Sam Altman, amministratore delegato dell’azienda tech statunitense OpenAI che sviluppa intelligenza artificiale, sta cercando investitori. L’obiettivo è particolarmente ambizioso e riguarda l’industria dei semiconduttori, la creazione di chip e quindi il funzionamento di buona parte della tecnologia che utilizziamo attualmente. Smartphone, data center, automobili, aerei e l’industria dell’intelligenza artificiale di cui Altman è uno dei rappresentanti statunitensi hanno infatti in comune l’uso di piastrine di silicio con circuiti integrati.

Secondo i dati del centro World Semiconductor Trade Statistics, il 30 per cento della domanda globale di chip riguarda dispositivi di comunicazione, seguita dai computer per il 26 per cento. Una buona fetta del mercato è poi rappresentata dall’industria e dalle auto. La ricerca di finanziamenti di OpenAI, che è in trattativa con stati mediorientali come gli Emirati Arabi Uniti, è funzionale a un nuovo progetto che sviluppi i chip utilizzati per addestrare e costruire i modelli di intelligenza artificiale nonché gli impianti necessari per fabbricarli. Secondo quanto riportato dal Financial Times, le mire dell’imprenditore statunitense hanno raggiunto lo sceicco Tahnoon bin Zayed al Nahyan, una delle figure più ricche e influenti di Abu Dhabi.

Quest’ultimo è a capo di G42, una società di intelligenza artificiale che ha stretto partnership con Microsoft e appunto con OpenAI. Nell’ultimo anno i chip sono diventati il prodotto più richiesto dalle aziende della Silicon Valley, nonché per tutte le aziende tecnologiche del mondo, conferendo a una manciata di importanti produttori un ruolo fondamentale nella corsa ad una possibile supremazia nel campo dell’intelligenza artificiale. Nvidia è una di queste, e ha una capitalizzazione di mercato di quasi 1.500 miliardi di dollari. In vista del nuovo aggiornamento previsto per il prodotto di punta di OpenAI, il celebre GPT-4, le trattative per un finanziamento tra i 5 e i 7mila di dollari – come riferisce il Wall Street Journal – renderebbero l’azienda meno dipendente da società come Nvidia.

Una somma molto alta, praticamente inimmaginabile, che attualmente non ha eguali nell’industria globale dei semiconduttori. L’affondo sul medioriente non esclude però il sud est asiatico, regione che ha in mano l’industria dei semiconduttori: Altman ha intavolato una discussione per una possibile partnership anche con il produttore di chip taiwanese Taiwan Semiconductor Manufacturing Co., che nella visione dell’imprenditore sarebbe l’attore principale a cui affidare la costruzione e la gestione degli impianti di fabbricazione dei chip. L’isola di Taiwan è da tempo al centro del mondo in questo mercato: il presidente cinese Xi Jinping vorrebbe riunificare l’isola alla Cina continentale anche per avere una posizione di vantaggio nel conglitto geopolitico per il dominio tecnologico su Europa e Stati Uniti.

Altman ha incontrato anche Masayoshi Son, amministratore delegato di SoftBank, holding finanziaria multinazionale con sede a Tokyo, e altri rappresentanti del settore. Le informazioni sull’iniziativa di Altman sono comunque ancora poche. Nel caso in cui dovesse diventare un progetto concreto, la capacità mondiale di costruzione di chip aumenterebbe e di conseguenza anche la capacità di alimentare l’intelligenza artificiale. È comunque ragionevole pensare che l’intento dell’imprenditore 38enne sia primariamente quello di risolvere i vincoli alla crescita dell’azienda, di cui si è spesso lamentato. Lo scorso novembre Sam Altman è stato al centro di uno scontro interno a OpenAI, che andava avanti da tempo ed è culminato nel suo licenziamento. All’origine di quest’ultimo, poi ritirato, ci sarebbero divergenze con il consiglio di amministrazione sulla visione con cui sviluppare l’intelligenza artificiale. Altman, insieme ad altri come il potente investitore statunitense Marc Andreessen, è infatti convinto che quest’ultima possa elevare l’umanità e salvare il mondo. Per far sì che ciò accada in tempi “brevi” e non si scontri con ostacoli di sorta, utopisti come Altman sono assolutamente contrari a normative o regolamentazioni nel settore.

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