- I leader europei chiamano il Cremlino e strappano un’apertura sul porto di Odessa. Intanto l’ipotesi di viaggio di Salvini a Mosca attira critiche ovunque. Anche Meloni lo attacca. Qual è il suo piano? Certo è che la tattica ricorda molto quella di Orbán, il grimaldello di Putin nell’Ue, che ha condotto un’intera campagna elettorale sbandierando l’argomento dell’interesse nazionale alla pace e limitando ogni condanna a Mosca. Il 12 giugno da noi si vota.
- Il premier ungherese come prima visita ufficiale ha scelto il Vaticano; allo stesso modo Salvini non fa che citare la Santa sede, quando si erge a pacificatore. Orbán ha proposto una conferenza di pace a Budapest, Salvini invoca grandi iniziative di pace. Ma quanto siano attendibili gli zeli sovranisti per la pace, o i sovranisti come pontieri di pace, lo ha fatto intendere il papa stesso in un’intervista qualche tempo fa.
- Intanto le parole di Salvini contribuiscono a far deflagrare tutte le contraddizioni interne nel governo e nel centrodestra.
Dopo che Mario Draghi ha concentrato gli sforzi di dialogo con Vladimir Putin sull’obiettivo concreto di sbloccare l’esportazione di cereali dal porto di Odessa, un’altra telefonata al Cremlino, partita questa volta da Emmanuel Macron e Olaf Scholz, si conclude con la parvenza di una promessa. La promessa di Putin, come riferisce l’Eliseo, è quella di «accordare un accesso delle navi al porto per l’esportazione di cereali senza che la cosa venga sfruttata militarmente dalla Russia se il porto s



