La scarcerazione per insufficienza di prove di Abdul Rahman al Milad, più noto con il nome de guerre Bija, considerato uno dei trafficanti di uomini più ricercati al mondo, avviene a sole due settimane dall’insediamento del nuovo governo unitario guidato dal primo ministro Abdul Hamid Dbeibah.

L’ex comandante della guardia costiera della città di Zawiya, già indicato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come ufficiale coinvolto nel traffico di esseri umani e diesel nel 2017, è finito nella lista dei cittadini libici sotto sanzioni dello stesso Consiglio di Sicurezza nel 2018, tanto che nel 2019 il procuratore generale di Tripoli nel 2019 ha spiccato un mandato d’arresto nei suoi confronti. Per quanto il nome di Bija fosse ingombrante e imbarazzante a Tripoli già dal 2017, le autorità libiche erano ostaggio di una guerra civile in cui gli stessi palazzi governativi erano sotto assedio. Nell’ottobre del 2019 Bashaga dichiarò «Presto assicureremo questo criminale alla giustizia, ma non ora».

Tuttavia non appena i turchi hanno scacciato via le forze del generale Haftar dalla Tripolitania, Bashaga ha mantenuto la sua promessa e il 14 ottobre del 2020 ha dato mandato di arrestare l’ex comandante della guardia costiera di Zawiya.

L’allora ministro dell’Interno ha sempre fatto della lotta alle milizie e ai trafficanti il proprio bigliettino da visita per la leadership del paese, tanto che nell’estate del 2020 ha lanciato l’operazione "Caccia al serpente” contro i trafficanti.

Campagna elettorale 

Con l’arresto di Bija, Bashaga ha avviato de facto la sua campagna elettorale per le imminenti votazioni a Ginevra. Il plauso della comunità internazionale è arrivato puntuale. Nel frattempo i suoi rapporti con l’ex primo ministro Ali Fayez Al Serraj, con cui aveva fatto asse nei mesi dell’assedio su Tripoli, si sono incrinati.

Serraj difendeva l’autorità delle milizie, Bashaga la metteva in discussione. Di fronte alla crescente popolarità di Bashaga in Libia e all’estero, a sorpresa Serraj ha accettato il sostegno di chi avrebbe voluto eliminare l’allora ministro dell’Interno a qualunque costo, cioè la lobby politico-militare che fa capo alla rete dei trafficanti che corre tra Tripoli e  Zawiya.

Così mentre le Nazioni Unite lo scorso gennaio preparavano le elezioni del nuovo Governo a Ginevra, il premier uscente Serraj ha creato un nuovo gruppo armato chiamato “Autorità di sostegno alla Stabilità”, che fa capo a Abdul Ghani al-Kikli, comandante della milizia di Abu Slim, il più potente gruppo armato cresciuto in forze proprio durante il mandato di Serraj.

Suo vice è Hassan Bu Zriba, fratello del parlamentare Ali Bu Zriba, il quale secondo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è il più influente membro della tribù a cui appartiene il comandante Bija.

L’ex guardacoste Abd Rahaman Al Milad per anni si è scagliato contro Bashaga accusandolo di usare la retorica della lotta ai trafficanti per neutralizzare gruppi armati rivali presenti a Tripoli e Zawiya a favore delle milizie di Misura, la città stato di cui l’ex ministro dell’Interno è originario. Zawiya, città 50 chilometri a Ovest di Tripoli, è il quartier generale del primo cartello libico dove il traffico di migranti si integra al traffico di esseri umani.

Il clan Awlad Bu Hmeira vanta il controllo sul porto locale, la raffineria, la guardia costiera e il centro di detenzione per migranti. Figura centrale del clan è Mohamed Kashlaf, detto “al-Kasab”, comandante della sicurezza della raffineria petrolifera di Al-Zawiya. Mentre Ahmed  controlla il porto dove si concentrano i traffici della milizia Al Nasser del clan Awlad Bu Hmeira.

Strateghi della rete criminale attiva dal 2015, i cugini Kushlav, Mohamed e Ahmed, hanno assoldato il guardacoste Bidja come uomo di riferimento del clan nella Guardia Costiera locale.

Dopo Serraj

Prima di lasciare la presidenza, l’ex primo ministro Serraj ha assicurato alle milizie che per anni gli hanno garantito protezione, un posto in prima fila nel nuovo assetto politico-militare. Con la sconfitta di Bashaga nelle elezioni a Ginevra, la scarcerazione di Bija è divenuta quasi atto dovuto. L’imbarazzo che ne consegue a livello internazionale è evidentemente il prezzo necessario da pagare per ristabilire il rapporto di forza tra gli schieramenti rivali nel paese.

«Il primo ministro Dbeibah è riuscito a pacificare la Cirenaica a Est e il Fezzan a Sud. Senza entrare nel merito del metodo, è riuscito nella missione», ha detto una fonte diplomatica internazionale a Domani.

«La Libia oggi ha un’opportunità di rinascita reale, che però rischia di fallire proprio per la guerra tra potentati locali a Ovest di Tripoli», continua la fonte che preferisce rimanere nell’anonimato. «Il clan di Zawiya è un elemento di destabilizzazione importante».

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