Martedì due missili hanno colpito una fattoria in territorio polacco a pochi chilometri dal confine ucraino, uccidendo due persone. Dopo le prime ore di panico in cui sembrava che la Russia avesse lanciato un attacco contro un paese Nato, ora la questione sembra definitivamente chiarita: si è trattato di missili antiaerei ucraini finiti fuori rotta.

Il contesto

Martedì la Russia ha lanciato il più vasto attacco missilistico contro l’Ucraina, di dimensioni paragonabili a quello dello scorso 10 ottobre, che ha dato il via alla campagna di bombardamento delle infrastrutture energetiche ucraine. Quasi cento missili sono stati lanciati contro il paese, molti dalle navi della flotta del Mar Nero, altri dai bombardieri al sicuro nello spazio aereo russo.

Si tratta di missili a lungo raggio, capaci di colpire bersagli a centinaia di chilometri di distanza, procedendo a grandi velocità. Sono armi tendenzialmente piuttosto precise, ma in passato i missili russi hanno mostrato una certa tendenza al malfunzionamento. Soprattutto quando operano in ambienti ostili, mettendo in atto manovre evasive, è possibile che sfuggano al controllo e precipitano lontani dai propri bersagli.

La coincidenza di questo massiccio attacco con l’arrivo di due missili in Polonia ha subito fatto pensare al peggio. Uno sconfinamento per errore o, secondo alcune teorie cospirazioniste, un attacco intenzionale, magari appositamente orchestrato per coincidere con la riunione G20. 

L’attacco ha fatto temere a molti il peggio. La Polonia è un membro della Nato e l’articolo 5 del trattato dell’alleanza stabilisce che tutti i partecipanti si impegnano a difendere gli stati membri sotto attacco. Il clima è stato teso per ore, ma, come diversi esperti hanno subito rassicurato, l’articolo 5 non prevede automatismi. Il processo di difesa comune è comunque basato sul consenso e prevede passaggi intermedi e discussioni tra i capi di governo.

Le ipotesi

La notizia dell’attacco è stata data da una nota radio polacca, che ha subito attribuito la responsabilità ai russi. Pochi minuti dopo, il primo ministro Mateusz Morawiecki ha convocato una riunione del suo consiglio di sicurezza, ma senza incolpare esplicitamente i russi. La preoccupazione si è alzata quando l’agenzia Ap ha attribuito a una fonte anonima dell’intelligence Usa la conferma che si trattava di un attacco russo.

Il Pentagono però è intervenuto subito per calmare le acque. Il portavoce del dipartimento della Difesa ha detto che gli Stati Uniti non potevano confermare la provenienza russa dei missili. Anche i polacchi non hanno confermato la provenienza russa dei missili. Nel frattempo, diverse fonti dei servizi di intelligence e l’esame delle parti di missile trovate sul luogo dell’esplosione sembravano indicare la possibilità che l’esplosione in Polonia fosse stata causata dai rottami di un missile russo abbattuto dalla contraerea ucraina.

La soluzione

Anche la tesi dei rottami del missile russo è caduta rapidamente. Già martedì sera un’analisi accurata delle fotografie dei frammenti aveva spinto gli esperti a dire che si trattava con ogni probabilità di missili ucraini. In particolare, di una tipologia di missili antiaerei S-300 in dotazione alle forze armate dell’Ucraina.

Si tratta di missili pensati per intercettare aerei o missili nemici (che alla fine non sono altro che aerei senza pilota) e soffrono degli stessi problemi dei missili usati dai russi. In teoria sono dotati di meccanismi per evitare che precipitino a terra causando danni alla popolazione se mancano i loro bersagli, ma non sempre questi sistemi funzionano e non tutti i missili ne sono dotati.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è stato il primo a dire che difficilmente i missili che hanno colpito la Polonia provenivano dalla Russia. La regione è al momento sottoposta da un’accurata sorveglianza radar e con ogni probabilità gli Stati Uniti hanno osservato almeno una parte del volo dei due missili. 

Mercoledì mattina, il presidente della Polonia Andrzej Duda ha confermato che «probabilmente» l’esplosione è stata causata dall’antiaerea ucraina, ipotesi confermata anche dal segretario della Nato Jens Stoltenberg.

Gli unici che sembrano avere ancora dubbi sono gli ucraini. Il consigliere per la sicurezza nazionale Oleksiy Danilov ha scritto su Twitter che gli ucraini avrebbero le prove che si è trattato di un missile russo e chiedono immediato accesso al sito.

In ogni caso, tutti i governi Nato sottolineano che la responsabilità ultima dell’attacco ricade comunque sulla Russia, che ha lanciato un’ondata di missili alla quale gli ucraini hanno risposto. 

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