Il presidente del consiglio Mario Draghi è andato negli Stati Uniti e oltre a lui ci sarà anche l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi. I due, dice Eni, avranno agende separate, tranne che per un evento, la consegna dei premi da parte dell’Atlantic Council, un think tank americano con sede a Washington il cui scopo è «promuovere la leadership americana» e la collaborazione con gli alleati.

Draghi e Descalzi sono stati premiati l’11 sera rispettivamente per il loro ruolo governativo e imprenditoriale, con un dettaglio: mentre Draghi ha ricevuto il premio dalle mani della segretaria del Tesoro americana, Janet Yellen, a premiare Descalzi è stato Sultan Ahmed Al Jaber, il ministro emiratino che ha reso possibili gli affari della società degli Emirati Arabi Mubadala Petroleum con Eni, Bp e la russa Rosneft nel mega giacimento egiziano di Zohr.

Il premio

La serata ha visto tra i suoi sponsor principali proprio la Mubadala Petroleum. L’amministratore delegato dell’Eni, si legge, ha ricevuto il Distinguished Business Leadership Award 2022 «in riconoscimento del suo straordinario ruolo nell'industria dell’energia globale e i passi coraggiosi che l'azienda ha intrapreso verso un mondo a zero emissioni di carbonio».

A conferire il premio per il suo impegno a favore dell’ecologia è stato l’inviato speciale degli Emirati Arabi Uniti per i cambiamenti climatici e ministro dell’Industria Al Jaber. Oltre al suo ruolo nell’esecutivo emiratino, Al Jaber è anche l’amministratore delegato di Adnoc, l’Abu Dhabi National Oil Company, la compagnia petrolifera nazionale, con cui Descalzi è anche in affari.

Ingresso negli Emirati

Nel 2018 infatti Eni ha fatto il suo ingresso negli Emirati Arabi entrando in società con Adnoc e in cambio ha ceduto ad Abu Dhabi una quota di minoranza nel maxi giacimento egiziano di Zohr, e nello specifico alla Mubadala Petroleum, di cui Al Jaber era precedentemente a capo.

Il cane a sei zampe ha ottenuto due concessioni di lungo periodo nell’offshore emiratino, cioè al largo del paese, per un corrispettivo di 875 milioni di dollari mentre vendeva per 934 milioni di dollari il dieci per cento del giacimento giant di gas al largo delle coste dell’Egitto al veicolo di investimento degli Emirati Mubadala.

La firma degli accordi era stata benedetta dall’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, oggi commissario europeo agli Affari economici, appositamente volato nel Golfo, e dal principe ereditario di Abu Dhabi, Mohamed bin Zayed Al Nahyan.

Nella società per lo sfruttamento di Zhor erano entrate già da prima Bp e la compagnia russa Rosneft, retta dall’oligarca – colpito dalle sanzioni europee e statunitensi - Igor Sechin.

Dopo le sanzioni del 2014, Eni si è allontanata da Rosneft nelle esplorazioni artiche ma nel Mediterraneo è andato avanti tutto bene: ad agosto 2019 la produzione di Zohr ha raggiunto oltre 2,7 miliardi di piedi cubi di gas al giorno, circa cinque mesi in anticipo rispetto al piano di sviluppo. Grazie all’incremento di produzione egiziana, Eni ha già dichiarato di essere pronta ad esportare gas naturale liquefatto in Italia, nel frattempo gli affari con gli Emirati hanno continuato a prosperare.

Gli affari negli Stati Uniti

Sul sito della compagnia si trova che Eni è molto attiva negli States nel settore delle rinnovabili attraverso la società Plenitude, che il colosso si prepara a quotare in borsa.

A febbraio 2022 ha ampliato il proprio portafoglio di capacità rinnovabile sul territorio con l’acquisizione di due impianti in Texas per una capacità complessiva di 466 MW sviluppati dalla società di energia rinnovabile BayWa r.e.

A questo si aggiunge l’accordo con Falck Renewables per l’avvio di progetti di energia solare ed eolica siglato a dicembre 2019 tra Eni New Energy US Inc. e Falck Renewables North America Inc.

Nonostante le attività nel settore delle rinnovabili, è il settore petrolifero che nei conti di Eni ha la meglio. Nel Golfo del Messico Eni partecipa a 62 blocchi di esplorazione e sviluppo, in 26 è operatore. 

In Alaska partecipa in 166 blocchi di esplorazione e sviluppo e nel 2018 Eni ha acquisito 124 nuove licenze esplorative con una quota del cento per cento. A queste si aggiungono le attività nel settore della chimica e della ricerca con appositi progetti al prestigioso Massachussets Institute of Technology.

Eni al momento non ha voluto rendere nota la lista degli incontri dell’amministratore delegato, ma specifica: «Non sono previsti incontri congiunti con il presidente del Consiglio. Descalzi seguirà un’agenda autonoma di incontri riservati legati all’attività di Eni».

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