Il discorso sullo stato dell’unione che Joe Biden pronuncerà intorno alle tre di notte di mercoledì (orario italiano) fornirà un primo riscontro sulle ripercussioni che l’abbattimento del pallone aerostatico cinese avrà sulle già pessime relazioni tra Washington e Pechino. I repubblicani (che hanno la maggioranza alla camera e 49 seggi su 100 al Senato) vorrebbero che il presidente mostrasse i muscoli. La strategia di sicurezza nazionale di Biden ha già definito la «Repubblica popolare cinese la sfida geopolitica più significativa per l’America».

Biden era stato informato martedì scorso della presenza di quello che il Pentagono è “sicuro” fosse un pallone spia, che ha sorvolato gli Stati Uniti per giorni a un’altitudine di oltre 18mila metri, passando anche sul Montana, dove in una base dell’Air Force sono custoditi i missili balistici intercontinentali Minuteman III.

Sabato sera il presidente ha infine ordinato agli F-22 di levarsi in volo per distruggerlo. Un’operazione portata a termine in diretta tv, mentre il velivolo aveva superato di poche miglia la costa della Carolina del sud ed era ormai sull’oceano Atlantico. Così i suoi frammenti, precipitando, non avrebbero potuto provocare danni. Secondo il Pentagono, la lunga attesa prima di colpirlo è servita anche a “studiare” l’intruso e il suo equipaggiamento, i cui resti sono finiti in un tratto di mare poco profondo. Dalla loro analisi sarà possibile accertare la funzione di quello che Pechino difende come un apparecchio meteorologico.

«La Cina disapprova fortemente e protesta contro l’attacco degli Stati Uniti a un dirigibile civile senza pilota» e si riserva il diritto di «ulteriori risposte che dovessero rivelarsi necessarie», ha reagito domenica il ministero degli Esteri. Il governo di Pechino prova così a ribaltare le accuse su Washington, sostenendo di aver segnalato “ripetutamente” all’amministrazione Biden che il velivolo avesse funzioni unicamente civili e che era entrato nello spazio aereo Usa accidentalmente.

Il precedente

L’incidente del pallone aerostatico made in China ha un precedente nel 1960, in piena Guerra fredda. Il 1° maggio, un aereo spia U-2 statunitense fu abbattuto appena entrò nello spazio aereo sovietico e lo scontro diplomatico che ne seguì causò l’annullamento di un vertice tra Nikita Kruscev e Dwight Eisenhower, un incontro importante come quello che avrebbe dovuto avere luogo domenica tra Antony Blinken e la leadership cinese.

Sarebbe stato il primo viaggio in Cina di un segretario di stato Usa dal 2018, ma è stato cancellato appunto dopo l’avvistamento della mongolfiera cinese. Dopo che, il 14 novembre scorso, Biden e Xi Jinping si erano confrontati per oltre tre ore a margine del G20 in Indonesia, l’arrivo di Blinken avrebbe dovuto – secondo quanto avevano convenuto a Bali i due capi di stato – favorire la riapertura del dialogo tra Cina e Stati Uniti.

In seguito però Pechino è stata costretta sulla difensiva, dovendo subire la pressione economica, diplomatica e militare di Washington.

La pressione Usa

Negli ultimi giorni gli Stati Uniti hanno convinto i governi di Giappone e Olanda – sedi dei colossi Tokyo Electron e Asml – a imporre restrizioni all’esportazione in Cina di macchinari per la fabbricazione di microchip. Il dipartimento del commercio ha spiegato che «i controlli multilaterali sono più efficaci dei controlli unilaterali, e l’impegno straniero su questi controlli è una priorità».

Lo stesso ministero ha allargato il divieto di esportazioni Usa contro Huawei a ulteriori tecnologie (meno avanzate di quelle già proibite): il colosso cinese sta accusando un colpo dopo l’altro. Poi c’è la questione Taiwan, con il nuovo speaker della Camera dei rappresentanti, Kevin McCarthy, che ha annunciato l’intenzione di replicare la visita a Taipei della sua predecessora Nancy Pelosi.

Infine i movimenti del Pentagono e della Nato, che hanno raggiunto nuovi accordi per l’impiego di basi e per la cooperazione di difesa con le Filippine, il Giappone e la Corea del sud per contrastare l’assertività cinese.

Il pallone aerostatico è davvero sfuggito al controllo di Pechino oppure è stato inviato – i cinesi sanno che gli Stati Uniti hanno la capacità di individuare un velivolo che sorvola il loro territorio a 18mila metri – per essere abbattuto e far saltare un incontro che si annunciava più che problematico?

Comunque sia, l’incidente evidenzia che, al di là della retorica ufficiale, il dialogo tra Pechino e Washington è fermo, prigioniero di una rivalità strategica che rischia di andare fuori controllo a ogni errore o provocazione, di una parte o dell’altra.

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