«Quello degli abusi da parte dei ministri della chiesa cattolica negli Stati Uniti è un pozzo senza fondo», dice padre Boniface Ramsey, sacerdote della parrocchia di Saint Joseph a Yorkville, New York. Anche il suo nome compare nel dossier di oltre 400 pagine sulla condotta del cardinale Theodore McCarrick, reso pubblico dal Vaticano. Nel 2019 McCarrick è stato ridotto allo stato laicale per abusi commessi su minori.

Dopo due anni di indagini coordinate dall’avvocato americano Jeffrey Lena, il report svela la lentezza e talvolta le negligenze delle gerarchie nel perseguire la giustizia sui casi di abuso compiuti dall’ex cardinale. «Il dossier dice quello che molti già sapevano, la condotta di McCarrick era conosciuta da molti prelati statunitensi», spiega padre Ramsey, che diversi anni prima che scoppiasse lo scandalo ha segnalato invano il caso.

Il report è la raccolta più esaustiva e completa su un caso tenuto sotto chiave per oltre quarant’anni, costellato da accuse anonime e segnalazioni, spesso poco considerate anche da chi avrebbe avuto la responsabilità di provvedere.

Astro del clero statunitense, McCarrick ha raggiunto posizioni rilevanti nella curia, conducendo una vita parallela di abusi reiterati e molestie, in larga parte verso i seminaristi. «Era noto che aveva incontri promiscui con i seminaristi nella sua casa al mare in New Jersey, almeno dalla fine degli anni Ottanta», spiega Ramsey.

Nel 1986 quando il domenicano è venuto a conoscenza dei fatti da alcuni seminaristi. Ma, come svela il dossier, il confine tra i pettegolezzi e casi accertati è stato per anni labile. Se in molti sapevano, in pochi ammettevano: McCarrick, all’epoca incardinato nella diocesi di Newark, nel New Jersey, era un uomo influente e questa dinamica di potere costituiva la pietra tombale su qualsiasi volontà di testimoniare.

Le pagine del dossier sono colme di lettere anonime inviate dagli anni Ottanta agli anni Novanta: missive piene di accuse, spesso ignorate da chi avrebbe dovuto verificarle. Tra i tanti, colpisce il caso dell’allora arcivescovo di New York, John O’Connor, che ha avuto con McCarrick una fitta corrispondenza senza mai nutrire dubbi sui suoi comportamenti.

Molti sapevano

Le svariate lettere che padre Ramsey ha inviato negli anni mostrano il desiderio di non creare scandalo, oggi percepito come anticamera di un agire tiepido. «Ho preso forza solo quando, con mia somma sorpresa, ho saputo che anche il mio barbiere ne era a conoscenza. I comportamenti di McCarrick non erano più un segreto».

Nel pieno dell’anno giubilare del 2000, Ramsey ha scritto una lettera al nunzio Gabriel Montalvo, lo stesso che – ricorda il dossier – ha avviato un’indagine su McCarrick attraverso i vescovi Breen, Hughes e Smith. Le loro conclusioni, che hanno scagionato l’allora arcivescovo, hanno messo temporaneamente fermato ulteriori verifiche. La lettera di Ramsey, però, è arrivata in Vaticano: la cita lo stesso dossier, perché è stata letta da papa Giovanni Paolo II.

Ciononostante – recita il report – «papa Giovanni Paolo II prese personalmente la decisione di nominare McCarrick» arcivescovo di Washington, ma si svela anche un dettaglio importante: McCarrick aveva spudoratamente mentito al papa sulla sua condotta. In una lettera del 2000 al segretario del pontefice ha scritto: «Nei settanta anni della mia vita, non ho mai avuto rapporti sessuali con alcuna persona, maschio o femmina, giovane o vecchio, chierico o laico, né ho mai abusato di un’altra persona o l’ho trattata con mancanza di rispetto». Il papa ha creduto alla sua versione.

Fra Giovanni Paolo II e il prelato c’era un rapporto di stima reciproca almeno dagli anni Settanta, e questo potrebbe aver influito sulla nomina, anche se l’ex cardinale era interprete di una sensibilità liberal in netto contrasto con quella del papa polacco.

D’altro canto, ha pesato il silenzio del clero americano, che non ha informato direttamente il pontefice su eventuali sospetti, bollandoli spesso come tentativi di minare la credibilità di McCarrick.

Non lo ha fatto nel 1995 quando, alla vigilia della sua visita alla diocesi di Newark, papa Giovanni Paolo II ha incaricato il cardinale Agostino Cacciavillan, nunzio negli Stati Uniti, di informarsi sull’allora arcivescovo. Nella sua relazione finale si parla di «possibili maldicenze o esagerazioni» davanti ai dubbi sulla condotta di McCarrick, sebbene fossero avanzate da Madre Mary Quentin Sheridan, Superiora Generale delle religiose di Alma, in Michigan.

La posizione di Benedetto XVI

Ma negli anni il caso McCarrick è rimasto aperto, alimentato da dubbi e testimonianze via via più numerose. Un brusco cambio di rotta è stato intrapreso da papa Benedetto XVI.

Il dossier rivela un dettaglio interessante: la testimonianza di un sacerdote (citato come “prete 1”), ritenuta inaffidabile sotto Wojtyla, viene presa in considerazione da Ratzinger: «Alla fine del 2005, la Santa Sede cambiò drasticamente il suo orientamento e cercò con un urgenza un nuovo arcivescovo per la sede di Washington, richiedendo a McCarrick di dimettersi “spontaneamente” dall’ufficio dopo la Pasqua del 2006», recita il dossier.

Ma il documento specifica che nessun processo canonico è stato intrapreso, diversamente da quanto proposto dall’allora nunzio a Washington Carlo Maria Viganò e dai suoi superiori, l’allora segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il Sostituto, Leonardo Sandri: «Invece, si decise di fare appello alla coscienza e allo spirito ecclesiale di McCarrick, indicandogli che, per il bene della Chiesa, avrebbe dovuto (…) ridurre al minimo i viaggi».

«Ratzinger sperava che McCarrick sparisse. Gli fu proibito di volare, ma si recò spesso a Roma. McCarrick non diede grande attenzione a Benedetto XVI, e Benedetto XVI non fu così fermo nella sua decisione», dice Ramsey.

Perché così tardi?

Perché non sono state prese decisioni più drastiche allora? Nel documento viene sottolineato che i mancati procedimenti su McCarrick fossero dovuti a mancanza di «accuse credibili su minori». Le molestie e gli abusi di McCarrick noti alla Santa sede coinvolgevano adulti: questo è bastato per non prendere seri provvedimenti e delegare tutto al buon senso del prelato.

Eppure, tra le primissime denunce compare una lettera scritta negli anni Ottanta da una madre di famiglia, che aveva sorpreso l’allora vescovo di Metuchen in atteggiamenti ambigui con i suoi due figli minorenni.

Soltanto nel 2017, appresa la prima accusa di abuso sessuale su un minorenne, papa Francesco, che – come spiega il dossier – «non vide la necessità di modificare la linea dei suoi predecessori», ha chiesto le dimissioni di McCarrick dal collegio cardinalizio, per essere infine ridotto allo stato laicale.

Nel report, la segreteria di Stato smentisce le accuse avanzate da Viganò su La Verità nel 2018: «Nessun documento supporta il racconto di Viganò, e le prove su ciò che ha detto sono oggetto di ampia disputa», si legge.

Due anni di indagini non colmeranno oltre trenta di abusi da parte di uno dei vertici del clero statunitense, ma gettano luce inedita su un contesto clericale su cui ha pesato, nero su bianco, una condotta omertosa. «Credo che molte cose verranno alla luce», conclude padre Ramsey.

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