Il pallone spia che ha sorvolato gli Stati Uniti e che per il Pentagono appartiene «sicuramente» alla Repubblica popolare cinese ha causato il rinvio dell’incontro, previsto per il fine settimana a Pechino, tra il segretario di stato americano, Antony Blinken, e la leadership cinese, organizzato per favorire una distensione delle relazioni, tesissime, tra i due paesi.

Il percorso del velivolo – che il ministero della difesa Usa ha descritto come grande quanto tre autobus, in viaggio a un’altitudine superiore a quella dei voli di linea (oltre i 10.000 metri di quota) – secondo quanto riferito dallo stesso ministero veniva seguito da diversi giorni quando ieri è entrato nello spazio aereo statunitense, «senza rappresentare alcuna minaccia militare né fisica per le persone a terra», ha dichiarato il portavoce Patrick Ryder.

Un funzionario della Difesa ha raccontato alla Cnn che «casi di questo tipo di attività sono già stati osservati negli ultimi anni, anche prima di questa amministrazione». Secondo lo stesso funzionario, le informazioni che il pallone aerostatico è in grado di carpire hanno un «limitato valore aggiunto» rispetto a quelle raccolte con altri strumenti.

I palloni aerostatici rappresentano uno strumento molto economico ma impreciso per studiare i territori e le installazioni degli avversari: vengono “guidati” variandone la quota, agganciandoli così alle diverse correnti dei venti.

Negli anni Cinquanta, gli Stati Uniti ne lanciarono oltre 500 sui paesi comunisti, Cina compresa. Tornarono indietro in 54, dei quali solo 31 con informazioni di qualche valore.

In volo sui missili atomici

Ma il pallone spia scoperto ieri ha volato anche sullo stato del Montana, dove sono nascosti i Minutemen III, missili intercontinentali armati con testate atomiche.

Per questo gli F-22 erano pronti a decollare per abbatterlo, fermati all’ultimo minuto dal capo delle Forze armate, il generale Mark Milley, che ha consigliato al presidente Biden di non colpire l’intruso, perché non rappresentava alcuna minaccia militare per gli Stati Uniti.

Nel tumultuoso crepuscolo dell’era Trump, Milley per due volte (nell’ottobre 2020 e nel gennaio 2021) prese l’iniziativa di telefonare alla sua controparte, Li Zuocheng, per rassicurare Pechino – che se ne era convinta – che il presidente Usa non avrebbe dato l’ordine di attaccare le navi cinesi nel Mar cinese meridionale.

Il ministero degli Esteri di Pechino non ha negato l’incidente, ma ha invitato a evitare «deliberate speculazioni». «Stiamo cercando di capire le circostanze e verificare i dettagli della situazione. Vorrei sottolineare che prima che venga chiarito cosa effettivamente è successo, qualsiasi deliberata speculazione o esagerazione non aiuterebbe a gestire la questione», ha dichiarato Mao Ning.

La portavoce ha espresso il desiderio della leadership cinese di gettare acqua sul fuoco alla vigilia dell’arrivo di Blinken a Pechino: «La Cina è un paese responsabile. Agiamo in conformità con il diritto internazionale. Non abbiamo intenzione di violare lo spazio aereo di altri paesi. Ci auguriamo che le parti interessate gestiscano la questione con calma».

Soft power flop

Insomma, ancora una volta sarebbero state le leadership militari a porre riparo a imprudenze potenzialmente catastrofiche di quelle politiche: due anni fa l’incremento sconsiderato dei pattugliamenti delle navi da guerra Usa nel Mar cinese meridionale, ieri il velivolo spia nei cieli degli Stati Uniti, che trasmette un messaggio opposto a quello che Xi Jinping e compagni intendevano lanciare a Biden.

Basti pensare che due settimane fa l’ex ambasciatore a Washington e neoministro degli Esteri, Qin Gang, era apparso su un maxischermo per «augurare ai popoli cinese e americano un prospero anno del coniglio e un futuro brillante», durante un timeout della partita tra Orlando Magic e Washington Wizards, la prima squadra dell’Nba a visitare la Cina, nel 1979, subito dopo l’allacciamento delle relazioni diplomatiche ufficiali tra i due paesi.

È possibile che Pechino abbia semplicemente perso il controllo del suo pallone spia. Ma il suo avvistamento spingerà con ogni probabilità Blinken ad assumere una posizione poco conciliante nei confronti di Pechino su questioni spinosissime come la guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina e l’appoggio di Pechino alla Russia di Putin.

A costringerlo sarà la politica interna: i repubblicani sono sul piede di guerra contro Biden, accusato di essere stato troppo tenero nell’affrontare una «minaccia per la sicurezza nazionale».

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