Le autorità bangladesi hanno comunicato che 1.600 rifugiati di etnia Rohingya si sono imbarcati per raggiungere l’isola remota di Bhasan Char. L’annuncio ha scatenato le proteste delle associazioni per i diritti umani che accusano il governo del Bangladesh di costringere i rifugiati a spostarsi contro la loro volontà sull’isola. Secondo gli attivisti,  Bhasan Char non è un posto sicuro a causa delle frequenti inondazioni che colpiscono che l’isola. Il governo del paese ha negato di avere usato la forza sui Rohingya, ma ha rifiutato di concedere alle Nazioni unite l’autorizzazione per ispezionare il territorio dell’isola.

Un esodo lungo tre anni

Circa 730mila Rohingya si trovano in Bangladesh dopo essere scappati tre anni fa dal Myanmar, loro paese di origine. Nel 2017 il governo birmano guidato da Aung San Suu Kyi ha lanciato un’offensiva repressiva senza precedenti contro l’etnia. Le Nazioni unite hanno condannato le azioni del Myanmar accusato apertamente di «genocidio» nei confronti dell’etnia. Il governo di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace nel 1991 e rieletta nelle ultime elezioni di novembre, ha però rigettato le accuse dicendo che le azioni repressive erano dirette solo contro i terroristi che minacciavano la stabilità della nazione. Il giorno dopo le elezioni il partito governativo ha detto di essere pronto a includere le minoranze etniche nell’azione governativa.

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