È ancora presto per i risultati definitivi, ma il dato politico delle elezioni di metà mandato è già chiaro: la grande ondata repubblicana non c’è stata.

Il presidente Joe Biden e i democratici stanno arginando l’avanzata che, secondo le tendenze delle ultime settimane, avrebbe portato la destra a conquistare con ampi margini il controllo di entrambe le camere del Congresso.

La situazione, mentre si procede allo spoglio, è molto diversa. Il Gop va verso la conquista della maggioranza alla Camera – fatto praticamente scontato – ma al Senato è tutta un’altra storia. 

Nate Silver, il più autorevole dei sondaggisti americani, dice che il Senato più probabilmente rimarrà al partito del presidente, che già aveva una maggioranza molto risicata. Anche il leggendario “ago” del New York Times, ricordato per la verità più per le previsioni sbagliate alle elezioni del 2016 che per altro – al momento pende verso sinistra

I seggi

Il Gop procede verso la maggioranza della Camera, come ampiamente previsto, mentre il partito di Biden ora ha buone possibilità di mantenere il controllo del Senato e arginare quello che si annunciava come uno tsunami repubblicano.

Da Washington a New York, i Democratici hanno sfidato le rosee previsioni dei repubblicani secondo cui quest'anno sarebbero crollati, anche nelle loro roccaforti tradizionali.

Allo stesso modo gli elettori della Florida si sono ulteriormente orientati verso i repubblicani, rieleggendo il governatore Ron DeSantis e il senatore Marco Rubio.

Il repubblicano J.D. Vance stravince al Senato in Ohio, ma l’ultratrumpiano candidato in Arizona viene polverizzato. I democratici perdono malamente due battaglie simboliche in Texas e Georgia, ma segnano punti. Il Maryland ha eletto il primo governatore nero della sua storia, il democratico Wes Moore, ma soprattutto per il Senato in Pennsylvania l’ha spuntata il democratico John Fetterman.

Mentre procede lo spoglio procede il contro dei “trumpiani” che negano la vittoria di Biden, le agenzie riferiscono che siano oltre 140.

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