Il presidente Joe Biden di ritorno dal viaggio a Gerusalemme, il primo di un presidente americano durante un conflitto in Israele, ha fatto un discorso in prima serata per spiegare al popolo americano le ragioni per continuare a finanziare le guerre in Israele e l'Ucraina.

Il senso dell’appello è che il costo dell’inazione sarebbe molto più alto di quello del coinvolgimento nei teatri di guerra, stando alle anticipazioni che i funzionari della Casa Bianca hanno diffuso ai cronisti prima del discorso di ieri notte. 

L'Air Force One del presidente è atterrato mercoledì all'aeroporto internazionale Ben-Gurion di Tel Aviv, nel raggio d'azione dei razzi di Hamas provenienti da Gaza e abbandonato da molti vettori internazionali timorosi per la sicurezza.

Il New York Times ha sottolineato che quando i predecessori di Biden hanno visitato l’Iraq e l’Afghanistan, lo hanno sempre fatto in segreto, senza alcun annuncio finché non sono atterrati sani e salvi.

Il discorso di Biden si è svolto in prima serata alla vigilia della richiesta della Casa Bianca di 100 miliardi di dollari al Congresso per fornire aiuti e risorse straordinarie a Ucraina, Israele, Taiwan e per rafforzare il confine degli Stati Uniti con il Messico.

Biden ha detto che sostenere l'Ucraina e Israele è una questione di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, considerato che il mondo è a un punto di svolta. Il precedente tentativo di fornire 24,1 miliardi di dollari all’Ucraina era stato bocciato dal Congresso. Dei 100 miliardi circa 10 sarebbero dedicati ad assistenza soprattutto militare a Israele.

Il presidente ha chiarito che il sostegno degli Usa all'Ucraina e a Israele non è solo un messaggio potente da inviare al mondo, ma anche una questione di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Biden ha unificato in un solo discorso i due conflitti, quello medio orientale e quello ucraino, avvalorando la tesi di un unico tentativo di colpire le democrazie liberali da parte di paesi autoritari come la Russia, l’Iran e la Cina.

Gli Stati Uniti, secondo la Cnn, hanno a lungo fornito assistenza alla sicurezza di Israele, che riceve circa 4 miliardi di dollari all'anno in base a un memorandum d'intesa di 10 anni.

Il discorso di Biden arriva mentre il Congresso rimane in stallo senza un leader nella Camera, necessario per approvare le leggi, comprese le richieste di finanziamento previste da Biden per le due guerre. Secondo il Washington Post il deputato Jim Jordan, stretto alleato di Donald Trump, non cercherà un terzo voto della Camera per diventare speaker, dopo i due precedenti flop.

Questo darà alla Camera l'opportunità di conferire a Patrick T. McHenry, speaker pro tempore, poteri aggiuntivi che gli consentano di esercitare la sua funzione, affrontando l'imminente richiesta di 100 miliardi di dollari per Ucraina, Israele e Taiwan e le proposte per evitare lo shutdown di metà novembre.

Le parole di Biden

«Hamas e Putin rappresentano minacce diverse. Ma hanno questo in comune. Entrambi vogliono annientare completamente una democrazia vicina», ha detto Biden nel suo discorso alla nazione allo studio Ovale, annunciando che chiederà altri 70 miliardi di dollari al Congresso per aiutare l'Ucraina e 14 per Israele perché fa parte dell’ «interesse nazionale» degli Usa che sono «la nazione indispensabile».

Per il presidente si tratta di intervenire per la pace: «Per quanto sia difficile, non possiamo rinunciare alla pace, non possiamo rinunciare alla soluzione dei due stati», ha aggiunto. «Gli Stati Uniti restano impegnati a garantire il diritto dei palestinesi alla dignità e all'autodeterminazione. Gli atti di Hamas non tolgono questo», ha affermato.

La visita di Sunak in Israele

Il pressing su Israele per consentire l'apertura di un accesso umanitario, portato avanti da giorni dall'amministrazione americana, è stato confermato giovedì dal primo ministro britannico Rishi Sunak durante la sua visita a Tel Aviv.

Sunak ha confermato il pieno sostegno di Londra a Israele e dopo l'incontro con il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha detto di aver «concordato sull'importanza di fornire urgentemente sostegno umanitario ai palestinesi di Gaza che soffrono». Ha poi chiarito, dettaglio fondamentale, che la reazione di Israele deve rimanere dentro gli argini del diritto internazionale.

Sunak da Tel Aviv si recherà in Arabia Saudita per incontrare l'uomo forte di Riad, il principe ereditario Mohammed bin Salman, che era pronto a firmare un accordo di normalizzazione con Israele, nel solco degli Accordi di Abramo.

L'esercito israeliano, che giovedì ha aggiornato a 203 il numero delle persone prese in ostaggio da Hamas e detenute a Gaza dopo l'attacco del 7 ottobre, ha anche affermato di avere ucciso il capo delle forze di sicurezza nazionali di Hamas, Jehad Mheisen.

E mentre continuano le incursioni israeliane su Gaza, resta altissima la tensione al confine settentrionale di Israele con il Libano, con il rischio che il conflitto possa allargarsi anche ad altre aree del Medio Oriente: le forze di difesa israeliane e le milizie di Hezbollah continuano a scambiarsi attacchi reciproci.

L’ambasciata americana in Libano ha esortato i suoi cittadini a «preparare piani per partire il prima possibile». Segnale che gli Usa temono l’estendersi del conflitto.

La situazione a Gaza

Intanto è stato raggiunto un accordo coordinato dalle Nazioni Unite per consentire ai camion che trasportano aiuti umanitari di entrare a Gaza dall'Egitto utilizzando il valico di Rafah.

L'accordo prevede che la bandiera delle Nazioni Unite venga issata al valico e che gli osservatori internazionali controllino i camion degli aiuti prima che questi entrino a Gaza. Secondo un media egiziani il valico di Rafah riaprirà venerdì.

Mercoledì sera Biden ha dichiarato di aver ottenuto dal suo omologo egiziano l'impegno di far passare «fino a 20 camion» dal valico, un numero insufficiente secondo l'Oms.

Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha detto ai soldati del fronte sud che l'ordine di entrare a Gaza arriverà presto. «Ora vedete Gaza da lontano, presto - ha annunciato - la vedrete dall'interno». Un segnale inquietante per un piano che resta ancora senza una chiara exit strategy.

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