Se lungo le rive del fiume Donets infuria una battaglia cruenta tra i difensori ucraini e gli invasori russi per il controllo del Donbass, esiste anche un’altra guerra sotterranea ma non meno importante, condotta da volontari anonimi soprattutto nel sud dell’Ucraina, occupato dalle truppe di Mosca.

Nella prima fase del conflitto, la Difesa territoriale ucraina aveva addestrato migliaia di civili alle tattiche di combattimento urbano con kalashnikov e granate, le donne avevano preparato centinaia di molotov da tirare contro i mezzi russi, si erano preparati cavalli di Frisia, barricate e rifugi sotterranei.

Ma grazie ai missili controcarro occidentali e ai droni turchi Bayraktar le colonne marchiate con la Z non sono mai entrate a Kieve Kharkiv, ritirandosi come la marea.

Dopo l’avanzata dalla Crimea verso nord, invece, con la conquista di Kherson, Melitopol e Mariupol, si è sviluppato un movimento di resistenza molto tenace che impedisce ai russi di dormire sonni tranquilli e di controllare efficacemente il territorio.

Il Centro nazionale di Resistenza

Il 7 marzo scorso la viceministra della Difesa ucraina Hanna Malyar ha annunciato il lancio del sito web del Centro Nazionale di Resistenza, che ha il compito di coordinare le attività contro l’occupante russo.

Sul sito è disponibile un manuale di diciannove pagine dal titolo “Resistenza civile nei territori occupati”, che offre consigli di resistenza attiva e passiva, ma anche di sabotaggio e guerriglia. Le raccomandazioni sono dettagliate in base alle circostanze e al settore sociale.

Ai manager di aziende e istituzioni locali è suggerito di intralciare e rallentare il processo produttivo e quello decisionale per rendere inefficiente il governo russo del territorio.

Ai poliziotti ucraini cooptati dall’amministrazione occupante è chiesto di assecondare formalmente i militari ma di aiutare sottobanco il movimento partigiano consegnando armi, munizioni, uniformi, ma anche cancellando le prove dell’attività di resistenza durante le indagini e avvertire gli indagati affinché possano nascondersi o scappare.

Anche per questo, la Russia ha inviato reparti della Rosgvardia con compiti di polizia e ordine pubblico, ma non conoscono il territorio e devono fare affidamento su collaboratori locali per le investigazioni.

La polizia segreta russa dell’Fsb diffida dei poliziotti e funzionari ucraini che possono rappresentare talpe del movimento partigiano, perciò adopera metodi brutali di tortura con i sospetti.

Il manuale fornisce anche consigli a insegnanti, operai, farmacisti e persino preti, per poi descrivere nei dettagli metodi di resistenza come il sabotaggio con incendi, causando cortocircuiti e manomettendo i macchinari industriali o le telecomunicazioni.

Infine, viene consigliato anche di passare informazioni al movimento di resistenza su dove dormano i soldati russi o dove sono parcheggiati i loro mezzi, di nascondere armi per i partigiani o fornire loro medicinali e sostegno logistico, ma anche di disseminare le città occupate di volantini e scritte contro russi e collaborazionisti.

Il sito del ministero della difesa ucraino raccomanda di cancellare il file Pdf del manuale dopo averlo letto oppure di salvarlo in una cartella con molti altri file, nel caso gli occupanti perquisissero il computer o il telefono in cui è scaricato.

Sappiamo che in altre regioni dell’Ucraina i soldati russi fermavano persone e controllavano il contenuto degli smartphone in cerca di foto o prove di adesione alla resistenza, in alcuni casi anche uccidendo i proprietari.

L’attività di sabotaggio è molto rischiosa perché se scoperti non dà diritto alla protezione per prigionieri di guerra e può portare anche a condanne a morte.

I servizi di intelligence ucraini dietro ai partigiani

Il Centro nazionale di resistenza è gestito dalle Forze speciali ucraine che costituiscono una forza armata autonoma, impegnata nelle attività belliche più letali contro i russi, soprattutto di notte in cui possono contare su una tecnologia avanzata di visori e armi pesanti fornite dall’Occidente. Il movimento di resistenza di appoggia all’intelligence militare (Gur) guidata da Kyrylo Budanov, che a soli trentasei anni è diventato generale di divisione.

Già veterano del Donbass e ufficiale dell’intelligence militare, che guida dall’agosto 2020, nel 2019 agenti russi avevano cercato di far saltare in aria la sua auto ma furono arrestati. Dietro le azioni di guerriglia c’è anche l’Sbu, il servizio di sicurezza ucraino erede del Kgb sovietico, che fa capo direttamente al presidente Zelensky e ha il compito di smascherare traditori e spie.

L’Sbu è guidato dal politico Ivan Bakanov, amico d’infanzia di Zelensky scelto per il grado di fiducia tra i due. Il governo di Kievha dovuto fare i conti per anni con funzionari corrotti e talpe filorusse, ciò spiega la nomina di due giovani ai vertici di questi due organi di intelligence, che forniscono ai partigiani l’aiuto logistico, informativo e militare necessario per portare a termine operazioni in territorio occupato.

Le attività di resistenza vengono compiute essenzialmente da tre tipi di partigiani: civili che agiscono in completa autonomia operativa con i mezzi a loro disposizione, altri che operano con l’aiuto logistico delle forze speciali e dell’intelligence ucraina, infine unità militari rimaste dietro le linee nemiche che si sono date alla macchia e continuano a combattere con tattiche di guerriglia.

La resistenza a Melitopol

Le prime ed uniche città di una certa rilevanza ad essere conquistate sono Kherson, Melitopol e Mariupol. La prima è capoluogo dell’omonimo oblast e si trova in una posizione strategica che collega la Crimea al resto dell’Ucraina. Dopo averla presa, l’offensiva russa si è arenata nel tentativo di avanzare verso Odessa.

I contrattacchi ucraini da Mykolaiv hanno riguadagnato chilometri fino a lambire la periferia di Kherson. Melitopol, invece, fa parte dell’oblast di Zaporizzhia, capoluogo più a nord minacciato dai Gruppi tattici di battaglione ammassati dai russi ma ancora saldamente in mano ucraina.

Il sindaco legittimo di Melitopol, Ivan Fedorov, fu arrestato dall’Fsb l’11 marzo per essersi rifiutato di collaborare con l’occupante e al suo posto fu nominata come sindaca una consigliera d’opposizione filorussa, Halyna Danylchenko.

Fedorov è stato liberato in uno scambio di prigionieri mentre, secondo quanto riportato dal Centro nazionale di resistenza ucraino, la sindaca fantoccio Danylchenko, indagata per tradimento dalla procura generale di Kiev, si è dimessa per paura di essere un bersaglio dei partigiani.

Si tratta di un timore legittimo, perché anche il politico filorusso Yevhen Balytskyi, nominato governatore della provincia di Zaporizzhia, è ritenuto dai servizi dell’Sbu la principale marionetta dei russi in città ma pare che si rechi in ufficio solo una volta a settimana per il rischio di subire attentati. Infatti, a fine maggio il Centro nazionale di resistenza ha riportato l’esplosione di un ordigno vicino alla residenza di Balytskyi.

I servizi del Gur avrebbero intercettato una telefonata da Melitopol in cui un residente parla dell’aumento dell’attività partigiana nella zona costiera contro i russi, che hanno iniziato a evitare ponti e strade per paura di imboscate.

Mosca ha accusato la resistenza di aver messo una bomba il 12 giugno davanti alla prefettura occupata di Melitopol, mentre sulle auto in città sono stati trovati volantini che recitano “Melitopol è ucraina, ogni cittadino è un partigiano” con l’immagine di un uomo impiccato.

Altri volantini fotografati si rivolgono direttamente ai soldati russi: “Occupante, dormi la notte?” e contribuiscono a creare un clima di insicurezza tra le truppe russe, dato che il Centro nazionale di resistenza ha diffuso gli indirizzi delle scuole e degli edifici in cui dormono.

A metà strada tra Melitopol e Mariupol, a Berdyansk, sono invece comparsi manifesti che ritraggono i propagandisti russi Vladimir Solovev (ospite della televisione italiana), Olga Skabeeva e Margarita Simonyan, mentre vengono passati in un tritacarte.

Non è un caso che l’ira dei resistenti ucraini sia indirizzata ai promotori della narrazione di Mosca, dato che a Mariupol vengono proiettati video di propaganda da schermi mobili e la televisione trasmette programmi russi di disinformazione.

I servizi militari ucraini del Gur hanno avvertito del tentativo di organizzare referendum farsa negli oblast di Kherson e Zaporizzhia, che si terranno a settembre, per proclamare altrettanti stati fantoccio come quelli di Donetsk e Lugansk. Nella regione di Zaporizzhia è già stato introdotto il fuso orario russo e le targhe, oltre alla distribuzione di passaporti russi.

Gli attentati a Kherson

A Kherson la situazione è ancora peggiore. Il Cremlino ha tentato di insediare un’amministrazione parallela ma è stato frenato da una forte resistenza passiva e attiva. Anche qui sono apparsi manifesti con la faccia dei principali collaborazionisti calpestata da uno scarpone ucraino, che preannunciano il ritorno delle forze armate ucraine. Il volantino più minaccioso ritrae un civile ucraino tagliare la gola a un soldato russo, accompagnato dalla scritta: «Sappiamo dove passano le vostre pattuglie, Kherson è Ucraina».

Ma i partigiani non si sono limitati ad atti simbolici. Il 18 giugno l’esplosione di un ordigno legato all’albero di un viale ha colpito l’auto di Yevhen Sobolev, direttore di un penitenziario che collabora con gli occupanti, ferendolo.

Il Comando Operativo Sud dell’esercito ucraino ha comunicato che il 20 giugno soldati russi sono andati a mangiare in un ristorante sul lungofiume di Kherson dove, probabilmente allertati dal proprietario o da un avventore, sono arrivati partigiani che ne hanno uccisi due e ferito uno.

Il 22 giugno, come riportato anche dalla russa Ria Novosti, i resistenti hanno colpito l’auto del collaborazionista Yuriy Turulev, nominato sindaco di Chornobaivka, un sobborgo di Kherson ora lambito dalla controffensiva ucraina.

Nei giorni immediatamente successivi i partigiani hanno addirittura catturato due soldati russi, mostrati con tanto di passaporti in un video, con la promessa di scambiarli per prigionieri ucraini. Il colpo più importante è stato l’attentato contro il politico filorusso Dmitry Savluchenko, nominato nell’amministrazione regionale degli occupanti, saltato in aria con la sua auto a Kherson.

Ora i funzionari collaborazionisti hanno il terrore di fare la stessa fine e girano scortati con giubbotto antiproiettile. Secondo alcune fonti, i medici e gli insegnanti dell’oblast si rifiutano di passare al programma scolastico e a quello sanitario russo, mentre la linea telefonica e di internet a Kherson è stata collegata a quella russa via Crimea.

La resistenza si è dimostrata quindi una efficace spina nel fianco per gli occupanti, che stentano a controllare le campagne e temono persino di essere avvelenati con i pasti.

La controffensiva ucraina che si avvicina al capoluogo potrebbe liberare la città e segnare una sconfitta significativa per i russi, impedendo il referendum di settembre. Un altro manifesto apparso in città recita: “Ruscisti, [crasi di russi e fascisti ndr] siete pronti a cantare l’inno ucraino? Kherson è a 10 chilometri dalla libertà”.

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