Al termine della visita di stato del presidente filippino, Ferdinand Marcos Jr., che si è conclusa l’altro ieri a Pechino, le Filippine e la Cina hanno espresso la volontà di «rafforzare le relazioni bilaterali» e di risolvere attraverso «consultazioni amichevoli» le dispute nel Mar cinese meridionale (Mcm). A tal fine è stata istituita una “linea diretta” tra Marcos Jr., Xi Jinping e tra i rispettivi ministri competenti, e un dialogo annuale Cina-Filippine sulla sicurezza.

Da quando Marcos Jr. è entrato in carica il 30 giugno scorso, Manila ha intensificato le proteste diplomatiche contro la pesca “illegale” e le azioni della marina cinese in quella parte di Mcm che è il mar delle Filippine occidentale, zona economica esclusiva che rientra a sua volta nella “Linea dei nove tratti” utilizzata da Pechino per rivendicare sovranità sul Mcm.

Nell’area dal 2014 – dopo che l’amministrazione Obama lanciò il “Pivot to Asia” – la marina Usa conduce regolarmente “operazioni per la libertà di navigazione”, pattugliamenti per contrastare le pretese territoriali di Pechino.

L’arcipelago di oltre 110 milioni di abitanti è, oltre alla Thailandia, l’unico tra i dieci paesi dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) alleato degli Usa, in una posizione strategica a est del Mcm, via principale per circa il 30 per cento del commercio marittimo globale.

La linea dei nove tratti

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Sulle relazioni tra Pechino e Manila pende la spada di Damocle di un arbitrato internazionale (al quale Pechino non ha partecipato) che nel 2016 ha stabilito che le rivendicazioni di sovranità cinese sull’80 per cento del Mcm compreso nella “Linea dei nove tratti” «non hanno alcun fondamento legale», un giudizio al quale Marcos Jr. ha detto di non voler rinunciare.

Dopo la presidenza dello “sceriffo” Duterte, che aveva intensificato i rapporti con Pechino (tra l’altro portando al 20 per cento di quelle complessive le importazioni dalla Cina), a Washington speravano che Marcos Jr. avrebbe invertito la rotta.

Del resto, secondo un sondaggio Pulse asia appena pubblicato, l’84 per cento dei filippini vorrebbe che il governo rafforzasse la cooperazione di sicurezza con Washington. E, incontrandolo a New York nel settembre scorso, il presidente Usa, Joe Biden, aveva ribadito a Marcos Jr. «l’impegno ferreo di Washington per la difesa delle Filippine».

La strategia di Pechino è quella di allontanare l’Asean (il suo principale partner commerciale) dall’influenza Usa. E per riuscirci deve dimostrare che la Cina e i suoi vicini sono in grado di risolvere pacificamente tra loro le dispute territoriali.

Per questo Xi ha accolto in pompa magna Marcos Jr., il primo leader straniero ricevuto nel 2023. Nel 1975 suo padre, l’ex dittatore Ferdinand Marcos, allacciò le relazioni diplomatiche ufficiali con la Repubblica popolare cinese. E, ha ricordato Xi, «nell’ultimo mezzo secolo da allora, nonostante i cambiamenti nel panorama internazionale e nella politica interna delle Filippine, il presidente Marcos Jr. e la sua famiglia sono rimasti impegnati come sempre a promuovere l’amicizia Cina-Filippine, un impegno che ha un valore inestimabile».

Debiti in yuan

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Ora Pechino spera che le relazioni con Manila entrino in una “età dell’oro”. Gli investitori cinesi hanno promesso all’arcipelago uscito stremato dalla pandemia 22,8 miliardi di dollari nei settori delle energie rinnovabili, dei veicoli elettrici, del trattamento dei minerali e dell’agribusiness.

Secondo Marcos, il presidente cinese «ha promesso che troveremo un compromesso e una soluzione vantaggiosa in modo che i nostri pescatori potessero pescare di nuovo nelle loro zone di pesca». Grazie a questa rassicurazione i due leader hanno potuto accordarsi per riprendere la cooperazione sull’estrazione di petrolio e gas nel Mcm.

Xi e Marcos hanno sottoscritto 14 accordi bilaterali su commercio, pesca, agricoltura e sulla nuova via della Seta. Pechino finanzierà la costruzione di quattro ponti nella capitale filippina, i cui pagamenti saranno effettuati sia in dollari che in yuan.

Per le Filippine (come per altri paesi asiatici) l’offerta cinese di finanziamento e costruzione di opere infrastrutturali incrocia la domanda del piano “Build Better More” del governo Marcos. «Non costringeteci a scegliere tra gli Usa e la Cina», aveva dichiarato a Washington l’ottobre scorso Imee Marcos, la sorella del presidente a capo della commissione esteri del senato filippino. Il viaggio di Marcos Jr. a Pechino conferma la strategia di Manila riassunta nello slogan “amici di tutti, nemici di nessuno”.

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