L’arresto di Hamdi. Ora l’Ice è davvero una polizia politica

Il giornalista e commentatore britannico Sami Hamdi è stato fermato all’aeroporto internazionale di San Francisco da agenti dell’Ice, la polizia di frontiera che ogni giorno è protagonista di operazioni sempre più sfacciatamente al di fuori del diritto. Gli agenti gli hanno revocato il visto per non meglio specificati motivi di sicurezza nazionale. Hamdi, noto per le sue analisi di politica mediorientale e le posizioni critiche verso Israele, era arrivato negli Stati Uniti per un tour di conferenze organizzato da associazioni musulmane americane. Aveva appena parlato a Sacramento e si preparava a volare in Florida per il successivo incontro. La notizia dell’arresto ha provocato proteste da parte di organizzazioni per i diritti civili, che denunciano un nuovo segnale d’allarme per la libertà di parola negli Stati Uniti. Secondo i legali di Hamdi, la revoca del visto è stata comunicata poche ore prima della partenza, senza spiegazioni chiare né possibilità di appello immediato. Il giornalista è ora trattenuto in un centro federale in attesa di una decisione sull’espulsione. A rendere il caso ancora più controverso è la rivendicazione della principessa dei complotti della destra Laura Loomer, un’attivista anti-islamica che in passato a segnalato a Donald Trump nemici interni e minacce da tenere d’occhio. In alcuni casi, il presidente ha seguito i suoi consigli. Loomer ha di essere stata lei a segnalare Hamdi alle autorità. In un video pubblicato sui suoi canali social, ha detto di aver «informato l’amministrazione che un propagandista antiamericano e antisemita stava facendo un tour sul suolo degli Stati Uniti». Le sue parole sono state interpretate come un tentativo di rivendicare il merito politico della detenzione. Il Council on American-Islamic Relations, la più importante associazione islamica negli Stati Uniti, che aveva contribuito all’organizzazione del tour, ha diffuso un comunicato durissimo: «Sami Hamdi è stato fermato per aver esercitato il suo diritto di parola. La sua unica colpa è aver criticato un governo straniero. Se gli Stati Uniti iniziano a trattare la libertà di espressione come una minaccia alla sicurezza, nessuno sarà al sicuro». Da Gaza all’Ucraina, la diplomazia frastornante di Trump è una Babele Gestione del dissenso Hamdi, ex corrispondente e analista per diversi network internazionali, si è distinto negli ultimi mesi per una serie di interventi pubblici nei quali ha accusato l’amministrazione Trump di aver «trasformato la difesa di Israele in una dottrina di sicurezza nazionale» e di avere «criminalizzato la dissidenza musulmana». In diverse occasioni aveva denunciato pressioni politiche e censura nei confronti di commentatori critici sul modo in cui Israele ha condotto la guerra a Gaza. La vicenda ha suscitato reazioni anche a Londra, dove il governo britannico ha chiesto chiarimenti agli Stati Uniti sullo stato legale del proprio cittadino. Alcuni parlamentari hanno parlato di «detenzione arbitraria», mentre il sindacato dei giornalisti britannici ha chiesto l’immediato rilascio del collega. L’episodio si inserisce in un clima di crescente tensione tra libertà di espressione e sicurezza nazionale. L’amministrazione Trump ha progressivamente ampliato il potere esecutivo in materia di visti e ingressi nel paese, in particolare per i cittadini musulmani o provenienti da regioni considerate sensibili. L’Ice, un’agenzia nata per il controllo dell’immigrazione, sta completando la sua trasformazione in strumento di gestione politica del dissenso. Usa, migliaia in protesta a San Francisco contro i raid anti immigrazione. Trump mobilita i marines