- Aung San Suu Kyi, considerata un’icona per essersi opposta alla lunga dittatura dei militari e per questo insignita del premio Nobel per la pace nel 1991, ha riscosso una vittoria schiacciante alle elezioni birmane dell’8 novembre.
- Ma alcune parti del paese sono state di fatto escluse dal voto, le minoranze sono state penalizzate e la censura è stata ampia. In più, da quando Aung San Suu Kyi è al potere, i Rohingya non sono stati risparmiati dalla pulizia etnica.
- Perciò questa vittoria non è come quella del 2015. Stavolta gli scenari sono divisivi, e il rischio che si sfoci nella violenza è reale.
La vittoria di Aung San Suu Kyi si basa su esclusioni e censure
15 novembre 2020 • 16:00Aggiornato, 15 novembre 2020 • 23:32