Durante il nostro evento L’Europa di Domani, il 23 e 24 novembre alla Camera di Commercio di Roma, Mattia Ferraresi ha incontrato la politologa Mara Morini, professoressa associata di Scienza politica all’università di Genova; e Mario Giro, presidente di Dante Lab, professore di relazioni internazionali all’università per stranieri di Perugia ed ex vice ministro degli Esteri, per discutere dei nuovi fronti della guerra globale. 

Tema di particolare urgenza, mentre siamo in attesa degli sviluppi dalla Striscia di Gaza e ci arrivano quotidiani aggiornamenti dello stallo tra Russia e Ucraina e non solo. Come ricorda Ferraresi «anche Taiwan è una questione aperta». Si potrebbe parlare di una guerra mondiale a puntate forse, ma Giro e Morini non la pensano proprio così. «Ogni conflitto ha delle origini specifiche – dice Morini – basti pensare anche ai tanti altri paesi in guerra, spesso guerre civili in cui in una certa misura intervengono le superpotenze». Per Morini «l’unico filo rosso che lega i conflitti è la sfida che Russia e Cina pongono all’egemonia statunitense».

Geopolitica delle emozioni

Giro, pur condividendo la posizione di Morini, dà una lettura che fa ricorso a categorie ancora più generali per spiegare la situazione, che si basa su due pilastri: innanzitutto «la guerra è stata di nuovo sdoganata come strumento di risoluzione delle controversie» e in secondo luogo «la geopolitica è dominata dalle emozioni».

Se la politica e la geopolitica in particolare, sono dominate da emozioni cadono le riflessioni su un possibile «meccanismo dietro i conflitti», meccanismo che sicuramente esiste, ma che non è la causa scatenante dei conflitti. Non bisogna dimenticare «l’odio tra il popolo ebraico e quello palestinese», è quello la vera «causa del conflitto». Giro avverte che le emozioni possono diventare politica, «prima influenzano la cultura e poi hanno i loro effetti politici, come è successo nel Romanticismo».

Polarizzazione mediatica

Ma l’entrata in gioco delle emozioni, porta obbligatoriamente ad ampliare il discorso. Se sono le emozioni a governare la politica, almeno una parte della colpa è da attribuire «ai media e ai social media» secondo Morini. In Italia l’opinione pubblica e i mezzi di comunicazione sono «più polarizzati che in altri stati come Regno Unito o Stati Uniti», ma secondo la politologa si tratta di un «tratto connaturato alla nostra storia e cultura», rimaniamo sempre il popolo diviso in «guelfi e ghibellini».

Guerra di Gaza

Entrando nel vivo dell’attualità, la preoccupazione principale per la guerra tra Israele e Hamas, riguarda il futuro della regione. Secondo Giro «Hamas sa che sarà sconfitto, agisce già ora in quest’ottica», il che ci porta anche a «escludere che quella a Gaza sia una guerra per procura dell’Iran». La soluzione dei due stati è difficile dal punto di vista degli israeliani, «che hanno paura di un possibile nuovo attacco», ma lo è ancora di più se si considera che da parte palestinese non c’è un interlocutore valido. La colpa non è solo dei palestinesi in questo caso, ma anche dell’occidente che «rifiuta di parlare con Hamas» e ha messo Abu Mazen e l’Anp «a prendere polvere». 

Il fronte ucraino

Un’autocritica che si può fare anche se si pensa al conflitto in Ucraina. Giro e Morini non accusano l’Unione europea di aver «sostenuto l’iniziale resistenza eroica del popolo ucraino», ma Morini non può nascondere che «l’Unione europea avrebbe dovuto fare un passo in più: negoziare con Putin». Il mancato negoziato all’inizio ha solo fatto il gioco del “nemico” congelando il conflitto. Il presidente russo, ha «fin da subito parlato di negoziato, così come ha anche ripetuto ieri al G20» ci ricorda Morini, aggiungendo anche che lo «spingere per una controffensiva e poi rimanere delusi dalla stessa, perché in effetti Kiev non è stata messa in condizione di vincerla realmente» è un errore dell’Europa.

Sud Globale

Una sfida che non è stata dimenticata durante questo panel è la possibile unione dei paesi del “sud globale” in funzione anti occidentale. Per la verità Giro non vede davvero il rischio di una effettiva unione del sud globale, basterebbe guardare alla «rivalità tra Cina e India», non solo, «il sentimento anticoloniale non è una novità» del XXI secolo ci ricorda lo stesso. Anche Morini non crede in un unico sud globale, espressione peraltro che entrambi preferiscono non usare, ma la politologa pone l’attenzione «su Russia e Cina che hanno occupato posizioni quando invece l’occidente era distratto», focalizzandosi sul tentativo che i paesi del cosiddetto sud globale adesso si trovano ad intraprendere: «Sanno già come sono stati trattati dall’occidente, non hanno nulla da perdere a vedere come lo saranno da parte di Russia e Cina».

Dall’interno all’internazionale

Lo scenario che i due ospiti hanno quindi dipinto è quello di un mondo, in cui la politica è preda delle emozioni, e in cui prevalgono le medie potenze, come la «Turchia» ci dice Giro, che trovano il loro spazio per agire in ogni crisi internazionale, in modo da avere un tornaconto personale, perché come ci ricorda Morini «la politica internazionale è sempre legata a quella domestica».

Gli altri incontri

Nei due giorni di incontri e dibattiti in programma giovedì e venerdì verranno indagati i temi centrali del progetto europeo. Per affrontare le trasformazioni della vita pubblica – dall’economia alla politica, dalla giustizia alla letteratura fino allo sport – con i giornalisti di Domani saliranno sul palco esponenti delle istituzioni, leader politici e sindacali, ministri e analisti. 

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