Dopo i recenti attacchi terroristici di matrice islamista in Francia e in Austria, l’Europa vuole dare una risposta comune. Ma a giudicare dalla risposta, tutto comincia dai governi, in primis dal presidente francese, Emmanuel Macron. Bruxelles asseconda e aggiunge qualche iniziativa sua, come quella avanzata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel: una scuola europea per imam.

Fortezza Europa

Macron ha ricevuto ieri all’Eliseo il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, anche lui a capo di un paese recentemente vittima di un attacco rivendicato dall’Isis, e i due si sono collegati con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il premier olandese, Mark Rutte, Michel e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Il vertice a portata di telecamere dovrebbe tracciare le prime linee di una «risposta comune, coordinata e rapida» al terrorismo, come l’ha definita Macron, ma comincia già su input francese e si articola su iniziativa di alcuni governi.

All’inquilino dell’Eliseo preme soprattutto la riforma di Schengen e dello spazio comune; la libera circolazione è già stata fortemente compromessa dalla pandemia e dalle chiusure di frontiera avviate in sempre più stati membri, non a caso Macron dice che «anche il contesto pandemico spinge a rivedere Schengen». La sua idea è di irrigidire le frontiere esterne, e non è certo nuova: basti pensare a quando von der Leyen ha definito la Grecia «lo scudo d’Europa». Se già la Commissione aveva in cantiere di riformare Schengen, Macron insiste sul tema e presenterà un progetto di riforma. «Non bisogna, certo, confondere immigrazione illegale e terrorismo – dice – ma bisogna guardare con lucidità ai legami tra le due cose». I governi ne discuteranno a dicembre nel Consiglio europeo, intanto Merkel commenta che «bisogna sapere chi entra ed esce dalla frontiera comune, va messo in pratica il registro di entrata e uscita già approvato e in vigore dal 2022».

Islam e “valori europei”

L’intreccio, già delicato e controverso, fatto dal presidente francese fra immigrazione e terrorismo, si somma a quello che riguarda il rapporto con l’islam. «Per lottare contro l’ideologia dell’odio bisogna creare a breve un istituto europeo per la formazione degli imam in Europa», è la proposta arrivata a inizio settimana da Michel. Idee simili – scuole di formazione per imam di stampo europeo – non sono nuove, se ne è già discusso in Francia e Germania, ma si tratterebbe di una iniziativa governativa che interviene nell’ambito dell’istruzione religiosa. La lotta al terrorismo si muove sul crinale della battaglia dei valori e della laicità, del resto i “valori europei” sono una delle formule più citate ieri nel vertice. Anche questo concetto non è nuovo: von der Leyen ci ha costruito pure un portafoglio: Margaritis Schinas si occupa di immigrazione ed è commissario alla European way of life. Ma il dibattito in corso in Francia lo arricchisce di nuove implicazioni. Ieri Rutte ha parlato di «scelta tra civiltà e barbarie», con toni da guerra culturale. Vienna e Parigi hanno lavorato a una bozza di dichiarazione comune dei ministri dell’Interno Ue in cui si parla di educazione ai valori europei come priorità nei servizi di integrazione per migranti.

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