- Non tutti auspicano un cambio di potere ad Ankara: c’è un venticello che soffia soprattutto da alcune cancellerie europee secondo cui se Erdogan dovesse tornare all’atteggiamento costruttivo e collaborativo tenuto con la Ue in campo doganale e sui migranti nel primo decennio del suo mandato, allora sarebbe meglio puntare sull’usato sicuro piuttosto che su uno sfidante che resta per molti versi un’incognita.
- Il riavvicinamento del presidente Erdogan all’ex ministro delle finanze, Mehmet Simsek, apprezzato dai mercati, sembrerebbe un’apertura agli investitori e il rientro nei ranghi dell’ortodossia economica.
- Per gli imprenditori turchi anatolici, definiti anche i “calvinisti islamici”, per la loro dedizione al lavoro e il loro conservatorismo religioso, non ci sono alternative all’attuale leadership.
L’appuntamento con le urne del 14 maggio nel paese della Mezzaluna sul Bosforo vede Recep Tayyip Erdogan, il presidente uscente, 69 anni, impegnato in una serrata corsa alla riconferma sullo sfidante Kemal Kilicdaroglu, 74 anni, leader di una coalizione di 6 partiti e segretario del partito laico e Repubblicano Chp. I sondaggi sono in equilibrio con un leggero vantaggio per l’ipotesi di un cambio di potere dopo 20 anni di dominio assoluto del partito islamico Akp e del suo leader indiscusso.



