Rinviata al 14 settembre l’udienza nel procedimento che vede imputati i due funzionari del Programma alimentare mondiale dell’Onu (Pam) i funzionari Rocco Leone e Mansour Rwagaza per «omesse cautele» e gravissime inadempienze nell’allestimento della missione che il 22 febbraio del 2021 costò la vita all’ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e l’autista congolese Moustafà Milambo nella regione del Kivu del Nord, Repubblica Democratica del Congo.

La decisione del giudice, la dottoressa Mosetti, arriva dopo che nell’udienza del 7 luglio si è ritenuto stralciare la posizione del Rwagaza a cui non era arrivata ufficialmente la notifica del rinvio a giudizio essendo irreperibile, e di procedere solo con Rocco Leone. Per quest’ultimo, però, la difesa ha sollevato l’eccezione dell’immunità diplomatica. Date quindi le sopravvenute complicazioni, il giudice ha ritenuto opportuno rinviare al 14 settembre per consentire al pm e alle parti civili di replicare.

La famiglia esce dal processo

Tra le parti che si sono costituite, non figura la famiglia Attanasio. L’avvocato Rocco Curcio, legale di Salvatore Attanasio, padre dell’ambasciatore, ha fatto infatti sapere al gup che la famiglia e la moglie Zakia Seddiki, trovato un accordo stragiudiziale con il Pam, hanno deciso di uscire dal processo. All’apertura dell’udienza preliminare del 7 luglio, Curcio ha anche dichiarato che l’incasso ottenuto dall’accordo sarà interamente devoluto alle tre figlie del diplomatico assassinato senza che però ciò significhi l’abbandono della ricerca della verità. «Pretendiamo che il processo faccia emergere tutte le responsabilità che sono dietro all’uccisione di mio figlio», ha detto ai giornalisti Salvatore Attanasio a margine dell’udienza.

La famiglia del carabiniere Vittorio Iacovacci, invece, ha rifiutato l’accordo e continuerà a essere parte civile in tribunale assieme al Comune di Limbiate e alla Associazione Vittime del Dovere.

L’Italia assente

Ma a fare rumore è senza dubbio la mancata costituzione di parte civile dello Stato Italiano.  «Siamo rimasto allibiti per il comportamento dello Stato Italiano – ha dichiarato a Domani Salvatore Attanasio – è un’assenza gravissima. La nostra mancata costituzione è dovuta all’interesse che avevamo ad avere almeno il risarcimento e tutelare le piccole figlie di Luca e Zakia, ma lo Stato ha un altro ruolo e altri scopi, non può esimersi dal rappresentare due suoi servitori. Luca e Vittorio erano lì perché inviati dallo Stato, non erano certo in gita, è quindi incomprensibile la scelta di non presentarsi. L’assenza delle istituzioni italiane, secondo noi, rende più debole la procura ed è anche per questo che in udienza gli avvocati di Leone hanno tranquillamente affermato che solo l’Onu può revocare l’immunità, nessun giudice italiano può farlo. È stato frustrante poi sapere in udienza dai legali di Leone che nessuno al Pam abbia mai ricevuto richiesta di revoca di immunità da parte della Farnesina, quando a noi, il Pam, ha sempre detto che avrebbe fatto di tutto per accertare la verità».

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