Durante un viaggio da Gibuti, in Africa Orientale, allo Yemen, un gruppo di contrabbandieri ha gettato in mare 80 migranti da un barcone. Venti di loro sono morti, stando alle dichiarazioni fatte dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim). 
Nella nota si legge che «i contrabbandieri hanno iniziato a gridare che erano troppi a bordo». A bordo, infatti, c’erano 200 persone, compresi bambini sotto i 18 anni. Cinque corpi sono stati recuperati, in mare, mentre i sopravvissuti sono stati riportati a Gibuti per ricevere le cure necessarie. I migranti si erano messi in viaggio ieri, ma non è ancora chiaro da dove provenissero, se dalla Somalia o dall’Etiopia come la maggior parte di loro.

La situazione in mare

Fatti come questo non sono nuovi. Sono migliaia i migranti che si mettono in viaggio dal Corno d'Africa allo Yemen, per poi proseguire verso i paesi del Golfo. Nonostante la diffusione del Covid-19 nell’ultimo anno nel continente africano e la chiusura delle frontiere da uno stato all’altro, il flusso di migrazioni non si è arrestato. A ottobre, almeno otto migranti sono morti con la stessa dinamica, buttati in mare da un’imbarcazione dai contrabbandieri. 

Nel 2017, circa 50 migranti tra etiopi e somali sono annegati perchè un contrabbandiere li ha lasciati al largo della costa yemenita. Nel 2018, invece, circa 30 rifugiati hanno perso la vita perché la barca sulla quale si trovavano si è rovesciata. In quell’occasione, diversi sopravvissuto hanno raccontato che poco prima c’erano stati degli spari, che avrebbero provocato il rovesciamento del barcone. 

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