Il 20 dicembre i legali di Joe Biden hanno trovati altri documenti classificati dei tempi in cui era vicepresidente nel garage della sua casa di Wilmington, in Delaware.

Il ritrovamento segue quello fatto il 2 novembre scorso, ma reso pubblico soltanto qualche giorno fa, in un ufficio della capitale che Biden usava di tanto in tanto.

Non si conosce il contenuto dei documenti, ma quello che si sa è che la posizione di Biden sta diventando pericolosamente simile a quella di Donald Trump, che aveva occultato file secretati a Mar-a-Lago, recuperati con una roboante perquisizione dell’Fbi.

Era inevitabile che il procuratore generale, l’imbarazzatissimo Merrick Garland, nominasse uno special counsel per avviare un’inchiesta indipendente anche sul caso di Biden, così come ha fatto per il predecessore. Garland ha affidato il compito a Robert Hur, che è stato procuratore distrettuale del Maryland (nominato da Trump) dal 2018 al 2021.

Certo, le differenze ci sono. Trump non ha risposto alle richieste delle autorità che archiviando la documentazione avevano notato delle mancanze e ha subito politicizzato il caso, presentandosi come vittima dell’ennesimo complotto del deep state.

Biden dice invece che sta dando massima collaborazione alla giustizia e dalla ricostruzione della Casa Bianca sembra che i suoi legali siano incappati quasi per caso in documenti secretati sparsi qui e là, senza ricevere alcuna sollecitazione, e che ora con solerzia stiano esplorando ogni angolo delle proprietà bideniane alla ricerca di eventuali altre sviste.

C’è anche una differenza legale non irrilevante. Nel mandato di perquisizione dell’Fbi su Trump si faceva riferimento al National Espionage Act, che incrimina chiunque si rifiuti di restituire un documento secretato che detiene in modo illegittimo. 

Nel caso di Biden, stando a quello che sappiamo finora, non c’è traccia di un rifiuto a esplicita richiesta delle autorità, cosa che potrebbe provare che si è trattato di un fatto accidentale.

Il problema però rimane: il Presidential Records Act, approvato dopo il disastro di Richard Nixon, impone le modalità di restituzione e archiviazione di documenti che sono nella disponibilità del presidente finché è in carica, ma diventano proprietà pubblica allo scadere del mandato. 

In un certo senso, il contenuto dei documenti in questione è totalmente irrilevante. Quello che è rilevante è che erano carte secretate che non sono state restituite all’ufficio competente, come prescrive la legge, e sono finite in qualche modo nelle dimore di ex presidenti. 

Ora i legali di Biden dovranno spiegare allo special counsel che alcuni di questi documenti sono rimasti, a sua insaputa, per almeno sei anni a due passi dalla sua Corvette. Sempre che non ce ne siano altri lasciati altrove.

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