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La strada europea verso la sovranità digitale degli utenti

Nel 2022 l’Ue ha completato la sequenza dei cinque atti che regolano il mercato digitale. La sfida del prossimo anno è superare la fase degli “accetto” per dare ai singoli un effettivo controllo sui propri dati

  • L’Unione europea ha completato nel 2022 la sequenza dei cinque atti che regolano il mercato digitale. Il tutto per rimediare alla condizione si un’Unione gigante del consumo, ma imprenditorialmente imbelle.
  • Il principio, più volte ribadito nelle norme, è che il cittadino è l’unico padrone dei dati che su di lui vengono raccolti. Dal 2023 sarà questa la pietra angolare dello sblocco della concorrenza e, perfino, di introiti a beneficio diretto d’ogni cittadino.
  • Il tutto a patto, ovviamente, che dopo tanto sforzo di regolazione, non venga meno (sarà una seria cartina di tornasole del governo) la tenacia dell’enforcement, ovvero della messa in pratica di attività ispettive e norme di complemento capaci di ovviare alle prevedibili inerzie ed elusioni.

Nel 2017 è nato lo schema generale del Gdpr sulla protezione dei “dati” e a seguire fino al 2022 sono arrivate le norme su servizi, ruoli, commercio, intelligenza artificiale. L’Europa ha così completato l’architettura dei cinque atti che regolano il mercato digitale nel territorio dell’Unione. Sembrava, tre lustri orsono, la classica “vasta impresa” talmente ambiziosa da sembrare velleitaria, e invece le norme hanno superato il vaglio di Commissione, governi nazionali e parlamento di Stras

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