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Le famiglie senza voce del Congo contro Apple, Google e gli altri giganti

In questa foto del 10 aprile 2004, un giovane porta del cobalto bagnato sulla schiena nella miniera di cobalto Shinkolobwe, situata a 35 km dalla città di Likasi, nella Repubblica Democratica del Congo. U.N. (AP Photo/Schalk van Zuydam)
In questa foto del 10 aprile 2004, un giovane porta del cobalto bagnato sulla schiena nella miniera di cobalto Shinkolobwe, situata a 35 km dalla città di Likasi, nella Repubblica Democratica del Congo. U.N. (AP Photo/Schalk van Zuydam)

  • Terry Collingsworth, direttore di International Rights Advocates (Ira), ha scoperto le miniere del Katanga nella Repubblica democratica del Congo, dove i bambini di sette o otto anni scavano il cobalto per le nostre batterie elettriche e i nostri smartphone. 
  • Qui ha scoperto la storia di Raphael morto in una galleria a quindici anni e è riuscito a raccogliere le testimonianze di quattordici famiglie per potere sfidare le aziende che fanno finta di non saperlo.
  • Grazie a una vecchia legge che permette di fare causa alle aziende americane ovunque abbiano fatto vittime nel mondo, la storia di quei 14 bambini è diventata una class action contro Apple, Tesla, Google, Dell e Microsoft.

«Quando sono arrivato nella regione delle miniere in Katanga e ho visto con i miei occhi bambini anche di sette, otto anni infilarsi senza alcuna protezione nei cunicoli per portare alla luce un po’ di cobalto e ho visitato le famiglie i cui figli sono morti nei tunnel o rimasti menomati a vita, ho pensato di essere di fronte alla peggiore delle ingiustizie di cui mi fossi mai occupato nei miei 35 anni da avvocato dei diritti umani». È in quel momento, davanti alla desolazione della provincia d

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