Un impero Covid free. Jorge Mendes, il super-agente portoghese, ha vissuto l’estate più ricca della propria carriera nonostante la crisi di liquidità che ha colpito il calcio come ogni altro settore dell’economia globale. Lo ha fatto convertendo in forza ciò che pareva un segno di debolezza: quel circuito chiuso e ormai sempre più ristretto di club con cui manovrare per far circolare calciatori, denari e commissioni. Nel corso degli anni Dieci il fondatore di Gestifute ha perso molti clienti fra i principali club europei. Uno dopo l’altro si sono sfilati Chelsea, Manchester United, Paris Saint Germain, Real Madrid, Bayern Monaco. Soltanto Barcellona e Manchester City rimangono alleati storici, e più di recente si è aggiunto il Liverpool.

La conseguenza di tutto ciò è stato un rapido mutamento di strategia, che ha indotto Mendes a stringere la morsa sul mercato interno portoghese e a massimizzare il rapporto coi club europei storicamente di stretta osservanza mendesiana. Pareva una strategia da fiato corto, pura rendita di posizione. E probabilmente tornerà a esserlo quando la situazione si riassesterà. Ma nel pieno della pandemia la possibilità di giovarsi d’un circuito perfettamente oliato della produzione e distribuzione del valore si è dimostrata una straordinaria arma.

Il Portogallo è tutto suo

«In Portogallo non si può più lavorare. I calciatori migliori sono tutti suoi. Li prende nelle giovanili grazie ai rapporti privilegiati coi club. E se qualcuno fra i migliori ha un altro agente, prima o poi passa con lui». Un agente portoghese, che preferisce mantenere l’anonimato, descrive quale sia la presa esercitata dal fondatore di Gestifute sul calcio nazionale.

Una presa testimoniata dal fatto che, per la prima volta dacché è diventato uno dei più potenti power broker del calcio globale, Mendes ha annesso al proprio impero tutti i tre i grandi club lusitani: Benfica, Porto e Sporting Lisbona. Negli anni più recenti il Benfica è stato il club più prossimo. E il sodalizio continua, suggellato da uno dei trasferimenti più clamorosi dell’estate: l’incrocio che ha portato il difensore Rúben Dias dal Benfica al Manchester City e Nicolás Otamendi dal Manchester City al Benfica.

Rúben Dias con la maglia del Manchester City (Jason Cairnduff/Pool via AP)

Rúben Dias è stato valutato 68 milioni di euro, cui possono essere aggiunti 3,6 milioni in bonus legati a non meglio precisati risultati raggiunti dai Citizen. Otamendi è stato valutato 15 milioni di euro. Vanno aggiunti due dettagli: 1) il Benfica ha pagato 5 milioni di euro d’intermediazione per la cessione del proprio difensore (non si sa invece se e quanto abbia pagato il Manchester City per la cessione di Otamendi); 2) sia Dias che Otamendi fanno parte della scuderia di Gestifute.

Riavvicinamenti

Recentissimo è invece il riavvicinamento fra Jorge Mendes e il Porto. Il motivo di questo ritorno è il medesimo che porta tutti i club portoghesi a approssimarsi a Gestifute: avvitamento in una crisi economica priva di sbocchi e conseguente scelta di affidarsi a chi detiene il controllo delle leve finanziarie, col risultato di entrare in uno schiacciante rapporto di dipendenza.

In tal senso il mercato estivo del Porto è emblematico. Si deve a Jorge Mendes la cessione del giovanissimo Fábio Silva ai Wolverhampton Wanderers per 40 milioni di euro. Ma a che prezzo? Al prezzo di pagare 10 milioni di euro (il 25 per cento) in commissioni: 7 milioni a Gestifute e altri 3 milioni alla Soccer Talent Vision di Fábio Oliveira, che dell’attaccante è l’agente.

E qui sta un altro aspetto cruciale del mendesismo: quello di fare da gatekeeper per i principali trasferimenti esteri dei club portoghesi, anche nel caso di calciatori non assistiti da Gestifute. Fra l’altro il Porto ha pagato anche in altri modi questa rinnovata alleanza con Mendes. Al club del Dragão è toccato acquisire (prezzo non dichiarato) l’attaccante Taremi dal Rio Ave, club di stretta osservanza mendesiana, e dal Santa Clara il difensore nigeriano Zaidu Sanusi in cambio di 4 milioni. Da rilevare che Sanusi è diventato cliente Gestifute nelle settimane precedenti il trasferimento.

Lo Sporting Lisbona

Ma il caso più clamoroso di ri-mendesizzazione è quello dello Sporting Lisbona, che sotto la guida dell’ex presidente Bruno de Carvalho aveva messo Mendes fuori dalla porta. Invece il nuovo presidente Frederico Varandas è molto più morbido.

Prima del lockdown i Leões hanno addirittura pagato 12 milioni di euro della clausola rescissoria allo Sporting Braga, il club più mendesiano al mondo, per portargli via un allenatore (Rúben Amorim) che fin qui ha dato risultati modestissimi ed è riuscito a concludere lo scorso campionato alle spalle dello stesso Sporting Braga.

In estate lo Sporting Lisbona ha speso 6,5 milioni di euro per prendere Pedro Gonçalves dal Famalicão, club venuto su dal nulla grazie all’alleanza fra Mendes e il suo maggiore azionista.

Quest’ultimo è l’israeliano Idan Ofer, che secondo quanto riferisce Forbes occupa la piazza numero 494 nella classifica delle persone più ricche al mondo, e è anche azionista al 32 per cento dell’Atlético Madrid tramite il suo Quatum Pacific Group. Lo Sporting ha speso anche 5 milioni di euro per prendere dal Portimonense l’esterno d’attacco brasiliano Tabata. L’agente di quest’ultimo è Deco, l’ex “mago” brasiliano naturalizzato portoghese che da calciatore è stato “proprietà” di Mendes (ne deteneva quota dei diritti economici e lo vendeva a pezzi come fosse un quarto di vitello), e che nel post-carriera ha avviato il percorso da agente sotto l’egida dell’amico Jorge.

Jorge Mendes (Joel Ryan/Invision/AP)

I Lupi mendesizzati

Sul versante estero la chiave dell’impero di Mendes è il Wolverhampton Wanderers. La società dei Wolves è proprietà del conglomerato cinese Fosun, che attraverso la controllata Foyo ha comprato nel 2016 il 15 per cento di Start SGPS, la holding di Jorge Mendes che controlla le sue società. I Wolves sono pieni di calciatori Gestifute oltre a essere allenati da Nuno Espírito Santo, che da calciatore fu il primo cliente di Jorge Mendes.

Per Gestifute i Wolves sono una specie di cassa continua. Di fatto hanno sostituito nel ruolo ciò che fino a pochi anni fa era stato il Valencia del miliardario singaporiano Peter Lim, che di Jorge Mendes è stato anche compare d’anello in occasione delle nozze con la moglie Sandra Barbosa (già sposata dieci anni prima con rito civile), celebrate con rito religioso a Porto nell’estate del 2015.

Adesso il Valencia è nel caos di una crisi economica causata soprattutto delle spese folli di un calciomercato mendesizzato. Invece al momento i Wolves funzionano. E oltre ai 40 milioni di euro per Fábio Silva ne hanno impegnati altri 30 per prendere Nélson Semedo dal Barcellona e due per acquisire Marçal dal Lione. Marçal ha come agente Ulisses Santos, che si trova in ottimi rapporti con Mendes. Invece Semedo è targato Gestifute così come Vitinha, giunto in prestito dal Porto.

Calciatori mendesiani

Ma i Wolves vendono anche molto bene. E la scorsa estate hanno piazzato soltanto calciatori mendesiani: Diogo Jota per 44 milioni al Liverpool (che due anni fa aveva preso Fabinho, anche lui Gestifute, versando 45 milioni al Monaco), Helder Costa per 17,7 milioni al Leeds United, Rúben Vinagre in prestito all’Olympiacos Pireo (altro club in ottime relazioni con Gestifute) per un milione e Matt Doherty per 16,8 milioni al Tottenham Hotspurs.

Con gli Spurs si chiude il cerchio, perché hanno preso anche dal Benfica l’attaccante Vinicius (per una stagione e mezza sotto controllo del Napoli senza che quasi ce ne si accorgesse): tre milioni per il prestito annuale con opzione d’acquisto a 45 milioni. Da rilevare che il tecnico del Tottenham è José Mourinho. Vicino a Mendes dalla primavera del 2004, allorché mollò l’agente Jorge Baidek. Poche settimane dopo il cambio di agente, Mourinho è passato al Chelsea. Coincidenze.


© Riproduzione riservata

© Riproduzione riservata