«Ascolta, Signore, la preghiera dei poveri, dei deboli, dei feriti, dei rifugiati che implorano la pace e con loro salva noi tutti dall’odio e dalle guerre».

La preghiera per la pace dei leader religiosi riuniti a Roma per dire no a tutte le guerre si riassume in una invocazione che va al cuore del problema: la pace serve a salvare le vite degli innocenti, degli ultimi, di coloro che non hanno potere.

L’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio – "Il grido della pace” – iniziato domenica si è infatti concluso ieri pomeriggio, prima con un momento di preghiera in cui i rappresentanti delle diverse tradizioni religiose si sono riuniti separatamente, poi al Colosseo con una serie di interventi chiusi da un discorso di papa Francesco.

Paura nucleare

Nei tre giorni di dibattiti nel centro convegni La Nuvola all’Eur, e di nuovo nelle parole del vescovo di Roma, è tornata ripetutamente la preoccupazione per il rischio di un’escalation nucleare mai vista così vicina e possibile dalla crisi dei missili di Cuba del 1962.

«Oggi, in effetti – ha detto in proposito il Papa nel suo intervento – si sta verificando quello che si temeva e che mai avremmo voluto ascoltare: che cioè l’uso delle armi atomiche, che colpevolmente dopo Hiroshima e Nagasaki si è continuato a produrre e sperimentare, viene ora apertamente minacciato».

La questione è stata toccata anche nell’"Appello per la pace di Roma” sottoscritto dai leader religiosi presenti nella capitale dove si chiede esplicitamente di «liberare il mondo incubo nucleare».

«Riapriamo subito un dialogo serio – si legge nel testo –  sulla non proliferazione nucleare e sullo smantellamento delle armi atomiche».

Il volto dei profughi

«L’invocazione della pace non può essere soppressa – ha scandito il pontefice – sale dal cuore delle madri, è scritta sui volti dei profughi, delle famiglie in fuga, dei feriti o dei morenti. E questo grido silenzioso sale al Cielo».

Si tratta di una richiesta che «non conosce formule magiche per uscire dai conflitti, ma ha il diritto sacrosanto di chiedere pace in nome delle sofferenze patite, e merita ascolto. Merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltare con serietà e rispetto. Il grido della pace esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà».

Bergoglio ha rivolto il suo appello affinché non ci si lasci «contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli. Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo».

Fermare la guerra

Dall’incontro interreligioso di Roma è salita forte la richiesta di negoziato per fermare il conflitto che sta insanguinando l’Ucraina, al contempo i partecipanti ai vari momenti di discussione hanno richiamato l’attenzione sui tanti fronti di guerra aperti oggi nel mondo.

Sono passati 36 anni dal primo incontro per la pace e il dialogo fra le grandi religioni ad Assisi, era il 1986, ha ricordato il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, da allora, ha detto «il mondo è cambiato. La Guerra fredda non c’è più, l’idea dello scontro di civiltà è stata contenuta. La comprensione e l’amicizia tra i mondi religiosi sono cresciute molto, più che quelle tra le nazioni. La nostra preghiera ha cambiato narrazioni che sembravano inattaccabili, ha modificato scenari solidi come una cortina di ferro». «Se le religioni – ha aggiunto - ascoltano il grido di pace e uniscono la loro preghiera, la loro capacità creativa, anche questa guerra mondiale a pezzi può essere fermata».

Alla cerimonia di chiusura al Colosseo era presente anche la scrittrice Edith Bruck, testimone della Shoah.

Mosca e la mediazione vaticana

Su fronte diplomatico, il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto sapere di aver chiesto a papa Francesco, durante l’incontro in Vaticano di lunedì scorso, di telefonare al presidente russo, Vladimir Putin, al patriarca ortodosso russo Kirill e al presidente americano Joe Biden, per «favorire il processo di pace» in Ucraina.  

Secondo quanto ha scritto l’agenzia russa Tass, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha giudicato positivamente l’iniziativa del presidente francese.

In generale, l’incontro per la pace promosso da Sant’Egidio, è sembrato caratterizzarsi per una sempre maggiore consapevolezza dei leader spirituali del ruolo positivo che possono ricoprire le tradizioni religiose nella costruzione di relazioni più aperte e collaborative fra i popoli e gli stati, e di essere antidoto ai nazionalismi esasperati.

Anche perché alcuni di loro condividono le iniziative della Comunità da molto tempo. È il caso del rabbino David Rosen, uno dei maggiori promotori di parte ebraica del dialogo fra le fedi, che ha insistito molto sulla necessità che si sviluppi la reciproca conoscenza fra religioni e culture: «potremmo chiederci – ha detto Rosen durante uno dei dibattiti – perché è così importante conoscersi reciprocamente? La risposta naturalmente è che se non ci conosciamo, cadiamo vittime di qualsiasi tipo di pregiudizio negativo e perfino di ostilità. Per vivere in pace e armonia gli uni con gli altri è necessario conoscerci». 

«Similmente, quando non ci parliamo diventiamo vulnerabili a ogni tipo di incomprensione e percezione erronea. Il vero dialogo, che significa parlare con l’altro, non all’altro, ci rende capaci di conoscerci e comprenderci reciprocamente».

L’intellettuale libanese Tarek Mitri, dell’università americana di Beirut, ha a sua vota sottolineato come «non si può ignorare il pervasivo risorgere del nazionalismo, del campanilismo e del populismo. Decisamente, le politiche identitarie sono spesso diventate una determinante fondamentale nelle relazioni all’interno e tra le nazioni. Nello sconcerto di molti credenti, la religione viene sempre più strumentalizzata nella mobilitazione politica, esagerando le paure o re-inventando il cosiddetto odio ancestrale tra le comunità».  

Forse, un aspetto che è mancato nel fitto calendario di eventi dell’iniziativa è stato un approfondimento sul tema della difesa dei diritti umani e civili sotto attacco in tante parti del mondo (problematica che è parte del nesso fra pace e giustizia). Tuttavia hanno trovato spazio le tematiche relative alle migrazioni e all’ambiente.

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