Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha detto che Israele ha accettato di implementare pause di 4 ore ogni giorno nelle aree del nord di Gaza, con un annuncio sulla pausa che avverrà 3 ore prima.

 La concessione è un cedimento (minimo) alle pressioni americane ed europee, ed è arrivata nel giorno in cui un raid israeliano ha colpito il campo profughi di Jabalia – portando a 10.800 il bilancio dei morti a Gaza – e le forze armate di Tel Aviv hanno dichiarato di aver preso «una roccaforte di Hamas» a Gaza City. Il conflitto si è intensificato anche in Cisgiordania dove alcuni scontri hanno causato 15 morti a Jenin.

Intanto, a Doha si tratta per il rilascio di alcuni ostaggi mentre centinaia di migliaia di gazawi si spostano verso il sud della Striscia. Ma la guerra si è spostata anche sul lato della comunicazione. Il direttore dell'ufficio stampa del governo israeliano, Nitzan Chen, ha chiesto spiegazioni ai capi di Associated press, Reuters, Cnn e New York Times sui risultati del rapporto Honest Reporting che parla del coinvolgimento di fotografi negli eventi del 7 ottobre.

«Quattro fotografi che lavorano per questi network hanno documentato gli orrori perpetrati dai terroristi di Hamas filmando l’uccisione di civili, l’abuso di corpi e il rapimento di uomini e donne», ha affermato Chen. E il ministro Benny Gantz che fa parte del gabinetto di guerra, ha scritto su X: «Se sapevano non sono diversi dai terroristi».

Ap e Reuters hanno smentito di aver saputo in anticipo del massacro del 7 ottobre. Da parte sua, Ap ha sottolineato che «utilizza immagini scattate da freelance in tutto il mondo, inclusa Gaza». Stessa linea di Reuters che ha negato «categoricamente di essere a conoscenza dell'attacco o di aver mandato giornalisti “embedded” con Hamas il 7 ottobre».

Trattative per gli ostaggi

 A Doha c'è stato un trilaterale con funzionari del Qatar e capi dell'intelligence di Usa e Israele. Nell’agenda il dossier degli ostaggi, trattenuti nella Striscia di Gaza dal terribile attacco del 7 ottobre di Hamas in Israele.

Lo ha confermato alla Cnn una fonte diplomatica. All’incontro, ha spiegato la fonte, c’erano il capo della Cia, William Burns, e il numero uno del Mossad, David Barnea, che con i funzionari del Qatar hanno parlato di un piano proposto per arrivare al rilascio di 10-20 ostaggi civili (di cui la metà americani) in cambio di una pausa di tre giorni nei combattimenti e dell’arrivo di altri aiuti, oltre alla richiesta per Hamas di compilare e consegnare un elenco con i nomi degli ostaggi trattenuti a Gaza. Altri leader di Hamas si sono recati ieri al Cairo proprio per le mediazioni sui prigionieri.

La conferenza di Parigi

Il presidente francese Emmanuel Macron all’apertura della conferenza sugli aiuti umanitari a Gaza ha chiesto un cessate il fuoco. La conferenza di Parigi vuole raccogliere fondi per i palestinesi (si parla di 1,2 miliardi di dollari per le prime necessità) alla presenza del presidente Abu Mazen dell’autorità nazionale palestinese ma senza rappresentanti israeliani.  

«Oggi la situazione è grave e si degrada ogni giorno di più. È necessaria una pausa umanitaria molto rapida e lavorare a un cessate il fuoco», ha dichiarato Macron nel suo intervento. Nel voto all’Onu sulla mozione della Giordania che chiedeva il cessate il fuoco la Francia ha votato a favore, mentre Italia, Gran Bretagna e Germania si sono astenute e gli Stati Uniti hanno votato contro.

«Non può esserci un cessate il fuoco quando ancora Hamas continua a lanciare missili su Israele», ha detto invece il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Parigi dopo il summit, mettendo in luce le differenze tra i diversi paesi del G7, di cui l’Italia prenderà la presidenza il prossimo anno.

«I civili a Gaza, compresi bambini e donne, affrontano un incubo umanitario senza fine. Alcuni aiuti stanno cominciando ad arrivare ma è una goccia nell'oceano, i bisogni sono enormi. Dobbiamo intervenire», ha detto il segretario generale Onu Antonio Guterres in un videomessaggio a Parigi. Ieri la Giordania ha ricevuto 0,9 miliardi di dollari dalla Ue e 1,2 miliardi dal Fmi. Per ora la comunità internazionale sembra capace di fare solo appelli e di dare solo soldi. Troppo poco e troppo tardi.

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