Il portavoce di Putin ammette che i negoziati con l’Ucraina sono fermi. Trump ripete ancora: «La mia pazienza al limite». La Nato annuncia l’operazione “Eastern sentry” per sorvegliare il fianco orientale dell’alleanza. Il contingente? Nove caccia
Alla fine il Cremlino ha dovuto ammetterlo: i colloqui di pace sull’Ucraina sono sospesi. «I canali di comunicazione ci sono, sono stabiliti – ha detto venerdì il portavoce di Putin, Dimitri Peskov, riferendosi al dialogo in corso con i negoziatori ucraini – ma per ora, probabilmente, si può parlare di una pausa». Insomma, nessun vertice di pace sull’Ucraina, né bilaterale né tantomeno trilaterale. In vista non c’è nemmeno un incontro tra delegazioni, come quelli avvenuti in estate a Istanbul.
Non serviva certo Peskov per capire che i negoziati erano a un punto morto. Lo sconfinamento di 19 droni russi in Polonia, questa settimana, ha spinto i leader europei a parlare di un continente sul «baratro della guerra». Non proprio un clima da negoziati.
Divisioni transatlantiche
L’incursione russa evidenzia ancora una volta la distanza tra la Casa Bianca e i leader europei. Due sere fa Donald Trump aveva liquidato l’episodio con una frase frettolosa: «Potrebbe essere stata un incidente». A stretto giro di posta gli ha risposto con durezza il primo ministro polacco, Donald Tusk: «No, non si è trattato di un incidente».
Poco dopo, in un’intervista a Fox News, rilasciata ieri, Trump ha leggermente corretto il tiro: «La pazienza con Putin si sta esaurendo velocemente». Ma sono le stesse parole che il presidente americano ripete dall’inizio dell’estate, senza che alle parole siano seguiti i fatti. Nemmeno l’annuncio di Peskov dello stop ai negoziati sembra aver provocato finora una reazione decisa da parte di Trump.
Gli unici movimenti sul fronte delle nuove sanzioni avvengono dietro le quinte. Secondo fonti diplomatiche americane ed europee, questa settimana la Casa Bianca avrebbe proposto di estendere sanzioni secondarie alla Cina e ad altri paesi che ancora acquistano gas e petrolio dalla Russia, ma solo se l’Europa farà lo stesso. Non è chiaro però se l’Unione europea sia disposta a seguire gli Stati Uniti sulla strada di una guerra commerciale con la Cina.
Sentinella orientale
Mentre gli Stati Uniti prendono tempo, la Nato ha annunciato la sua risposta ufficiale all’incursione russa: l’operazione “Eastern Sentry”, ossia Sentinella orientale, annunciata ieri con una conferenza stampa dal segretario dell’alleanza, Mark Rutte. Dietro il nome altisonante, però, al momento c’è poco di concreto.
L’operazione è semplicemente il nome con cui è stato battezzato lo schieramento di nuove risorse militari lungo il confine orientale dell’alleanza. Il gran totale del contingente schierato? Nove caccia e una fregata, forniti da Danimarca, Francia e Germania. Il Regno Unito si è impegnato a partecipare, ma non ha ancora specificato con quali armamenti.
Restano delusi gli ucraini, che avevano chiesto alla Nato di abbattere droni e missili russi nello spazio aereo di Kiev. Secondo l’Ansa, il Saceur, il comando supremo Nato in Europa, avrebbe discusso un piano per creare una «zona cuscinetto» nello spazio aereo ucraino dove abbattere droni russi diretti verso i cieli dei pasi Nato. Non è chiaro a che punto siano le discussioni, ma la Sentinella orientale annunciata da Rutte è un piano molto meno ambizioso.
Non pare esserci appetito tra i leader europei per una risposta più forte all’escalation del Cremlino, nemmeno in Polonia, il paese colpito dallo sconfinamento. Varsavia ha persino corretto un’indiscrezione secondo cui militari polacchi sarebbero andati in Ucraina per apprendere le tecniche ucraine per contrastare i droni russi.
Mossa considerata troppo «escalatoria»: Varsavia ha annunciato venerdì che i suoi soldati si addestreranno solo sul suolo nazionale. Rimangono le misure prese questa settimana: chiusura dello spazio aereo e dei confini con la Bielorussia e l’invio (già deciso prima dell’incursione russa) di 40mila soldati lungo il confine orientale. Questa risposta è collegata all’esercitazione Zapad 2025, dalle forze armate di Mosca e Minsk.
Contrattacco ucraino
Nel frattempo, mentre gli europei discutevano come reagire, Kiev ha lanciato uno dei più massicci attacchi di droni contro la Russia dall’inizio della guerra. Nella notte tra giovedì e venerdì, 221 velivoli senza pilota hanno colpito raffinerie e installazioni petrolifere di Mosca nelle regioni occidentali della Russia. Il messaggio è chiaro: non aspettiamo gli alleati per colpire dove fa male.
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