Maggio è stato un mese record per l’avanzata delle truppe russe sul campo. Secondo gli esperti l’avanzata proseguirà, ma senza vittorie determinanti. Kiev intanto prepara una nuova linea difensiva dietro il Donbass
Mosca è nel pieno della sua offensiva estiva in Ucraina e ha già ottenuto risultati significativi, costringendo gli ucraini a ritirarsi in Donbass e aprendo un nuovo fronte nel nord del paese. Secondo John Helin, analista del centro studi militare finlandese Blackbird, «il mese di maggio ha visto la seconda più importante avanzata russa dal 2022. Circa 538 chilometri quadrati di territorio occupato, il risultato più alto da novembre 2022». Dati confermati anche dal progetto di monitoraggio del fronte Deep State, legato alle forze armate di Kiev.
Sarà un’offensiva che si svolgerà con negoziati in corso e per questo avrà un impatto centrale sul futuro della guerra. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha assicurato che la Russia «ha le risorse per portare la guerra in Ucraina alla sua logica conclusione», ovvero infliggere all’Ucraina una tale sconfitta militare da costringere il governo di Kiev ad accettare le condizioni durissime chieste finora dal Cremlino. Ma la maggior parte degli analisti è concorde: anche se ci aspetta un’estate di combattimenti intensi, uno sfondamento del fronte resta difficile da raggiungere per Mosca nel 2025.
La preparazione
Il 2024 si era chiuso con avanzate significative ma anche perdite importanti per le truppe di Mosca, e i primi mesi del 2025 hanno visto l’esercito russo fermarsi per accumulare rifornimenti, integrare nelle nuove unità dirette al fronte le lezioni apprese nei combattimenti dello scorso anno e concentrare i suoi sforzi offensivi nella regione di Kursk, che era stata parzialmente occupata dagli ucraini lo scorso agosto. Questo rallentamento aveva permesso agli ucraini di compiere una serie di contrattacchi limitati in Donbass.
Ma con l’espulsione delle truppe di Kiev dal suolo russo, tra marzo e aprile, e l’arrivo della stagione tiepida, l’esercito russo — superiore per numero di truppe e disponibilità di equipaggiamento — è tornato all’offensiva.
Anche se le piogge di questo periodo rendono il terreno fangoso e poco adatto alla manovra di mezzi pesanti, gli onnipresenti droni hanno costretto entrambi gli eserciti ad affidarsi a piccole unità equipaggiate in modo leggero per compiere attacchi, superando così le difficoltà imposte dal terreno – i russi utilizzano spesso motociclette e quad per avvicinarsi alle posizioni ucraine.
Inoltre, l’arrivo della primavera e il ritorno delle foglie sugli alberi garantisce un nascondiglio importante dalla ricognizione nemica, che favorisce le operazioni d’attacco.
«La parola “offensiva” evoca l’immagine di rapide manovre di truppe meccanizzate», ha scritto l’analista Jack Watling nell’ultimo rapporto del centro studi britannico Rusi, «ma i russi non dispongono delle forze necessarie a operare in questo modo. Piuttosto, l’offensiva sarà costituita da un continuo incremento nel numero e nella scala degli assalti su un’area sempre più ampia del fronte, un processo che è già iniziato».
Dal canto loro, gli ucraini hanno utilizzato gli ultimi mesi per riorganizzare le forze armate, trasformando le loro migliori brigate in corpi d’armata da 10-20mila soldati ciascuno – anche il famigerato Azov è diventato il Primo corpo d’armata della Guardia nazionale – una razionalizzazione che numerosi militari ucraini e alleati chiedevano da tempo. Nel frattempo, ci si prepara al peggio: una nuova linea difensiva è in corso di predisposizione a ovest del Donbass, pronta per essere occupata nel caso in cui le truppe di Kiev fossero costrette a ritirarsi completamente dalla regione contesa.
I teatri
La geografia del campo di battaglia è rimasta stabile e questa nuova offensiva russa non seguirà direttrici molto diverse da quelle dell’anno scorso. Il teatro principale rimane il Donbass, nell’Ucraina orientale. Le località strategiche della regione sono la città di Pokrovsk, uno snodo logistico e ferroviario nella parte occidentale della regione, e la cintura urbana formata da Kostyantynivka, Kramatorsk e Slovyansk, dove vivono ancora oltre 200mila ucraini e che costituisce il cuore dell’area controllata da Kiev.
Al momento, i russi evitano attacchi diretti a questi centri fortificati, cercando piuttosto di circondarli e isolarli. Nelle ultime due settimane sono riusciti a infilare un cuneo tra queste due aree, occupando una vasta zona di campagna tra Pokrovsk e Kostyantynivka. L’obiettivo è isolare i due fronti del Donbass e costringere così gli ucraini a trattare separatamente i due settori, senza la possibilità di trasferire rapidamente rinforzi da una parte all’altra.
A nord del Donbass si combatte anche nella regione di Kharkiv, dove la località chiave è la città di Kupyansk, e l’obiettivo dei russi è raggiungere il fiume Oskil, così da occupare una posizione facile da difendere. Ma si tratta di un’area secondaria.
Le maggiori attenzioni, dopo il Donbass, si concentrano nella regione di Sumy, ancora più a nord, da dove lo scorso agosto era partita l’incursione a Kursk. Espulsi gli ucraini, i russi non si sono fermati e hanno occupato una cintura di villaggi che li ha portati a una trentina di chilometri da Sumy, una città che prima dell’invasione contava 250mila abitanti.
Gli ucraini e lo stesso Zelensky hanno più volte lanciato l’allarme, avvertendo che i russi puntano a occupare la città. Ma secondo una stima dell’intelligence Nato, Mosca non ha accumulato forze sufficienti per colpire Sumy. Molti ucraini temono che il reale obiettivo sia avvicinarsi abbastanza da portare la città a portata di droni a corto raggio e iniziare una campagna di attacchi contro la popolazione tale da portare al suo abbandono, come accaduto a Kherson, nel sud del paese.
Le prospettive
«Questa estate si annuncia come la più sanguinosa di tutta la guerra», dice Mykola Bieliskov, analista militare della fondazione ucraina Come Back Alive. Ma Bieliskov resta scettico sulle prospettive russe: «Il fatto rimane che le truppe di Mosca non sono riuscite a conquistare e mantenere una singola capitale regionale in tre anni di guerra brutale».
Se l’Ucraina riuscirà a impedire alla Russia di ottenere una vittoria significativa, continua Bieliskov, sarà un importante argomento per le forze pro-Ucraina in Europa e negli Stati Uniti e potrebbe anche portare a un cambio di atteggiamento alla Casa Bianca, convincendo il presidente Donald Trump che sostenere Kiev e adottare un atteggiamento più duro con Mosca è la strada migliore per la pace.
Questo risultato dipenderà dalla capacità ucraina di restare flessibili, senza sacrificare truppe per mantenere posizioni ormai indifendibili. Secondo l’analista ucraino Yury Fyodorov, lo scenario peggiore per Kiev è «la perdita di altre migliaia di chilometri quadrati di territorio. Ma l’esercito russo non riuscirà a occupare grandi città. Possiamo davvero immaginare la cattura di Zaporizhzhia, Sumy o Kharkiv, quando non sono stati in grado di conquistare Chasiv Yar in un intero anno?».
Una conferma ulteriore che, salvo scenari al momento imprevedibili, non importa quanti soldati e civili saranno vittime di questa offensiva estiva e dei combattimenti nel corso dell’anno. Con ogni probabilità, la guerra proseguirà anche nel 2026.
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