«C'è un tempo per la pace e uno per la guerra: questo è il tempo della guerra». Benjamyn Netanyahu prende la parola mentre Tel Aviv allarga la presenza di truppe a nord della Striscia di Gaza, dopo che nel fine settimana ha messo in atto il bombardamento più pesante dall'inizio della guerra e un blackout delle comunicazioni nella Striscia. L'esercito israeliano «avanza in maniera misurata ma molto potente all'interno della Striscia di Gaza», inizia la «terza fase della guerra» contro Hamas, aggiunge Netanyahu che esclude ogni possibilità di cessate il fuoco. «Le richieste di cessate il fuoco tra Israele e Gaza sono richieste affinché Israele si arrenda a Hamas», dice il premier israeliano. 

In giornata Hamas ha divulgato le immagini video di tre ostaggi che chiedono a Netanyahu di accettare un accordo per il loro rilascio in cambio della liberazione dei detenuti palestinesi. Le donne gli addossano anche la responsabilità del «disastro del 7 ottobre» e chiedono di essere liberate.

«Siamo cittadini innocenti. Cittadini che pagano le tasse allo Stato di Israele. Siamo prigionieri. Tu vuoi ucciderci tutti, ucciderci tutti usando l'esercito israeliano. Non basta che siano stati uccisi cittadini israeliani? Fateci tornare dalle nostre famiglie. Ti sei impegnato a liberarci tutti e invece veniamo puniti per la vostra negligenza: il 7 ottobre non c'erano militari, nessuno è venuto». Netanyahu si è rivolto ai tre ostaggi: «A Yelena Tropanov, Danielle Alloni e Rimon Kirscht, che sono state rapite da Hamas-Isis in quello che è un crimine di guerra: io vi abbraccio, il nostro cuore è con voi».

«Crudele propaganda psicologica», è poi il commento di Netanyahu. L'esercito israeliano e lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno di Israele, in serata hanno annunciato la liberazione di una soldatessa israeliana presa in ostaggio nell'attacco del 7 ottobre. Al 24simo giorno di guerra intanto, la crisi umanitaria a Gaza continua a peggiorare a causa della carenza di acqua, cibo, medicine e carburante, fanno sapere le agenzie umanitarie.

Gli altri sviluppi

Stamattina, una donna è stata gravemente ferita con un coltello vicino alla stazione della metropolitana Shivtei Israel, a Gerusalemme est, a Nablus Road. Lo riporta il Jerusalem Post citando il direttore generale del servizio di ambulanze Magen David Adom, Eli Bin. Sulla scena si è anche sentito uno sparo, riferisce il giornale, mentre l'operazione è in corso. Il Times of Israel cita la polizia e aggiunge che l'aggressore è stato ferito.

Nella notte, la vicepresidente americana Kamala Harris ha ribadito che gli Stati Uniti non hanno «alcuna intenzione né alcun piano di inviare truppe da combattimento in Israele o a Gaza». In un'intervista al programma tv 60 Minutes della Cbs, Harris ha specificato ieri sera che gli Usa stanno fornendo allo Stato ebraico consulenza, attrezzature e sostegno diplomatico.

«Israele senza alcun dubbio ha il diritto di difendersi. Detto questo, è molto importante che non vi sia alcuna confusione tra Hamas e i palestinesi» ha sottolineato la vicepresidente. «I palestinesi meritano pari misure di sicurezza e protezione, autodeterminazione e dignità, e siamo stati molto chiari sul fatto che le regole della guerra devono essere rispettate e che devono arrivare aiuti umanitari» ha aggiunto Harris.

Le truppe israeliane intanto continuano ad aumentare le operazioni all'interno della Striscia di Gaza. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui durante la notte «sono stati uccise dozzine di terroristi che si erano barricati in edifici e tunnel tentando di attaccare i soldati. In uno scontro - ha aggiunto - un velivolo, indirizzato dalle truppe di terra ha colpito un luogo di addestramento all'interno di un palazzo con oltre 20 terroristi di Hamas».

L’aggressione in Daghestan

Sessanta persone sono state arrestate a seguito degli scontri avvenuto domenica quando una folla nella regione russa a maggioranza musulmana del Daghestan ha preso d'assalto l'aeroporto di Makhachkala alla ricerca di passeggeri ebrei in arrivo da Israele.

Le autorità sanitarie locali hanno riferito che 20 persone sono rimaste ferite, di cui due in condizioni critiche. I numerosi video pubblicati sui social media mostravano centinaia di giovani, alcuni dei quali portavano bandiere palestinesi o cartelli di denuncia contro Israele, che irrompevano sulla pista dell'aeroporto internazionale di Makhachkala e salivano su aerei tentando di sfondare i finestrini. L'aeroporto è poi stato chiuso, ma la polizia è rimasta a guardare mentre centinaia di manifestanti irrompevano nel terminal principali dell'aeroporto, entrando nelle aree riservate e chiedendo ai funzionari doganali di indirizzarli verso i passeggeri in arrivo

Le autorità religiose locali avrebbero suggerito di evacuare circa 800 famiglie ebree da tutto il Daghestan. La riapertura dell'aeroporto di Makhachkala è prevista per martedì sera, dopo che le forze dell'ordine avranno condotto un'indagine completa sul terminal dell'aeroporto e sulla regione circostante. 

Il colloquio telefonico

Intanto si è svolta una conversazione telefonica tra monsignor Paul R. Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, e Hossein Amir-Abdollahian, ministro degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell'Iran, richiesta da quest'ultimo. Nella conversazione monsignor Gallagher «ha espresso la seria preoccupazione della Santa Sede per quanto sta accadendo in Israele e in Palestina, ribadendo l'assoluta necessità di evitare di allargare il conflitto e di addivenire alla soluzione dei due Stati per una pace stabile e duratura nel medio oriente».

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