- Fra sanzioni anticinesi e crisi dei consumi dovuta all’inflazione, i produttori Usa di chip ne hanno troppi di quelli basici mentre ancora non producono i modelli più avanzati per i quali li hanno sopravanzati i produttori di Taiwan.
- Qui s’inserisce la sfida della Cina a rendersi autonoma dagli acquisti dei chip “stranieri” d’ogni tipo spiazzando insieme Taiwan e Usa, tanto da indurre a leggere a rovescio la trappola di Tucidide.
- Tanto più, dicono gli esperti, che la Cina in quanto inseguitore dotato d’esperienza e di mercato, potrebbe infine farcela e, fra l’altro, togliersi i guantoni rispetto alle industrie e all’isola di Taiwan da cui si rifornisce di gran parte dei chip che usa.
Antony Blinken, il segretario di Stato americano, ha detto di temere che lo scontro su Taiwan fra Cina e Usa metta in ginocchio la fornitura di chip e l’economia mondiale. L’annuncio non sorprende chi ricorda come all’uscita dalla pandemia una montagna di merci fossero ferme proprio per carenza di chip a completarle. È vero che molti chip gli Stati Uniti se li producono da soli con Intel, Micron Technology, Texas Instruments e GlobalFoundries, ma attualmente, fra sanzioni anticinesi e crisi



