Liz Truss era entrata a Downing Street presentandosi come la nuova lady di ferro. Ne esce a pezzi come un vaso di coccio, dopo soltanto un mese e mezzo. Questo giovedì ha annunciato le sue dimissioni, lascia la leadership del partito e poi, dopo che i conservatori avranno scelto il successore, cederà anche l’incarico di premier.

La successione sarà rapidissima, come lo è stata la premiership: entro la prossima settimana si saprà chi è la nuova guida del partito e del paese. La emula di Margaret Thatcher supera ogni record, pure quello di George Canning, che un paio di secoli fa non era arrivato ai 120 giorni. A interromperne il mandato fu però la morte, mentre la fine di Truss è tutta politica.

L’hanno decratata prima le reazioni dei mercati e poi il tribalismo dei conservatori. Una volta innescata la miccia del “mini budget”, con il massiccio taglio fiscale, non c’è stato più modo di fermare la valanga: anche sacrificare il braccio destro Kwasi Kwarteng non è bastato, e così è caduta direttamente la prima ministra. I mercati, che di fronte alle politiche di Truss erano andati in fibrillazione, hanno reagito all’annuncio con freddezza. A freddo serve la sua vendetta anche Boris Johnson.

A settembre, quando dopo lunghe resistenze aveva infine dovuto congedarsi dal palazzo di governo, si è paragonato a Cincinnato che «torna al suo aratro». Come è stato notato il giorno del discorso di addio di Johnson, Cincinnato torna però poi nell’agone politico in fase emergenziale e viene eletto dittatore una seconda volta.

Questo giovedì le indiscrezioni sul suo ritorno nella corsa alla leadership si sono fatte sempre più pressanti. Certo è che Rishi Sunak, sconfitto da Truss nella competizione interna tra i conservatori di questa estate, ha ora l’occasione per prendersi una rivincita.

I mercati e la caduta

Chi ha ucciso politicamente Truss, i mercati o i conservatori? «Senz’altro la reazione dei mercati ha creato questa situazione, poi però ci sono stati anche errori di esecuzione», dice l’economista Anton Muscatelli, rettore dell’università di Glasgow. Il 23 settembre è stato annunciato il cosiddetto “mini budget”, il governo Truss sosteneva infatti che si trattasse di una mini manovra. «Ma in realtà – spiega Muscatelli – ciò che Downing Street stava ventilando erano enormi tagli fiscali da effettuare senza copertura finanziaria. La promessa era di generare crescita, in realtà si sarebbe creato solo un enorme deficit fiscale». Questo ha generato le reazioni dei mercati.

Gli effetti si sono sentiti immediatamente: «Nel Regno Unito quando sale lo spread, visto che molte famiglie hanno mutui a tassi variabili, se i tassi saltano dal 2 al 5 per cento si percepiscono subito gli effetti». La destra liberista di Truss è stata punita dai mercati perché «le sue politiche non erano ben fondate e i mercati in questi casi possono svolgere una funzione riequilibratrice; vale anche nei confronti dei populismi di destra».

Quando parla di errori di esecuzione che si sono aggiunti all’errore della manovra in sé, Muscatelli si riferisce poi agli equilibri istituzionali che la premier uscente ha fatto saltare. «Il governo Truss fatto alcuni errori madornali: ha licenziato il direttore generale del Tesoro, si è rifiutato di condividere con la Banca d’Inghilterra quel che stava per fare con il “mini budget”, e come se non bastasse ha chiesto all’Office for Budget Responsibility, l’agenzia indipendente che commenta le leggi finanziarie, di risparmiarsi il suo parere».

Al nuovo governo spetterà la ricostruzione di questi equilibri frantumati.

Il tribalismo conservatore

Ma prima ancora, per avviare un nuovo esecutivo bisogna ricomporre le fratture interne ai conservatori. Dopo aver scelto per la sua squadra i suoi fedelissimi e aver spazzato via l’entourage del suo rivale Sunak, Truss ha dovuto fare i conti con il disastro del “mini budget”: indiscrezioni e discredito si sono accumulati, è venuto fuori che subito dopo aver annunciato l’operazione il fedele Kwarteng era a pasteggiare con lo champagne assieme ai finanziatori del partito nonché principali beneficiari della sforbiciata di tasse. Lui e il “mini budget” sono stati defenestrati.

Ma nel frattempo Truss si è dovuta appoggiare alla stampella dell’ala moderata del partito. La conclusione di questa storia è che la leader ha finito per scontentare un po’ tutti, e questo giovedì ha ammesso di non essere in grado di andare avanti. Secondo il Times, Johnson è pronto a tornare sulla scena. Rishi Sunak compete sperando, da favorito questa volta, di arrivare a Downing Street. «Basta con gli esperimenti», dice il leader laburista Keir Starmer: invoca le elezioni, e altrettanto fa la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon.

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