Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è stato indicato tra i responsabili della tragedia avvenuta tre anni fa al Monte Meron, dove 45 persone persero la vita a causa della calca, durante la festa religiosa di Lag Ba’omar.

L’accusa, che costituisce un ulteriore problema politico per il premier, è contenuta nella relazione della commissione preposta a indagare sulle cause del grave incidente presentata ieri alla Knesset. La commissione non ha richiesto sanzioni nei confronti del premier, ma ha giudicato ragionevole presumere che Netanyahu conoscesse la pericolosità del luogo, dopo le varie segnalazioni fatte negli anni. Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha reagito chiedendo le dimissioni del premier.

«Se Netanyahu fosse un cittadino comune, sarebbe incriminato oggi per aver causato dei morti per negligenza e sarebbe spedito in prigione. Le sue scuse e spiegazioni sono una dimostrazione patetica di viltà e di fuga dalle proprie responsabilità», ha dichiarato Lapid. Il Partito laburista, anch’esso all’opposizione, ha presentato una mozione di sfiducia alla Knesset.

Il Likud, partito del premier, ha respinto gli addebiti, accusando i partiti di opposizione di usare i risultati dell’indagine della commissione come un’arma politica. La costruzione di avamposti e insediamenti in Cisgiordania continua, malgrado le forti critiche della comunità internazionale e di parte dell’opinione pubblica israeliana.

Nuovi insediamenti

Il governo del paese ebraico ha autorizzato la costruzione di 3.426 nuove unità abitative in tre insediamenti già esistenti dei territori occupati: Ma’ale Adumim, Efrat e Kedar. Nel primo caso saranno costruite 2.402 case, nel secondo 694 e 330 nel terzo. Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, del partito di estrema destra Sionismo religioso, ne ha dato giubilante la notizia su X.

«Continuiamo a costruire il nostro paese! Oltre ai permessi per costruire, stiamo facendo enormi investimenti sulle infrastrutture dei trasporti, l’occupazione e la qualità della vita», ha scritto Smotrich, un colono che non ha mai fatto mistero di appoggiare l’espansione degli insediamenti in quelle terre, che invece per la comunità internazionale dovrebbero essere il luogo in cui nascerebbe un futuro stato palestinese.

Lui e Ben Gvir non solo considerano l’espansione dello Stato ebraico una loro legittima aspirazione politica, ma anche il mezzo più efficace per tutelare la sicurezza degli israeliani. Smotrich, infatti, ne aveva parlato il 22 febbraio definendo la costruzione di nuovi insediamenti come un’«appropriata risposta sionista» all’attacco terroristico nei pressi di Ma’ale Adumim quel giorno dove un uomo ha perso la vita e altre 11 persone sono rimaste ferite.

Promessa politica

«I nemici provano a danneggiarci e a indebolirci ma noi continueremo a costruire», ha scritto il ministro nello stesso post su X ieri. D’altro canto, l’espansione degli insediamenti è un obiettivo esplicito del governo di Benjamin Netanyahu, che l’ha promesso sin dal suo giuramento nel dicembre 2022 e ha sempre osteggiato la soluzione dei due Stati, considerandola tutt’ora impraticabile malgrado gli appelli degli Stati Uniti.

La creazione di insediamenti nei territori considerati illegali sia dal diritto internazionale che israeliano è aumentata nell’ultimo anno e, in particolare dall’inizio della guerra, come testimoniano dati raccolti da varie ong israeliane che seguono il fenomeno e gli si oppongono da anni.

Ciò testimonierebbe, secondo le ong, l’intento dei coloni di sfruttare i periodi di conflitto, in cui gli apparati di sicurezza israeliani sono concentrati altrove.

«Migliaia di israeliani sono ancora sfollati dalle proprie case, i nostri ostaggi sono ancora a Gaza, la guerra continua, la nostra economia peggiora e quello che interessa a questo governo è solo continuare l’occupazione», ha dichiarato a Domani Mauricio Lapchik, portavoce di Peace Now, un’ong israeliana che monitora la costruzione di avamposti e insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme est. «Invece di pianificare un futuro di pace e sicurezza per noi, il governo sta preparando la strada per la nostra distruzione».

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