È stata una scelta meditata a lungo quella che ha portato la prima ministra scozzese Nicola Sturgeon a dimettersi dal suo incarico. Come ha affermato in conferenza stampa, per settimane la premier si è chiesta: «Continuare è giusto per me? E, soprattutto, è giusto per il paese, per il mio partito e per la causa dell'indipendenza a cui ho dedicato la mia vita?».

Dopo giorni di riflessioni è arrivata alla sua conclusione. È importante sapere «quando è il momento giusto per lasciare il posto a qualcun altro». Ai giornalisti Sturgeon ha spiegato che rimarrà in carica fino all’elezione del suo successore e nel suo discorso la premier dimissionaria ha anche chiesto comprensione per la sua decisione: «Non mi aspetto i violini, ma sono un essere umano oltre che un politico».

Parole che ricordano quelle pronunciate a metà gennaio dell’ex premier neozelandese Jacinda Ardern durante l’annuncio delle sue dimissioni. «Sono un essere umano – aveva detto – i politici sono umani. Diamo tutto quello che possiamo fino a quando possiamo. E poi arriva il momento. E per me è arrivato».

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Le altre motivazioni

Sturgeon ha governato ininterrottamente dal 2014. Un periodo di tempo che ha visto cinque diversi premier britannici. Durante i suoi mandati ha attraversato diverse sfide politiche, tra queste anche la Brexit – il referendum con il quale il Regno Unito ha deciso di abbandonare l’Unione europea – fortemente criticata da Sturgeon.

Tuttavia, la premier ha detto che guidare la Scozia durante la pandemia è stata «di gran lunga la cosa più difficile che ho fatto», aggiungendo che il «peso della responsabilità è stato immenso». Un lavoro che h avuto un grande «impatto fisico e mentale». Ma oltre alle motivazioni personali sul suo passo indietro ci sono anche ragioni politiche.

Negli ultimi mesi la leader del partito Nazionale scozzese ha dovuto fare i conti con una serie di sconfitte politiche interne, soprattutto sul suo obiettivo principale: l’indipendenza. Di recente la Corte suprema del Regno Unito ha dichiarato che il governo scozzese non ha l’autorità legale per tenere un referendum sull’indipendenza della Scozia senza raggiungere prima un accordo con il parlamento britannico.

Sturgeon paga anche le critiche riguardo al Gender recognition reform bill, approvato dal parlamento scozzese, che introduce un sistema di autoidentificazione per le persone che vogliono cambiare genere.

La legge era passata con molte divisione interne al Partito nazionale scozzese e all’opinione pubblica locale, ma a metà gennaio è stata bloccata dal neopremier conservatore britannico Rishi Sunak, aumentando le critiche sulla norma.

l neopremier conservatore britannico Rishi Sunak, aumentando le critiche sulla norma.

Reazioni

La conferenza stampa di Sturgeon è stata accolta con rammarico da una parte dell’establishment del Partito nazionale scozzese ed elogi per la sua dedizione politica sono arrivati anche da parte delle opposizioni, nonché dal premier britannico Rishi Sunak.

Dopo averla ringraziata per il suo operato, il segretario di Stato per la Scozia, il conservatore Alister Jack, ha detto che le dimissioni di Sturgeon sono l’occasione per cambiare rotta.

«Il nuovo primo ministro avrà la possibilità di riorientare il governo scozzese su ciò per cui è stato eletto: migliorare i servizi pubblici come la sanità e l’istruzione su cui i cittadini fanno affidamento e che sono vitali per il successo futuro della Scozia», ha detto Alister, secondo cui è giunto il momento di «abbandonare l’ossessione divisiva per l’indipendenza».

Che fine farà l’indipendentismo?

In conferenza stampa Sturgeon ha detto che rimarrà in carica fino alle prossime elezioni, ma è ancora convinta che la causa indipendentista non è data per vinta, soprattutto dopo i conti salati presentati dalla Brexit al Regno Unito negli ultimi mesi. Non è chiaro, ora, con quali modalità sarà portato avanti il tema, vista la ferma opposizione di Londra.

«Sono fermamente convinta che il mio successore condurrà la Scozia all’indipendenza», ha detto. Sul caso è intervenuto l’ex primo ministro Alex Salmond, imputando proprio allo stallo politico dell’indipendentismo le ragioni che hanno spinto Sturgeon a dimettersi. In un intervento alla Bbc radio Salmond ha detto: «Si potrebbe obiettare che non c’è stato un cambiamento distintivo negli ultimi anni, e ci si potrebbe chiedere il perché».

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