I democratici Usa e la sindrome Mamdani, un trionfo non garantirà i voti al Midterm

Gli ultimi sondaggi dicono che Andrew Cuomo sta erodendo l’ampio vantaggio di Zohran Mamdani, candidato neosocialista a sindaco di New York e frontman del cambiamento possibile all’interno del panorama democratico. Una rilevazione della Suffolk University mostra che il vantaggio di Mamdani si è ridotto a dieci punti, dimezzato rispetto a un mese fa; gli abbagli dei sondaggisti, tuttavia, sono ormai una regola delle circostanze elettorali, e soprattutto con il fenomeno Mamdani la sinistra è entrata in un territorio quasi inesplorato, dove fare previsioni è ancora più difficile. Dettagli, messaggi e filtri cool: la corsa social di Zohran Mamdani a sindaco di New York Un test nazionale Martedì prossimo il 34enne potrebbe diventare il primo rappresentante della corrente socialista democratica a guidare la città, creando un test nazionale per la sinistra americana. Mamdani propone un’agenda radicale sulla lotta alle disuguaglianze e la politica delle identità, e ha generato una campagna sensazionale centrata su affitti calmierati, trasporti gratuiti e investimenti pubblici. Il programma entusiasma giovani generazioni e minoranze urbane, ma lascia perplessi i ceti medi e suburbani. La sua figura incarna il dilemma dei progressisti: come trasformare la popolarità nelle città in un consenso nazionale più ampio? Per i democratici, la scommessa di Mamdani arriva in un momento in cui la sinistra è alla disperata ricerca di qualunque trovata possa operare il doppio miracolo di unire il fronte progressista e renderlo competitivo nel confronto con Trump. Mamdani parla di redistribuzione e giustizia sociale, Trump di confini e sicurezza: un linguaggio molto diverso, ma diretto allo stesso elettorato inquieto. Entrambi hanno anche in comune – benché lo esprimano in modo radicalmente diverso – una certa predilezione per il potere esecutivo. Le ricette radicali di Mamdani hanno senso solo se accompagnate dal potere centralizzato di metterlo in atto. Le inquietudini della sinistra alla ricerca di una strada sono un elemento cruciale per inquadrare le elezioni di midterm del 2026 si annunciano come una sfida cruciale per il trumpismo e per il futuro della sinistra. Le elezioni che rinnovano per intero la Camera e un terzo del Senato sembrano lontane, ma la campagna è già ampiamente iniziata, e in un certo senso le elezioni di New York ne sono un antipasto. I partiti si stanno dando battaglia sulla mappa dei collegi elettorali – questione decisiva – e dopo lo scontro iniziato in California, i democratici stanno aprendo contenziosi per contenere le manovre aggressive dei repubblicani anche in Virginia, New York e Illinois, dove l’amministrazione ha messo sotto la lente 19 collegi che, opportunamente ridisegnati, potrebbero cambiare colore. Sono numeri che potrebbero fare la differenza. Alla ricerca dell’anti Trump, il risveglio (lento) dei dem Storicamente e per fisiologia elettorale il partito del presidente tende a perdere seggi – e spesso la maggioranza – al midterm, ma il partito di Trump potrebbe partire da una posizione meno fragile del previsto. Il costo della vita resta la principale preoccupazione per quattro elettori su dieci, e una fetta importante degli americani considera i repubblicani più affidabili dei democratici nella gestione dell’economia. Dopo due anni di governo segnati da dazi, aggressività in politica estera e sbrigliato uso della forza contro clandestini, migranti e trafficanti, Trump è riuscito in qualche modo a consolidare un messaggio di forza, e continua a ripetere che l’America è tornata ricca e sicura grazie alla sua politica uberprotezionista. Per la sua base, le difficoltà economiche non solo non contraddicono ma confermano la narrazione di un presidente che vuole difendere l’industria e i lavoratori americani contro l’élite globalista. La sinistra fatica a costruire una risposta coerente. Le divisioni interne tra centristi e radicali, tra chi vuole dialogare con il trumpismo sociale e chi preferisce l’opposizione frontale, rendono difficile una strategia comune. Quando emerge un Mamdani, emerge anche l’istinto di sopravvivenza dell’establishment democratico, che rifugge ogni cambiamento. Usa, capitalismo in crisi: perciò Mamdani può vincere le elezioni a New York Voto imprevedibile L’imprevedibilità dell’esito elettorale è una regola del presente. Javier Milei ha vinto le elezioni congressuali quando era stato dato per spacciato, e in molti paesi occidentali i populisti hanno superato pronostici negativi grazie alla mobilitazione dell’ultima ora. Anche negli Stati Uniti la volatilità è ormai strutturale. I dati sulla popolarità di Trump sono ai minimi, ma parlare di un presidente in difficoltà è fuorviante. Trump ha il partito in pugno e consenso solido nella sua base. Se il midterm dovesse trasformarsi in un referendum sull’efficacia del governo, Trump potrebbe anche uscirne rafforzato. Per la sinistra americana, il successo di Mamdani a New York potrebbe fornire un modello alternativo, ma se la sua lezione resterà circoscritta all’ambito di New York, per quanto importante, non segnerà un cambio di passo. A New York arriva il ciclone Mamdani, il neosocialista volto della sinistra globale