«Il principe dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman ha approvato la cattura o l’uccisione del giornalista saudita Jamal Kashoggi». A rilevarlo è il rapporto della National Intelligence degli Stati Uniti riguardo l’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi avvenuto all’interno dell’ambasciata saudita a Istanbul nell’ottobre del 2018.

Secondo le fonti investigative è dal 2017 che il principe bin Salman ha «l’assoluto controllo» delle forze di sicurezza del paese il che «è altamente improbabile che i funzionari sauditi abbiano agito senza il consenso del principe nel compiere le loro azioni».

Le accuse si fondano sulla base che il team della missione era composto da funzionari molto vicini a bin Salman, tra questi lo stretto consigliere del principe ereditario, Saud al-Qahtani, il quale ha affermato pubblicamente a metà del 2018 di «non prendere decisioni senza l’approvazione del principe ereditario».

Il documento di quattro pagine, che fino a oggi era secretato, elenca anche una lista di 21 nomi di alti funzionari che secondo le agenzie di sicurezza sarebbero implicati nell’assassinio del giornalista, «anche se non sappiamo se questi individui conoscevano in anticipo che la loro operazione si concludesse con la morte di Khashoggi» c’è scritto nel documento.

Khashoggi, giornalista del Washington Post, aveva fortemente criticato nei suoi articoli la repressione della famiglia reale e per questo era considerato un dissidente dal regime. Venne attirato all’interno dell’ambasciata saudita a Istanbul con la scusa di sbrigare alcune pratiche burocratiche per il suo futuro matrimonio. Dopo l’aggressione sarebbe stato ucciso e il suo corpo venne smembrato e occultato per portarlo fuori dalla struttura. Da quel giorno è iniziata una vera e propria operazione di depistaggio per cercare di salvare la faccia del principe Mohammed bin Salman, accusato più volte di essere stato il mandante del brutale assassinio.

Prima della pubblicazione del rapporto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha telefonato al re 85enne e debole di salute dell’Arabia Saudita. Un chiaro segno di rottura rispetto all’amministrazione precedente di Donald Trump che considerava il principe bin Salman il principale interlocutore con cui dialogare.

Le sanzioni

Secondo il New York Times, il Dipartimento del tesoro degli Stati Uniti sanzionerà i funzionari presenti nella lista del documento, ma tra questi non sarà incluso il principe bin Salman, nonostante c’è scritto chiaramente che i 007 sauditi abbiano agito sotto il suo consenso. Una scelta “moderata”, quella di Joe Biden che preferisce non interrompere le relazioni con il paese. Tuttavia, sempre secondo il New York Times fonti vicini al presidente hanno assicurato che bin Salman non sarà più invitato negli Stati Uniti e che questo gesto non sarà un “appeasement” nei confronti delle gravi violazioni dei diritti umani che accadono all’interno del paese.

Le sanzioni saranno approvate dal Segretario di stato Antony Blinken e includeranno alcuni travel ban nei confronti dell’ex capo d’intelligence saudita e dei membri del Rapid Intervention Force, la guardia reale saudita, implicata nell’operazione contro il giornalista.

Un’importante novità è l’introduzione del “Khashoggi ban”, un provvedimento che limiterà le concessioni del visto a chiunque abbia partecipato in qualche violazione dei diritti umani. Per ora saranno circa settanta i funzionari colpiti da questo provvedimento.


Qui il file del rapporto pubblicato:

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