’area e indebolisce lo stato ciadiano, già molto fragile.

Il Consiglio di transizione creato attorno a suo figlio minore Mahamat ha un rilevante primo problema interno da risolvere: l’opposizione di parte della famiglia e in particolare quella del figlio maggiore Daoussa che pare non voler dare il suo via libera.

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