Un nuovo naufragio al largo della Libia ha causato la morte di 17 migranti. Lo riporta Alarm Phone su Twitter che precisa come  «altre 82 persone sulla stessa barca sono state trovate vive ma costrette a tornare in Libia, dove non sono sicure e detenute dopo essere sopravvissute a un terribile naufragio». Si tratta del secondo naufragio registrato nel 2021 dopo quello avvenuto il 20 gennaio al largo di  Zawiya e costato la vita a 43 persone. In quel caso a lanciare l’allarme sulla pericolosità dei rimpatri in Libia era stato lo staff dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) che aveva denunciato come i dieci sopravvissuti al naufragio e riportati in Libia si sarebbero trovati di fronte a «una situazione estremamente precaria».

Secondo le ricostruzioni dell’Oim, in Libia «continuano gli arresti arbitrari e le detenzioni arbitrarie in condizioni drammatiche. Molti rifugiati e migranti sono sfruttati da trafficanti, tenuti in ostaggio e diventano vittime di abusi e torture».

L’Ocean Viking verso Augusta

Nel frattempo, l’Ocean Viking ha annunciato su Twitter di avere ottenuto il via libera per attraccare nel porto di Augusta in Sicilia. Il 22 gennaio la nave aveva salvato 149 migranti tra cui due donne incinta e 59 minori che si trovavano su due imbarcazioni in difficoltà al largo delle coste libiche.

Una strage continua

Le morti causate dai naufragi nel Mediterraneo Centrale non si sono fermate neanche nel 2020. Secondo i dati dell’Oim, fino al novembre dell’anno scorso 900 migranti sono morti tentando di raggiungere le coste europee. Uno dei naufragi più drammatici è stato quello registrato a metà novembre e che ha visto la morte di sei persone tra cui un bambino di sei mesi di nome Joseph. I magistrati di Agrigento hanno aperto un’indagine sull’incidente. In un’intervista a Domani, l’inviato speciale dell’Unhcr Vincent Cochetel ha chiesto all’Unione europea di essere più presente nell’area per evitare il ripetersi di tragedie simili. 

© Riproduzione riservata