Il vice presidente del Senato, Gian Marco Centinaio, e la collega di Palazzo Madama, Elena Murelli, sono sbarcati mercoledì a Taipei in un momento molto delicato, quello in cui proprio il destino di Taiwan alimenta, come mai negli ultimi decenni, la tensione tra Cina e Stati Uniti.

Il viaggio dei parlamentari italiani assume così il significato di un chiaro sostegno politico al governo della presidente Tsai Ing-wen, ovvero a quelle che Pechino, che rivendica sovranità esclusiva sull’Isola, considera “autorità secessioniste”. Da Roma sostengono che quella dei due leghisti sarebbe una visita “personale”, ma si tratta di una precisazione poco credibile: Centinaio è il vice presidente del Senato e incontrerà la presidente Tsai Ing-wen: più istituzionale di così!

E infatti il ministero degli Esteri di Taipei ha sottolineato che quella guidata da Centinaio (membro del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Taiwan) e Murelli è la delegazione italiana di più alto livello mai arrivata a Taiwan e che ciò «dimostra le strette relazioni tra i due paesi».

Pechino aspetta Meloni

Prima dell’insediamento dell’esecutivo di Giorgia Meloni, i governi italiani si sono sempre tenuti alla larga della questione taiwanese, uno degli “interessi fondamentali” della Repubblica popolare cinese, al decimo posto tra i destinatari del nostro export. Al contrario Centinaio e Murelli hanno anche sottoscritto un appello per la partecipazione di Taiwan all’Assemblea mondiale della sanità, alla quale Pechino si oppone con forza, perché la vede come un passo verso l’indipendenza formale di quella che considera una sua provincia.

La trasferta taiwanese del vice presidente del Senato non passerà inosservata a Pechino, che nei prossimi mesi potrebbe incassare dal governo Meloni anche il non-rinnovo del memorandum d’intesa sulla nuova via della Seta, mentre la presidente del Consiglio è rimasta l’unica tra i leader dei grandi paesi dell’Unione europea a non aver visitato la Cina dalla rielezione di Xi Jinping a segretario generale del partito comunista e presidente della Rpc.

Del resto, in campagna elettorale Meloni ha definito un “grave errore” l’intesa commerciale siglata nel 2019 dal Conte I, e non ha mai fatto mistero delle sue posizioni filo taiwanesi, tra l’altro qualificando come “ambasciatore” il rappresentante di Taiwan in Italia e denunciando «l’inaccettabile condotta della Cina nei confronti di Taiwan, che è un partner commerciale strategico per l’Italia e l’Unione Europea».

Mentre continuano senza sosta i sorvoli dei caccia cinesi nello Stretto e le portaerei di Pechino e di Washington manovrano pericolosamente nella stessa area, secondo un sondaggio pubblicato una settimana fa dal think tank Merics, il 62 per cento degli europei vuole mantenersi neutrale tra Cina e Stati Uniti nell’eventualità di un conflitto su Taiwan.

Fratelli degli Usa

Ma la sensazione è che il governo Meloni su Taiwan guardi molto meno alla Francia, dove il presidente Macron rivendica per l’Europa una “autonomia strategica”, e alla Germania, che sa come tutelare gli interessi della sua grande industria in Cina, e più agli Stati Uniti, che stanno effettuando una rischiosa inversione di rotta rispetto alla politica seguita fin dal 1979, quando riconobbero la Rpc e vararono il “Taiwan Relations Act”.

Quello dei senatori leghisti sarà un lungo soggiorno, che potrebbe irritare Pechino, nonostante l’Italia sia considerata un paese sempre meno rilevante dalla leadership cinese. Fino a lunedì prossimo sull’Isola, Centinaio e Murelli incontreranno Tsai, e il portavoce del parlamento You Si-kun, oltre a una serie di alti funzionari ministeriali.

La visita dei parlamentari italiani, prevista inizialmente per aprile, era stata rimandata a causa delle esercitazioni dell’Esercito popolare di liberazione intorno a Taiwan con le quali Pechino aveva reagito all’incontro negli Stati Uniti tra Tsai e lo speaker della Camera Kevin McCarthy. Ma anche negli ultimi giorni la tensione è altissima. Fonti d’intelligence Usa hanno fatto sapere che a Washington starebbero preparando piani di evacuazione dei cittadini americani nell’eventualità di un attacco cinese all’Isola.

Per provare a riallacciare i fili del dialogo, domenica prossima arriverà a Pechino Antony Blinken, il primo segretario di stato Usa a visitare la Cina negli ultimi cinque anni. Taiwan, c’è da scommetterci, sarà al centro dei colloqui con la leadership cinese.

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