Prima della censura televisiva per una frazione di secondo le telecamere all’interno dello stadio Lusail hanno inquadrato Mario Ferri, il pescarese che ha invaso il campo durante la partita di Portogallo-Uruguay disputata nei mondiali in Qatar. Ferri è entrato in campo indossando una maglia di Superman e scritte contro la guerra in Ucraina e in solidarietà delle donne iraniane che da mesi protestano contro il regime in seguito alla morte di Mahsa Amini, uccisa in custodia dalla polizia religiosa che l’aveva fermata per strada perché non indossava correttamente il velo islamico.

Nella sua breve corsa in campo, Mario Ferri, soprannominato il falco, aveva con se anche una bandiera della pace che richiama i colori della comunità Lgbt, fortemente discriminata in Qatar.

Dopo 30 secondi dal suo ingresso sul terreno di gioco Ferri è stato placcato dagli steward e dalla sicurezza presente nello stadio. A fine partita il calciatore portoghese ha detto: «Sappiamo cosa sta succedendo intorno a questa coppa del Mondo. Certo, siamo con loro, anche con l’Iran, le donne iraniane. Spero che non accada nulla a questo ragazzo perché capiamo il suo messaggio, e penso che anche il mondo lo capisca». Dopo qualche ora secondo quanto riporta l’Ansa, Ferri è stato rilasciato. Le telecamere televisive però hanno censurato tutto, come accade di consueto per non lasciare spazio e notorietà a chi decide di eseguire delle invasioni di campo e dalla televisione si sono visti soltanto pochi secondi, compresi quelli in cui l’arbitro raccoglie da terra la bandiera della pace.

I precedenti

Per Ferri non è la prima volta. Già durante il mondiale 2014 in Brasile, era sceso in campo durante Belgio-Stati Uniti con una maglietta con le scritte “Salva i bambini delle favelas” e “Ciro Vive”, in onore di Ciro Esposito il tifoso del Napoli ucciso qualche settimana prima a Roma.

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