Mentre l’Europa si chiude a riccio e azzera de facto la possibilità di ingressi legali per chi voglia entrare provenendo dal sud globale, l’Africa sta perseguendo da anni una strategia unitaria e di singoli paesi che viaggia esattamente in senso inverso. Le politiche di apertura dei visti in primis tra paesi limitrofi, poi in alcuni casi estesa a tutti quelli del continente e ora allargata da alcune nazioni a paesi extra-africani, sta rivoluzionando i rapporti tra stati e facilitando movimento e scambi commerciali.

I visti

L'Africa Visa Openness Index 2023, pubblicato alla fine dell’anno scorso, rivela molti progressi rispetto alla settima edizione del rapporto, uscita nel dicembre 2022. Nel 2023, i dati mostrano che 50 paesi su 55 hanno migliorato o mantenuto il punteggio del 2022: 42 nazioni hanno esteso l'esenzione dal visto ai cittadini di almeno cinque altri paesi africani, mentre 33 ai cittadini di almeno dieci paesi. Quattro Paesi - Rwanda, Benin, Gambia e Seychelles - hanno eliminato l'obbligo di visto per tutti i viaggiatori africani.

Nel frattempo Il presidente del Ghana Nana Akufo-Addo ha annunciato la scorsa settimana che l'obbligo del visto d'ingresso per tutti gli africani sarà eliminato entro la fine del 2024.

Il Malawi, invece, ha rimosso il vincolo di visto per un’ottantina di paesi del mondo tra cui la stessa Italia, gli Stati Uniti, la Francia e altri occidentali. Il ministro del turismo, Vera Kamtukule, ha dichiarato alla France Press che il costo dei visti limita il potenziale turistico del paese sede di ricchissime flora e fauna e meravigliosi paesaggi. Il Kenya è andato addirittura oltre.

A gennaio il presidente Ruto ha annunciato che il paese da quel momento in poi sarebbe diventato ‘visa-free’ per tutti. La mossa ha suscitato anche perplessità perché sembra che sarebbe stato tolto l’obbligo di visto ma introdotta una tassa di ingresso superiore alle precedenti, ma il ministero del turismo, incalzato da alcuni critici, sta lavorando a modifiche, sempre, però, nella direzione di mantenere la misura per chiunque desideri entrare nel paese africano.

Negli ultimi anni, l'ondata graduale di politiche di esenzione ha subito un’accelerazione in Africa e ha aperto il dibattito sui vantaggi della connettività e dell'integrazione. Certo, bisogna fare i conti con le tensioni ai confini tra vari paesi, vari conflitti aperti, instabilità varie, ma, come riporta il sito Business Insider Africa, tutte le nazioni africane si stanno sempre più rendendo conto dell'importanza di smantellare le barriere che da tempo ostacolano le interazioni intra-continentali. «Il passaggio all'esenzione dal visto tra gli stati africani – conclude il sito - non solo favorisce un senso di unità, ma promette di favorire la crescita economica, lo scambio culturale e una maggiore cooperazione regionale».

L’apertura

La progressione di politiche di apertura transfrontaliere va di pari passo con la strategia di libero mercato continentale. L’African Continental Free Trade Area (AfCFTA), ratificato da tutti i paesi africani tranne l’Eritrea, fonderà oltre cinquanta economie in un unico mega-mercato competitivo di oltre un miliardo di persone, rendendolo una delle più grandi aree di libero scambio al mondo.

Al 37esimo summit dell'Unione Africana (Ua) tenutosi tra il 14 e il 19 febbraio scorsi ad Addis Abeba, presenti circa trenta presidenti e capi di governo, si è discusso di tanti temi, alcuni scottanti come i tanti colpi di stato, i conflitti, il terrorismo, l'impatto dei cambiamenti climatici. Ma si è cercato anche di andare oltre e di dare impulso ai tanti elementi di sviluppo e di progresso che si registrano nel continente. L’ AfCFTA, in questo senso, è centrale.

L’Ua, infatti, come riporta Al Jazeera, crede che il trattato rivoluzionerà gli scambi commerciali in un continente in cui i livelli di commercio tra paesi sono ancora scarsi, con la maggior parte delle importazioni provenienti da nazioni extra-africani come la Cina.

Gli obiettivi principali dell'AfCFTA sono di approfondire l'integrazione economica in Africa aumentando il flusso di beni e servizi tra i paesi in modo semplice e a basso costo, incrementando gli investimenti, eliminando le barriere commerciali e promuovendo, come sta avvenendo, politiche di apertura dei visti.

L'Ua vuole inoltre sfruttare il piano per aumentare la produzione locale e lottare per una maggiore influenza nel commercio globale, a cui l'Africa attualmente contribuisce solo per il 3 percento. Secondo l’Unione Africana l'accordo aumenterà le entrate e farà uscire dalla povertà 30 milioni di africani in condizioni di emergenza umanitaria.

L’accoglienza dell’accordo sembra buona in tutto il continente e continuano gli sforzi per favorire l’implementazione anche se, sempre secondo Al Jazeera, «l'azione reale è stata ritardata e i potenziali immediati benefici continuano a slittare»: un fattore che fa emergere dubbi sulla reale capacità dell'Ua di portare a termine, almeno nel breve tempo, il piano in modo adeguato. Secondo molti osservatore, però, il processo innescato non si fermerà.

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