- Sulla scena sudanese, a qualche giorno da una tornata elettorale interna molto delicata, piomba il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan.
- I cessate il fuoco in Sudan ormai si susseguono a ritmi sostenuti, ma ad ogni firma apposta da entrambe le fazioni in lotta, corrispondono sistematiche violazioni che stanno rendendo la situazione di giorno in giorno più drammatica.
- A rendere i colloqui zoppi, se non del tutto incapaci di procedere, contribuisce al momento anche la totale assenza delle forze civili, protagoniste della rivoluzione che aveva condotto alla cacciata del despota al Bashir nel 2019 e ora fondamentali sul campo nelle poche tregue che reggono.
Sulla scena sudanese, a qualche giorno da una tornata elettorale interna molto delicata, piomba il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan. Nella giornata del 9 maggio ha sentito al telefono al Burhan, capo dell’esercito e leader di una delle fazioni in lotta, a cui ha detto di essere pronto a ospitare colloqui di mediazione per il paese ormai arrivato a quasi un mese di conflitto. L’iniziativa arriva mentre proseguono a Gedda i colloqui tra delegati delle forze armate sudanesi e delle



