«Il reddito di cittadinanza è stato devastante. Abbiamo visto cosa ha fatto con il turismo». Il volto della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni incombe enorme da un megaschermo affacciato su una platea occupata da 1.500 persone.

Seduti sul palco e quasi schiacciati dall’immagine alle loro spalle ci sono i principali leader di partito italiani: Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, Matteo Salvini della Lega, Enrico Letta del Pd, Antonio Tajani di Forza Italia ed Ettore Rosato di Italia viva.

L’evento che li ha riuniti in questo dibattito più unico che raro è il Meeting di Rimini, l’evento annuale organizzato dal movimento cattolico Comunione e liberazione. Nelle intenzioni, l’incontro doveva essere una sobria discussione sul ruolo dei partiti nella democrazia. In breve si è trasformato in un attacco senza quartiere a Conte, al Movimento 5 stelle e alla sua misura più simbolica: il reddito di cittadinanza. Un’anticipazione di quello che i leader del centrodestra hanno in serbo per il prossimo autunno, quando sarà discussa la nuova legge di bilancio.

Il Meeting

Prima dell’incontro, alla fiera di Rimini si respirava aria di entusiasmo. «L’anno scorso era stato surreale», dice Luca Mondellini, 27 anni, volontario del Meeting da quando ne aveva 18. Nel 2020, a causa della pandemia, il Meeting si era tenuto in forma ridotta, dentro un centro congressi. «C’erano solo un paio di eventi con un centinaio di persone di pubblico e appena una cinquantina di volontari».

Oggi, l’appuntamento annuale di Cl è tornato alla sua forma consueta: dozzine di stand, bar, negozi e ristoranti sparsi per i dieci padiglioni della fiera di Rimini, migliaia di visitatori e ospiti, tra cui ben dodici ministri del governo Draghi, tutti costantemente circondati da una nuvola costituita dai circa ottocento volontari di ogni età. «Sembra quasi una rinascita», dice Mondellini.

Ieri, penultimo giorno della manifestazione, si è svolto l’incontro più prestigioso, almeno dal punto di vista politico: il dibattito che ha coinvolto quasi tutti i principali leader di partito italiani. Una concentrazione quasi «senza precedenti», come l’ha definita il moderatore, Michele Brambilla, direttore del Quotidiano Nazionale.

Il dibattito

Il segretario del Pd Letta e il presidente di Italia viva Rosato sono stati i primi ad arrivare e hanno sfilato nella hall di ingresso quasi come fantasmi, circondati soltanto dai giornalisti e dal cordone di volontari che serviva a tenerli alla larga.

Salvini è arrivato poco dopo suscitando qualche clamore in più. Un gruppo di teenager lo ha riconosciuto e fotografato da lontano come fosse un influencer. Un paio di boomer, invece, sono riusciti a penetrare il cordone dei volontari e hanno ottenuto un selfie con il leader della Lega.

Arrivato al punto stampa con i giornalisti, ha subito fatto capire che nonostante il clima di festa avrebbe colpito duro. «Quando parlo con gli imprenditori ricevo un coro unanime di dissenso sul reddito di cittadinanza – ha detto – Va rivisto, come minimo, e se possibile cancellato».

Sul sottosegretario leghista Claudio Durigon, di cui Pd e Movimento 5 stelle chiedono da giorni le dimissioni per aver proposto di intitolare un parco al fratello di Mussolini, Salvini ha chiuso subito ogni discussione: «È il papà di quota cento, di lui ho massima stima». L’incontro è iniziato senza Giuseppe Conte, bloccato dal traffico. Sul palco, insieme ai leader di partito, c’erano anche Maurizio Lupi, deputato di Noi con l’Italia e da lungo tempo membro di Cl e Giorgio Vittadini, professore di Statistica e uno degli storici organizzatori del Meeting.

Nella sua introduzione, Vittadini ha spiegato il tema dell’incontro: i partiti e la democrazia, messa in crisi, ha detto, dagli squilibri causati dalle storture della globalizzazione che hanno contribuito a generare un «nazionalismo vendicativo».

Tutti contro Conte

I leader del centrodestra però non hanno colto quella che con ogni evidenza era una provocazione nei loro confronti. Alla prima domanda sull’Afghanistan ne hanno approfittato per attaccare Conte e la sua apertura al «dialogo» con i Talebani.

Il leader del Movimento si è difeso ricordando che di dialogo parlano ufficialmente l’Unione europea e la cancelliera Angela Merkel, ma è apparso in difficoltà. Il pubblico non era caloroso e Conte ha dovuto fronteggiare anche un solitario contestatore.

Ma è stato il reddito di cittadinanza quello su cui i leader del centrodestra hanno concentrato gli attacchi. «Diseduca alla fatica e alla sofferenza», ha detto Salvini. «Mortifica la dignità dei giovani», ha rincarato Tajani. Meloni ha paragonato sfavorevolmente i percettori del reddito ai volontari del Meeting.

Letta non ha prestato grande sostegno a Conte e il punto fermo che ha voluto sottolineare è che il Pd ha come obiettivo mantenere Draghi al governo «almeno» fino al 2023. Gli attacchi a Conte sono sembrati così unidirezionali che gli organizzatori hanno concesso al leader del Movimento una risposta in più per difendersi. Ma il variegato mondo di Cl condivide questi attacchi? Interpellato da Domani, Vittadini dice che il reddito di cittadinanza «è utile e va mantenuto come misura contro la povertà, che si è estesa con la pandemia. Non è però uno strumento che favorisce l’occupazione. Occorre integrarlo con politiche attive per il lavoro che sono mancate in questi anni». Il rapporto 2021 della sua Fondazione per la sussidiarietà è più esplicito: «Il reddito di cittadinanza ha poi frenato molti giovani dall’accettare un impiego, preferendo restare a casa».

Anche Mondellini, il volontario, ha sentimenti simili: «Il lavoro nobilita l’uomo. Personalmente – sottolinea – io farei fatica ad accettare soldi per non fare nulla». Per Movimento 5 Stelle e centrosinistra le cose sembrano farsi complicate: non solo i leader del centrodestra sono uniti e determinati, ma la coalizione ostile al reddito di cittadinanza sembra sempre più vasta e trasversale.

 

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