È passato un mese esatto dal naufragio avvenuto a 47 miglia nautiche dalle coste greche di Pylos nel quale, secondo le Nazioni unite, sono oltre 500 le possibili vittime. Nei giorni seguenti, i soccorsi sono riusciti a recuperare 82 corpi e hanno tratto in salvo 104 persone.

Alcuni dei sopravvissuti sono stati interrogati dalle autorità marittime per ricostruire il naufragio ma raccontano di aver subito pressioni per individuare come trafficanti nove cittadini egiziani presenti a bordo.

Inoltre, alcuni superstiti lamentano traduzioni non congrue alle dichiarazioni rese che sono state poi riportate nei documenti finali. Soprattutto riguardo le dichiarazioni sui soccorsi della guardia costiera greca che secondo una prima ricostruzione avrebbe causato il naufragio in maniera involontaria durante le operazioni di soccorso. È questo il contenuto dell’inchiesta pubblicata dalla Bbc che pone dubbi sull’operato delle autorità greche e domande a Bruxelles sulla gestione migratoria dei suoi stati membri.

Pressioni e intimidazioni

L’inchiesta della testata britannica fa leva sulle testimonianze di due sopravvissuti – che hanno deciso di parlare in anonimato per questioni di sicurezza – e sulle dichiarazioni rese davanti ai giudici nel processo penale in corso che non combaciano con le interviste redatte dalla guardia costiera greca.

I due sopravvissuti hanno affermato di aver ricevuto pressioni dalla guardia costiera – così come anche altri superstiti – affinché identificassero nove cittadini egiziani come i trafficanti che hanno organizzato il viaggio, pagato all’incirca 4500 dollari, e li incolpassero del naufragio. «Sono stati imprigionati e accusati ingiustamente dalle autorità greche che hanno tentato di coprire il loro crimine», ha detto alla Bbc una delle due fonti. Subito dopo il naufragio del 14 giugno, i presunti trafficanti egiziani sono stati arrestati e accusati di omicidio colposo e di traffico di esseri umani. In caso di condanna, per le leggi greche, rischiano anche l’ergastolo. Sul caso le Nazioni unite e diverse ong hanno chiesto che venga condotta un’inchiesta internazionale indipendente.

I soccorsi

L’inchiesta britannica pone anche dubbi sulla dinamica che ha portato al ribaltamento dell’imbarcazione. Dopo il naufragio alcuni sopravvissuti sono stati interrogati dalla guardia costiera greca, cinque di questi hanno riportato la stessa versione dei fatti, ovvero che la barca di migranti si è ribaltata in via incidentale a causa dei bruschi movimenti a bordo da parte dei passeggeri. In realtà, gli stessi sopravvissuti hanno riportato una versione diversa davanti al giudice.

Una versione che coincide con una prima ricostruzione del naufragio circolata nei giornali nelle ore successive e che vede coinvolta in primo piano la guardia costiera. «La nave greca ha legato una corda alla parte anteriore della nostra barca e ha iniziato a tirarci lentamente, ma la corda si è rotta. La seconda volta che l’hanno legata, all’inizio ci siamo sentiti tirati, poi la nostra barca si è rovesciata. La motovedetta greca ha accelerato e noi abbiamo gridato in inglese: Stop!». La guardia costiera greca ha inizialmente negato l’uso di una corda nell’operazione di salvataggio, in seguito, però, ha ammesso che ne era stata usata una ma ha detto che era solo per cercare di salire a bordo della nave e valutare la situazione.

Le altre inchieste

A trenta giorni di distanza da quello che è il naufragio più grave mai accaduto nelle acque del mar Egeo, sono diverse le inchieste giornalistiche che hanno ricostruito le responsabilità delle autorità greche nel naufragio e nel depistare le indagini, minacciando in prima persona i sopravvissuti che erano pronti a raccontare l’accaduto. Un’inchiesta pubblicata a fine giugno da Lighthouse reports insieme ad altre testate internazionali è arrivata alle stesse conclusioni della Bbc. Nello specifico, il lavoro giornalistico ha rivelato che le traduzione tra i sopravvissuti e la guardia costiera greca sono state eseguite da un membro stesso dell’autorità marittima e da altri traduttori residenti locali che hanno prestato giuramento proprio quello stesso giorno.

La guardia costiera greca

Non è la prima volta che la Grecia viene accusata di pratiche illegali in tema migratorio. Un’inchiesta a cui ha lavorato Domani ha documentato diversi respingimenti in mare avvenuti nell’Egeo tra la Grecia e la Turchia. Vicende che chiamano in causa anche l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex, anche perché nel board siedono sia uno dei vertici della polizia ellenica, Dimitrios Mallios, sia il capo della guardia costiera Dimitrios Varouxakis.

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