Durante la conferenza di fine anno del 14 dicembre, il presidente russo, Vladimir Putin, ha citato una massima di Otto von Bismarck: «Le guerre non vengono vinte dai generali, ma dagli insegnanti e dai parroci».

Chiosa di Putin: «Aveva assolutamente ragione. Educare i giovani ad essere patrioti è importante. E stiamo già iniziando a farlo. Più di mille combattenti dell’operazione militare speciale lavorano nelle scuole e con gruppi di bambini. La Russia continuerà ad espandere questo lavoro».

L’educazione patriottica a cui fa riferimento ha fatto un balzo in avanti grazie a una riforma dei testi scolastici. Putin ha ricordato che nel paese circolavano circa 65 versioni dei libri di storia che raccontavano episodi cruciali in modi troppi diversi. 

«Abbiamo bisogno di una sorta di versione fondamentale dello stato, che dovrebbe essere comunicata a tutti coloro che leggono questo libro di testo, perché come sapete, oggi un bambino domani sarà un cittadino», ha detto in risposta alle critiche. 

Riforma dei libri di storia

Già nel 2022 circolavano voci su un cambiamento dei libri di testo nelle scuole secondarie, entrato in vigore solo a partire del 1° settembre 2023.

Il nuovo libro di testo ha riscritto la storia dal 1970, aggiungendo alcuni eventi assenti nelle versioni precedenti come l’ingresso nella Federazione russa delle Repubbliche popolari di Donetsk, Lugansk e Zaporizhzhia e l’inizio dell’«operazione militare speciale», il termine utilizzato dal Cremlino. 

Uno degli autori del nuovo libro di testo, Vladimir Medinskij, assistente del presidente nonché ex ministro della Cultura fino al 2020, lo ha definito «patriottico e informativo». 

Già dalle prime pagine informa i giovani lettori dello scopo del nuovo libro: «Non c’è dubbio che la sfida posta dall’occidente renderà il nostro Paese più forte e il popolo multinazionale russo ancora più unito. Voi, eredi della gloria dei nostri padri e nonni, dovrete aumentare la gloria e la forza della nostra patria».

Il nuovo libro presenta la Russia come la vittima della destabilizzazione dell’occidente attraverso le rivoluzioni colorate degli anni 2000 e l’invio delle armi e denaro che hanno reso «inevitabile» la guerra. 

Anche il segretario del Consiglio di sicurezza, Nikolaj Patrušev, è favorevole alla modifica dei libri di testo. «Nelle condizioni della guerra informativa e psicologica scatenata dall’occidente contro la Russia, è necessario garantire l’attuazione della politica statale di informazione per rafforzare il ruolo dei valori tradizionali spirituali, morali e storico culturali russi», ha detto in un’intervista all’agenzia Ria Novosti. 

«È importante prevenire la falsificazione della storia, preservare la memoria storica e garantire la continuità delle generazioni», ha aggiunto. 

L’Ong Amnesty International ha denunciato la decisione russa per violazione del diritto ai bambini a un’istruzione adeguata e di qualità, nonostante la Russia sia vincolata agli obblighi del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e della Convenzione sui diritti dell’Infanzia.

«Il libro di testo nasconde la verità e travisa i fatti riguardo a gravi violazioni dei diritti umani e crimini di diritto internazionale commessi dalle forze russe contro gli ucraini», ha detto la ricercatrice Anna Wright.

La propaganda russa funziona?

Dalla struttura sovietica, la Russia di Putin ha mantenuto l’idea della propaganda come un campo di battaglia ideologico dove funziona la contrapposizione fra “noi” e “loro”. Già nel 2021, una percentuale tra 73 e 84,7 per cento dei giovani russi percepiva le «minacce straniere» come la preoccupazione principale. Lo riporta il un sondaggio condotto dall’accademia russa delle Scienze intitolato La gioventù e la Russia del Futuro.

Secondo gli ultimi sondaggi di Levada Center, un’organizzazione russa indipendente e non governativa, ad ottobre 2023 il 62 per cento dei giovani tra 18 e 24 anni ha espresso il suo diretto sostegno alla guerra. Il dato è inferiore rispetto all’82 per cento degli intervistati più anziani, ma in crescita rispetto ai dati raccolti a luglio 2022, anno dell’inizio del conflitto, che mostravano un sostegno del 57 per cento.

Il monitoraggio dell’opinione pubblica russa sulla guerra in Ucraina non è semplice da controllare a causa del forte controllo dello spazio della libera espressione.

Elena Koneva, fondatrice dell’agenzia di ricerca ExtremeScan, ha detto però che «gli analisti hanno imparato a gestire ed evitare pressioni autoritarie». Il metodo scelto è quello di dare la possibilità di non esprimersi. Nei sondaggi di ottobre, circa il 12 per cento ha scelto di non esprime opinioni riguardo alla guerra, un dato tendenzialmente stabile dall’inizio del conflitto. 

© Riproduzione riservata