In Italia si è data poca importanza a un avvenimento che invece ha avuto un certo risalto in Europa e nel mondo. Marine Le Pen, leader del Rassemblement national durante la visita in Polonia per costruire una nuovo polo sovranista in Europa, ha onorato il monumento ai caduti del Ghetto di Varsavia, un evento simbolico da non sottovalutare.

Questo avvenimento, a mio avviso grave, è purtroppo passato inosservato ai più perché schiacciato mediaticamente dalla seguente riunione tra le forze di estrema destra in Europa, ma non a tutti. In particolare allo storico polacco Jan Grabowski, lo stesso perseguitato dai nazionalisti polacchi, che sui social ha biasimato la cerimonia, svoltasi in maniera ufficiale con tanto di guardie d’onore polacche.

Oltre da lui anche da Abraham Foxman, sopravvissuto della Shoah e presidente emerito dell’Anti Defamation League (Adl) che ha parlato di «una impudenza politica» e di «un affronto alla memoria delle vittime che sono morte nel ghetto di Varsavia». Purtroppo dal mondo della politica nessuna voce critica si è levata. L’evoluzione negli ultimi anni delle destre che affondano le proprie radici in quei regimi totalitari che avevano governato l’Europa durante la prima metà del Novecento, ha conosciuto uno sviluppo in parte inaspettato. La caduta del muro di Berlino prima e la nascita dei movimenti sovranisti poi, hanno cambiato le modalità d’approccio a questi temi, non più affrontati in maniera dualistica, ma con un atteggiamento ambiguo senza mai effettivamente prenderne una distanza netta e definitiva.

Il contesto

Da tempo la figlia di Jean-Marie Le Pen ha voluto apertamente dissociarsi dal padre e dalle sue posizioni apertamente antisemite e negazioniste dell’Olocausto, questo passaggio potrebbe far pensare a un rafforzamento di questo percorso intrapreso ormai da vari anni.

Non dimentichiamoci però del contesto dove è avvenuto tutto questo, la Polonia di Jaroslaw Kaczynski e Mateusz Morawiecki, paese che da tempo ha imboccato una strada che autoassolve la Polonia dalle tante responsabilità che ha nella Shoah. Un paese in aperto scontro con la Ue su varie tematiche legate ai diritti di donne e Lgbt. Questo sta accadendo anche in Francia, patria della stessa Le Pen, dove il suo competitor alla carica di presidente di Francia, Éric Zemmour, politico d’ascendenza ebraica, minimizza le responsabilità della Francia di Vichy nella collaborazione con l’occupante nazista per la persecuzione degli ebrei.

Questa è la deriva delle nuove destre in Europa: minimizzare le colpe nazionali rispetto la Shoah e la collaborazione con i tedeschi e mettere tutto in parallelo con i crimini dello stalinismo sovietico per creare un’enorme melassa dove tutti sono stati egualmente vittime e carnefici. Non è stato questo.

La navigata politica francese è naturalmente ben cosciente che questa situazione polacca poteva farle fare dei passi rispetto alle nuove posizioni, che lei aveva assunto rispetto alla Shoah e alla Seconda guerra mondiale.

Quest’ultimo evento è un ulteriore avanzamento di queste politiche. La visita di Le Pen a Varsavia è l’ennesimo caso di uso politico della storia: mentre omaggia i caduti del ghetto sostiene idee e politiche contrarie a quegli ideali. L’omaggio a un memoriale non può e non deve essere un rituale vuoto, ma deve avere una valenza pratica di adesione ai valori che ci sono sottesi dietro, non altro.

Se questo è vero quella celebrazione è un’offesa alla memoria di quei caduti e di quei morti che hanno un significato altissimo, non solo nel mondo ebraico, ma per tutti noi. Non dimentichiamo che davanti a quel monumento nel 1970 si è inginocchiato Willy Brandt, cancelliere tedesco, quello è il luogo dove la Germania ha chiesto scusa al mondo per i propri crimini.

Allo stesso tempo rappresenta il martirio e la strenua resistenza del popolo ebraico davanti al nazismo. Su certi simboli non si può essere leggeri, non possono essere oggetto di strumentalizzazioni politiche dovute a problematiche di stretta attualità, come sembra essere questo incontro di Varsavia. Il fatto che questa notizia in Italia sia passata sotto silenzio non è un buon segnale: ci stiamo abituando a queste strumentalizzazioni e anche a un’appropriazione indebita di luoghi e simboli da parte di persone che non hanno né titolo né valori per omaggiare quelle persone.

Purtroppo questo è il pericolo più grande, l’assuefazione, il non fare più caso al fatto che questi comportamenti di fatto hanno un’incidenza importante e diretta sulla nostra vita e sui nostri diritti o quelli dei nostri vicini. La Shoah, la resistenza al nazifascismo, sono le radici politiche della nostra Europa, su di essi poggiano le democrazie, non dimentichiamocelo mai.

 

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